Intervista ad Adriana Assini

Creato il 22 maggio 2014 da Francescarossi
La grande Adriana Assini, una delle mie autrici preferite, ha accettato di farsi intervistare da me sul suo libro “Un Sorso di Arsenico”, edito da Scrittura & Scritture e di cui ho parlato pochi giorni fa (trovate la recensione e i dati del libro qui). Grazie Adriana e grazie a tutto lo staff di Scrittura & Scritture! Godetevi l’intervista, perché ci sono molti spunti di riflessione e buona lettura! 

Per gentile concessione di Scrittura & Scritture

1) Come è nata l’ispirazione per scrivere un romanzo dedicato a Giulia Tofana? Perché hai scelto proprio lei? 
Giulia Tofana era la risposta a una definizione di un cruciverba estivo. Questo, il nostro primo incontro, a cui ne sono poi seguiti altri in biblioteca, dove ho potuto saperne un po' di più sul suo conto. Quando ho scoperto che vendeva il micidiale veleno di sua invenzione soltanto alle donne intenzionate a liberarsi di mariti violenti e ingombranti, ho deciso che sarebbe stata la protagonista del mio prossimo romanzo. 
2) Oltre che scrittrice sei anche una famosa acquerellista. Il processo creativo che ti spinge a inventare storie e a dipingere è lo stesso o diverge, visto che si tratta di due differenti linguaggi artistici? 
Le storie si raccontano in tanti modi. Io lo faccio sia con la penna che con il pennello. I miei romanzi sono storici o a sfondo storico, quindi - pur con tutte le libertà concesse ai narratori - attingono dal "vero". Quando invece dipingo, mi affido a un mondo popolato di riferimenti, evocazioni, figure legate alle fiabe, al mito, ai sogni e alle leggende. 
3) Ritieni che il personaggio di Giulia sia “non etichettabile”, come l’ho definita nella recensione, oppure credi possa essere un’antieroina? 
Non so chi fosse veramente Giulia Tofana. Quella che è uscita dalla mia penna sfugge alle facili classificazioni. In qualunque "casella" la si voglia ingabbiare, lei ci sta stretta. A mio avviso, proprio le sue contraddizioni sono la sua forza; l'ossimoro è la sua sostanza. Gesti, decisioni, affermazioni di Giulia non suggeriscono forse un'ingiusta coerenza, un "dilettoso male", taciti tumulti? 
4) Manfredi e Nicodemo sono due facce della stessa medaglia, opposti in tutto, persino innamorati in maniera “diversa” di Giulia. Come li definiresti? Ne preferisci uno? E’ stato difficile caratterizzarli? 
Con Manfredi, ricco e nobile, ho voluto tratteggiare il profilo di un giovane non ancora corrotto dal potere e dal denaro, reso più accorto e sensibile - rispetto alla media degli uomini del suo tempo e del suo ceto - da alcune pietre d'inciampo piovute all'improvviso sul suo cammino costellato di privilegi. Manfredi insegue una felicità incompatibile con le circostanze e ne subisce suo malgrado le conseguenze, oscillando tra la voglia di rompere gli schemi, abbandonandosi ai suoi sentimenti per Giulia, e la necessità di conservare l'approvazione sociale di quelli del suo rango. In Nicodemo, dalla natura sottilmente inquieta e dissonante, l'assenza di scrupolo e certe vistose licenze morali sono spesso bilanciate da ragionamenti non banali, che invitano a frequentare più la precarietà del dubbio che le certezze assolute. Più congeniale a una creatura come Giulia, non ne ha però né la stessa ruvida fermezza, né lo stesso nero coraggio. E nemmeno sa andare - come lei - fino al fondo delle cose e di se stesso. Mi piacciono entrambi, Manfredi e Nicodemo, perché le loro personalità offrono sfaccettature diverse, capaci di suscitare riflessioni differenti, ma ugualmente interessanti. Nessuna difficoltà nel caratterizzarli. Era come se stessero aspettando di uscire dalla mia penna. Così come è stato con Giulia, che mi pareva di conoscere da sempre. 
5) Credi che il lettore possa identificarsi con i protagonisti, almeno in parte? E’ importante, per te, che esista questa sorta di empatia tra il lettore e il personaggio? 

Foto tratta dal sito di Scrittura & Scritture

Identificarsi con Nicodemo? Chissà! Di sicuro ci sono religiosi disposti a interpretare a modo loro la fede e gli obblighi che gli derivano dall'abito talare. Immagino che tra questi qualcuno, nel segreto della propria coscienza, potrebbe perfettamente ritrovarsi nelle ambiguità del frate siciliano. Identificazione ancora più facile per il personaggio di Manfredi: la contrapposizione su ciò che lui brama e ciò che gli conviene non conosce limiti geografici né temporali. Per Giulia, farei un discorso a parte. Troppo sui generis per immedesimarsi a cuor leggero in lei. Ciò che posso testimoniare è che ispira molta simpatia (tra le donne). Lo riscontro attraverso l'entusiasmo dimostrato da giovani e meno giovani ogni volta che presento "Un sorso di arsenico"... 
6) Cos’è per te la libertà? 
Poter esprimere le mie opinioni e vivere secondo i miei principi senza il timore di venire censurata, perseguitata, repressa.
7) Come ti sei documentata per ricreare il personaggio di Giulia e gli ambienti del tempo?
Come per qualsiasi altro romanzo storico o a sfondo storico, ho frequentato biblioteche, acquistato e consultato vari testi... 
8) Sia la tua protagonista che frate Nicodemo sono in continuo, benché precario, equilibrio tra bene e male, obbedienza e indipendenza. Io stessa non li definisco né “buoni” né “cattivi” in assoluto, nonostante le evidenti malefatte. Qual è la tua opinione in proposito? 
Li ho pensati entrambi (ma soprattutto Giulia) come personaggi difficilmente inquadrabili nelle rigide caselle del bene e del male. Le sfumature contano, anche se a volte confondono, soprattutto se si cercano definizioni certe e classificazioni "rassicuranti". 
9) C’è un consiglio che vorresti dare agli autori esordienti? 
Consigli ovvi, però mai passati di moda: leggere tanto, scrivere tutti i giorni, non innamorarsi perdutamente di tutto quello che esce dalla propria penna. La severità con se stessi aiuta a fare progressi; l'indulgenza, molto meno. 
10) Qual è il tuo rapporto con i social network? 
Saggezza e spirito pratico suggeriscono la necessità di adeguarsi ai cambiamenti, in caso contrario, si rischia di restare indietro. Con questa consapevolezza, sto timidamente tentanto di superare le resistenze verso i social network, dettate da una predilezione per la privatezza e le forme di comunicazione tradizionali (amo scrivere lettere, mi piace parlare al telefono fisso). Riconosco, tuttavia, la straordinarietà di certi "diabolici strumenti" come fb, capaci - in pochi secondi - di metterci in comunicazione con un ampio numero di persone in tutto il pianeta. Un servizio di rete sociale, dunque, che è anche una conquista sul piano democratico, poiché consente una diffusione immediata delle idee e dei fatti senza filtri e mediazioni. Per stare alla materia di comune interesse, credo che questo genere di reti sia molto utile per dare maggiore visibilità ai piccoli e ai medi editori, normalmente schiacciati dalla concorrenza dei "grandi", e di conseguenza ai loro autori, altrimenti relegati nella penombra. 
11) Un’ultima domanda un po’ più indiscreta: posso chiederti a cosa stai lavorando in questo momento? 
Sto "limando" una storia del medioevo italiano. Protagonista una donna realmente esistita. Tutto il resto...è una sorpresa.

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