Magazine Cultura

Intervista a Toni Noar Augello, autore del ‘Mercante del freddo’

Creato il 06 marzo 2012 da Temperamente

toni noar augelloLo avevamo conosciuto mentre cercava di smettere, e invece eccolo qui con un altro libro, ma di tutt’altro genere. Dalla storia autobiografica e autoironica dell’esperienza rockettara con i ‘Malora’ a un racconto storico, ben più corposo, scritto con stile diversissimo, con personaggi che si muovono nei confusi tempi dell’Unità d’Italia (Il mercante del freddo, Il Castello, 372 pp., € 15,00)

Come mai hai deciso di cambiare totalmente argomento?

Ciao a tutti. Non sono stato io a cambiare argomento. È stato l’argomento a cercare me. Tempo addietro mi sono imbattuto casualmente in una serie di documenti storici risalenti al periodo unitario. Carta pergamena con su tanto di sigilli reali e ghirigori calligrafici che, in un italiano ingiallito, han preso ad evocare nella mia mente tempi e luoghi che furono, e che in un modo o nell’altro ci hanno condotto fin qui. Evocazioni che han preso a galoppare senza sosta. Vorrei veder voi con un intero reggimento di cavalleria che vi galoppa in testa! Scriverne è stato un puro gesto di liberazione.

Mastro Damù, nevaiolo che vive in simbiosi con la natura e che ne segue ansioso le evoluzioni, è l’emblema di una popolazione fatta di singoli che vengono travolti dalla Storia?

Il mercante del freddo commercia neve su un Gargano alle soglie dell’Unità d’Italia. Il periodo storico in questione è ricco di spunti e contraddizioni, non ancora raccontato per intero, al di là di ogni convenienza. L’attività di ricerca prima, e di scrittura poi, mi hanno senza dubbio stimolato ad approfondire uno dei momenti più importanti della nostra Storia, per capire quante e in quali misure le forze in campo hanno determinato il corso dei fatti. Ahimè, i ceti più umili (con una forte percentuale di analfabetismo, stimata oltre il 90%) sono puntualmente preda di suggestioni, ricatti e soprusi dei più forti. L’ignoranza, una fede che sfiora la superstizione, la miseria, rendono il popolo inerme, o manipolabile a seconda delle convenienze. Ma proprio per questo anche il singolo gesto di una sola persona può diventare atto eroico, che sopravvive al suo autore, trasformandosi, di bocca in bocca, in leggenda.

Il completo cambio di registro rispetto al libro precedente impone la domanda: credi che ogni materiale narrativo richieda uno stile diverso, che quasi lo imponga?

Non ho la presunzione necessaria per rispondere a questa domanda. Che i miei due libri siano cose estremamente diverse è un fatto. Evidentemente sono stati spinti da emozioni diverse. Emozioni che sentivo il bisogno di trasformare in ricordi, e che hanno preso corpo con colori, profumi, suoni propri.

I personaggi del Mercante del freddo crescono molto: soprattutto Nanni, che conosciamo come ragazzo e ci saluta da uomo: se dal periodo storico dipende la velocità con cui si matura, cosa ne pensi della velocità di crescita attuale dei giovani?

Generalizzare è sempre un rischio. Ed io non voglio commettere lo stesso grossolano errore che negli ultimi tempi stanno facendo in tanti, anche a livello istituzionale, scaricando bellamente colpe sulle spalle di chi – come i giovani – non ha ancora nemmeno avuto la possibilità di farsi carico di qualsivoglia responsabilità. Ogni giovane generazione ha le sue sfide da affrontare, le sue battaglie da combattere. E oggi non mi pare affatto che esistano sfide meno impegnative di altri contesti storici. “Chi di dovere” dovrebbe cercare nelle generazioni opportune le responsabilità delle difficili condizioni delle attuali giovani generazioni, etichettate come “mammone” e “sfigate”, quindi lente. Esistono migliaia di storie vere fatte di sacrifici, passione, strenua volontà, e di successi, oltre che di amare delusioni, che tanti giovani di oggi potrebbero mettere nero su bianco. Le etichette le lascio ha chi ha bisogno di alibi buoni per scaricare su altri le proprie responsabilità.

Si continua a parlare di Unità d’Italia e se ne è parlato molto lo scorso anno, in occasione del centocinquantesimo anniversario, ma la Storia non è molto conosciuta (pensa che la vincitrice del festival di Sanremo, parlando di suo nonno e delle Guerre Mondiali, ha detto che sono servite a unire l’Italia): credi che i romanzi possano servire a far appassionare alla Storia?

Oggi più che mai. E lo credo con particolare riferimento al periodo storico in cui si muovono i protagonisti del Mercante del freddo. Anche i romanzi possono fornire i giusti input per spingerci ad approfondire le nostre conoscenze storiche su di un periodo fondamentale della nostra Storia, di cui, tuttavia, non si è detto ancora tutto. E non mi riferisco solo ad alcuni degli argomenti più solidi delle teorie revisionistiche. La storia dei libri si è «imperniata sulla convenienza di un racconto aggiustato che non vede nel Risorgimento il conflitto interno, ma lo ricostruisce come semplice liberazione dallo straniero. Fu invece uno scontro di italiani fra idee diverse di Italia, unita e non unita, fra chi volesse conservare gli Stati preunitari, conservare o non conservare le monarchie, e chi voleva invece farne una repubblica», sostiene Mario Isnenghi, che afferma con convinzione che non si toglie niente al Risorgimento restituendogli la propria verità storica.

Grazie e alla prossima!

Grazie a voi…


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :