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Intervista a Stefano Lanciotti

Creato il 03 settembre 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

Intervista a Stefano Lanciotti sul suo romanzo Nemesis

(a cura di Michela Romeo)

Intervista a Stefano Lanciotti
Stefano Lanciotti è nato nel 1967 e già a dieci anni ha scritto la sua prima opera, un libro di fantascienza “edito” su un quaderno delle medie, di quelli a righe strette e larghe alternate. Pur coltivando la scrittura come passione, dopo il liceo scientifico ha scelto la facoltà di Ingegneria Elettronica.

Dalla laurea lavora nel campo dell’informatica e della sicurezza. Ha sempre amato lo sport e tuttora pratica la scherma a livelli agonistici con lusinghieri risultati.

Dopo il suo “capolavoro” di prima media ha scritto molto, ma solo nei primi anni del nuovo millennio ha ritenuto che il livello che aveva raggiunto fosse sufficiente per proporlo a un pubblico più vasto della sua famiglia. I due filoni narrativi che lo affascinano di più sono il thriller e il fantasy.

In questo secondo campo, ha pubblicato i romanzi “Ex tenebris”, “La principessa delle tenebre” e “La guerra del buio”, che concorrono a formare la trilogia di Nocturnia. Nel campo del thriller, invece, ha pubblicato i romanzi “Phonix” e “Nemesis”, tutti pubblicati da Rebel Yell.

1) Buongiorno Stefano, piacere di conoscerti! Come stai?

Benissimo, a parte il caldo..

 

2) Nemesis è un romanzo dalla trama complessa e intricata, piena di colpi di scena. Viene subito da chiedersi (e chiederti) quali siano le tue letture e se ci sono autori ai quali più di altri ti sei ispirato. Ti definiresti un lettore di genere o piuttosto un lettore onnivoro?

Non un lettore di genere, ma nemmeno propriamente onnivoro. Mi piacciono moltissimo i thriller e le spy story, ma sono un grande appassionato di fantasy. Diciamo che mi piace tutta quella che, un po’ riduttivamente, viene definita letteratura d’evasione.

 

3) Fin dalle prime pagine, risulta chiaro al lettore un meccanismo che è poi alla base di tutto il romanzo: quello del montaggio alternato. Al lettore spetta l’arduo compito – ma non per questo poco intrigante – di riunire le tessere per comporre il quadro finale. Ci si trova a dover agganciare i vari episodi come tanti anelli di una catena, per avere finalmente chiara la vicenda che si snoda pagina dopo pagina, con sapienti e rocamboleschi colpi di scena. Conosci il regista messicano Iñárritu – autore di film cult come Babel, 21 Grammi, Amores Perros – le cui storie, si potrebbe dire, acquistano ancora più interesse in virtù di quell’intreccio magnifico e incomprensibile per gran parte del film, ottenuto grazie a una tecnica di montaggio che avrebbe fatto invidia al grande Ėjzenštejn? Oppure, tanto per citarne qualcun altro, potrei menzionare il Christopher Nolan di Memento. Puoi dirci quali sono i tuoi registi preferiti e se ce ne sono alcuni che ti hanno fornito spunti per la stesura del tuo romanzo?

Come hai potuto notare la mia scrittura ha molte ispirazioni cinematografiche. Il ritmo e l’alternarsi delle vicende e dei protagonisti sono ispirati al grande schermo più che alla letteratura. Oltre ai registi che hai citato mi piace molto John Woo, che considero il padre del cinema d’azione moderno. Però, tornando alla scrittura, l’autore che più ha influenzato il mio modo di scrivere è Stephen King, che è stato il primo a utilizzare in modo estensivo ed efficace la tecnica dei molteplici punti di vista alternati.

4) Sono infiniti e dettagliatissimi i particolari tecnici che arricchiscono le pagine di Nemesis, contribuendo alla sua verosimiglianza. A partire dalle certosine spiegazioni circa la bio-nanotecnologia, le nano-macchine, i nano-virus, passando per le armi, e arrivando a tutta la serie minuziosissima dei software all’avanguardia usati dalla CIA, riconosciuti e violati dall’astuto Pete, e quelli di cui dispone l’avversario cinese per la messa a punto del programma “Oscurità completa”. Dove affondano le radici di questa tua approfondita conoscenza? Si tratta di passioni, particolari appresi da documentari, film, libri, oppure tutto proviene dai tuoi studi universitari in Ingegneria Elettronica?

Di certo la mia cultura universitaria mi porta a spaziare in ambiti che ben conosco (informatica e sicurezza) o che comunque sono in grado di comprendere. Quello che non so lo cerco su internet e lo studio, per tentare di capirlo e descriverlo. Ho una grande passione per la tecnologia e credo che per il lettore medio essa costituisca ancora qualcosa che ha un grande fascino. Penso ai film di James Bond o Mission Impossible, per esempio, dove essa è parte integrante dei personaggi. In qualunque caso cerco di seguire il consiglio che dava Stephen King nel suo libro “On writing” : parla di quello che conosci meglio.

5) Molti personaggi che vanno incontro alla morte nel tuo romanzo sono anche quelli che agiscono secondo etica professionale, coscienza e cuore. È il genere che lo impone, oppure si vuole quasi comunicare che, in un mondo privo di scrupoli, chi mantiene una condotta moralmente impeccabile è destinato a soccombere?

