Moderno iconoclasta, attento osservatore di miti e rapporti umani, Umberto Cairoli propone uno sguardo intrigante, apparentemente patinato e ricco di suggestioni sul mondo che ci circonda. Muovendosi in ogni direzione gli permetta la macchina fotografica, crea tele che rappresentano i volti dell’umanità e dei suoi sentimenti, anche più reconditi.
Vedendo dei suoi lavori ho pensato di tornare, anche su queste pagine, a parlare di fotografia con un’intervista.
Alex Pietrogiacomi
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Lavoro infernale di Umberto Cairoli
Come nasce la tua passione per la fotografia?
Come un gioco all’età di 7 anni quando i miei genitori mi hanno regalato la mia prima macchina fotografica. Fotografavo qualunque cosa, quando viaggiavo cercavo di immortalare ogni istante tenendo sempre la macchina fotografica in mano: paesaggi, persone e istanti di vita quotidiana. Da allora non ho mai smesso di fare fotografie, che sono passate attraverso tre fasi distine: gioco, passione e passione/lavoro.
Cosa cerchi di trovare attraverso di essa?
L’emozione. Attraverso la fotografia cerco di emozionarmi. Grazie allo scatto prima e alla post-produzione dopo, cerco di suscitare ed esprimere dei sentimenti che mi appartengono che fanno parte del mio intimo. La cosa che più mi interessa e riconoscermi nello scatto che ho fatto. Infatti se riguardo le mie vecchie foto riesco a ricordare perfettamente che stato d’animo avevo in quel determinato periodo.
Cerco di creare un album dei ricordi delle mie emozioni.
Da dove arrivano le ispirazioni per i tuoi progetti?
Leggo e studio molto sia di arte che di attualità. Cerco di informarmi su tutto ciò che avviene nel campo della fotografia e della pittura andando spesso a mostre o galleria d’arte in Italia e in Europa. Mi piace molto viaggiare per scoprire nuove culture e modi diversi di osservare la stessa cosa. Cerco nuovi spunti anche attraverso il web. Oggi per fortuna gli stimoli non mancano. In una città come Milano, ogni angolo è uno stimolo e un’opportunità di ispirazione.
Quanto è difficile trovare la propria strada oggi, in un momento in cui chiunque può prendere una reflex e dirsi “fotografo”?
Tra scattare una fotografia ed essere un fotografo c’è molta differenza. Per diventare fotografo bisogna studiare molto il passato, informarsi sul presente e interrogarsi sul futuro. Non è difficile trovare la propria strada perché se una persona è un vero artista sarà in primis il pubblico ad accorgersene al contrario di un foto-amatore che rimarrà anonimo. Un Fotografo ogni giorni cerca di ricevere nuovi stimoli e di migliorare la propria tecnica, è un lungo percorso, che da grandi soddisfazioni.
Prostituzione sociale di Umberto Cairoli
Quali sono le difficoltà del tuo lavoro?
Nel mio lavoro non ci sono difficoltà, ma solo possibilità di migliorarsi. Un cliente molto esigente stimola la precisione al dettaglio, budget minori stimolano la capacità di ricercare migliori servizi, richieste surreali aiutano a trovare soluzioni e tecniche di post-produzione al limite del possibile e così via. Ho un approccio molto positivo negli eventi lavorativi e nelle situazioni di vita quotidiana.
Chi ritieni un tuoi ispiratore?
Un pittore che ha influenzato molto il mio percorso è stato Salvador Dalì. Qualche anno fa sono andato alla sua mostra a Palazzo Reale a Milano ed è stato amore a prima vista. Da subito ne ho amato il simbolismo e la capacità di esprimere l’inconscio attraverso un’opera d’arte. Nella fotografia ho sempre apprezzato artisti nella quale venisse fatto un ampio uso della post-produzione come David Lachapelle ed Erwin Olaf. Inoltre ammiro altri artisti Pop Surrealisti come Mark Ryden, Ray Caesar e Tim Walker.
Cosa pensi che definisca un buon fotografo? Quali qualità e attitudini?
Un Fotografo è una persona che ha in mano un grande potere. La possibilità di emozionare se stesso e gli altri. La sensibilità penso che sia una caratteristica fondamentale per creare delle ottime fotografie, insieme ad un buono sguardo ed un elevato senso estetico. Penso che queste tre abilità debbano essere innate in un fotografo ma per diventare un buon Fotografo devono essere stimolate, accresciute e perfezionate ogni giorni.
Osservare un tuo scatto è…
… è come guardare attraverso la serratura di una porta nelle mie emozioni private. Scoprire il mio gusto e cosa ho provato in quel preciso istante della mia vita. Vedere un mio scatto non mi definisce, ma rappresenta quell’emozione temporanea, descritta con una fotografia.
Denaro di Umberto Cairoli