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Intervista ad Alessandro Gallo

Creato il 18 aprile 2014 da Temperamente

A. GalloQuest’oggi facciamo due chiacchiere con un ragazzo che non si dà pace. Alcuni di voi lo conoscono già perché abbiamo avuto modo di recensire il suo primo romanzo Scimmie, intervistarlo una prima volta qui, abbiamo letto per voi l’ultimo romanzo Non diamoci pace - scritto a quattro mani con Giulia Di Girolamo -. Insomma, parliamo di e con Alessandro Gallo.

 1) Che carico emotivo ha comportato raccogliere le storie di Non diamoci pace?

Non ci sono parole per descrivere la rabbia che abbiamo provato nell’ascoltare le testimonianze che abbiamo raccolto, nel vedere di persona le violenze che le mafie producono su tutto il territorio emiliano-romagnolo. Non è stato facile per noi percorrere questo viaggio lungo tutta la Via Emilia, spesso ci siamo chiesti se ne valeva davvero la pena ma ogni qual volta stavamo cedendo alle nostre paure, alle nostre preoccupazioni, l’idea di non essere soli, di avere avuto sempre al nostro fianco i ragazzi di No Name, Cortocircuito, Gruppo Pio La Torre, Gruppo dello Zuccherificio non ci ha mai fatto mollare la presa. 

2) Qual è stato l’aspetto più toccante (o pesante) della realizzazione di questo libro?

La continua indifferenza del problema mafie da parte del cittadino. La scarsa informazione della maggior parte dei cittadini emiliano-romagnoli nel ripeterci, quasi come una preghiera, che le mafie sono solo una questione meridionale.

3) Quanto è importante il lavoro di squadra?

Fondamentale. Forse senza una squadra come la nostra non avremmo mai potuto scrivere questo libro.

4) In che modo possiamo contribuire a costruire una società onesta? E, in particolare, la letteratura cosa può offrire?

Il vero ossigeno per le organizzazioni criminali sono i continui comportamenti mafiosi che gli italiani quotidianamente scimmiottano. La questione è culturale e va affrontata con l’educazione alla legalità, meno marce, meno eventi di facciata, diamo un valore intellettuale a questa lotta. Portiamo l’antimafia nelle scuole, che diventi una materia nella quale la letteratura, come il teatro, il giornalismo e la musica, diventino strumenti fondamentali per formare nuove coscienze civiche. Lavoriamo su una società civile dove ci sono meno professionisti antimafia ma più professioni che possono contribuire a fare antimafia.

5) Nel romanzo Scimmie emergeva la figura di un giornalista ispirata a Giancarlo Siani. In Non diamoci pace l’ultimo capitolo è dedicato al “giornalista-giornalista” Giovanni Tizian. Cosa chiedi ai giornalisti?

Di investire il loro inchiostro nel raccontare i fatti e non smettere mai di farci leggere le loro opinioni. Desideriamo leggere meno bollettini copia e incolla e più inchieste. Vorremmo un giornalismo etico che incuriosisca e svegli il lettore al contrario di annoiarlo con la solita, scontata e banale, cronaca del quotidiano.

Grazie Alessandro, per la disponibilità e l’energia che riesci a trasmettere e buon proseguimento!


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