Domanda interessante. In realtà non voglio affatto dare messaggi eticamente equivoci. I personaggi di cui parli sono le “vittime inevitabili” in un conflitto che comunque è tra bene e male, che alla fine soccombe sempre. Quello che emerge, ma non dimentichiamoci che è pur sempre un romanzo di fantasia, è forse una filosofia del tipo: “à la guerre comme à la guerre”.

6) Il tuo romanzo ha un respiro internazionale: non pochi i riferimenti alla politica, alle sue trame e alle vicende recenti che hanno scosso il pianeta. Quanto segui la politica nazionale ed estera e quanto ritieni che sia importante conoscerla? Pensi inoltre che non si possa prescindere dalla sua conoscenza per un genere come la spy-story?

Seguo abbastanza la politica internazionale, perché ritengo che sia la storia nel momento in cui si svolge, così come la studieranno le generazioni future. È importantissimo conoscerla, perché una spy story è per forza basata su di essa. James Bond aveva come “nemici” i russi. Oggi i “nemici” degli Stati Uniti e dell’Occidente sono gli islamici e i cinesi.

7) In Nemesis molti personaggi fondamentali per gli snodi della storia non sono riusciti a farsi una famiglia (alcuni l’hanno perduta e si sono così dedicati quasi esclusivamente al lavoro). Credi che la famiglia sia da ostacolo al raggiungimento di una posizione lavorativa di un certo rilievo? Quale ruolo le attribuisci nella società attuale?

Altra interessantissima domanda. Io ho una famiglia che adoro, ma non ti nego che per starle vicino ho dovuto accettare molti compromessi nel mio lavoro, che ovviamente non è quello della spia, ma che per migliorare avrebbe richiesto comunque sacrifici che non ero disposto a fare. Mio padre, per esempio, ha avuto molto successo nel suo lavoro, ma mentirei se dicessi che è stato un genitore presente. Sia io che mia sorella ne abbiamo sofferto.

8) In Phönix, tuo precedente romanzo, si vorrebbe già in nuce parte della storia sviluppata in Nemesis. Potremmo definire il secondo una prosecuzione del primo? Quali sono stati la gestazione e i tempi di scrittura di Nemesis?

Assolutamente sì. Ho lasciato volutamente “aperto” il finale di Phönix proprio per fare di Nemesis una sorta di sequel. I protagonisti sono gli stessi e anche il nemico principale è lo stesso. Ovviamente si può leggere il secondo senza aver letto il primo, ma consiglio di leggerli in sequenza. La stessa cosa succede nel finale di Nemesis, che apre la strada al terzo episodio della serie, quello finale, che sto scrivendo e che si intitolerà Hydra. Ho scritto Nemesis in circa 6 mesi, verso la metà del 2010, poi per una serie di vicende, legate alla mancanza di un editore “decente”, è rimasto nel cassetto fino a dicembre scorso.

 

9) Potresti dirci qualcosa in merito al tuo editore e alle strade che ti hanno portato alla Rebel Yell?

Nel tempo ho avuto molte vicissitudini editoriali, che mi hanno portato a diffidare di piccoli editori “classici” e delle agenzie letterarie. Verso la metà dello scorso anno avevo deciso di autopubblicarmi e così ho iniziato a fare. Poi sono venuto in contatto con un gruppo di autori emergenti che orbitano attorno al blog www.scrittorindipendenti.com e ho aderito alla loro iniziativa, volta al lancio di una nuova realtà editoriale, dedicata alla sola pubblicazione di ebook, Rebel Yell, appunto. È una casa editrice piccola, ma non più di quelle che si trovano a dozzine in giro, che ti chiedono soldi per pubblicare e poi non ti distribuiscono neppure. Rinunciare a priori al mercato del cartaceo limita il numero dei lettori, ma dà un’autonomia enorme rispetto a distributori e rivenditori. E in futuro il mercato degli ebook non farà che crescere. Tanto per fare un piccolo esempio, Phönix aveva venduto 300 copie nella sua edizione cartacea. Nemesis ne ha vendute quasi 2000 in versione ebook e continua a venderne circa 200 al mese.

 

10) Che cosa fa Stefano Lanciotti nel suo tempo libero, oltre a scrivere, e quali sono i suoi progetti futuri?

Dedico quasi tutto il mio tempo libero a mia figlia di quattro anni, ma riesco a ritagliarmi uno spazio un paio di volte alla settimana per dedicarmi alla mia altra grande passione, cioè la scherma. Sono un discreto sciabolatore e ho recentemente vinto i campionati italiani over 40 di categoria. Per quanto riguarda i progetti futuri, come ti accennavo sto lavorando sul romanzo Hydra, che chiude le vicende iniziate con Phönix e Nemesis. Spero di poterlo pubblicare in autunno. Poi tornerò al mio altro amore, cioè il fantasy, per proseguire la Saga di “Nocturnia”, della quale ho pubblicato i primi tre romanzi.

 

11) Grazie mille per la disponibilità, buon lavoro e in bocca al lupo per tutto!

Grazie a te.


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