Quali meccanismi scattano nel nostro cervello quando siamo nella fase del sonno? Cosa accade quando una persona sogna? Queste sono solo alcune delle domande che i lettori di Rebus, il romanzo di Andrea Corona, potrebbero porsi. Visto che l’essere umano passa un terzo della propria vita a dormire, scoprire cosa si nasconde dietro la storia del sonno è affascinante. Mistero, realtà e fantasia si alterneranno con il giusto equilibrio tra le pagine.
Giona, il protagonista del romanzo, è un assicuratore la cui vita è determinata da appuntamenti. Alcune visioni lo porteranno ad una sorta di esplorazione della propria interiorità.
L’autore è nato a Napoli nel 1982. Laureato in Filosofia, lavora in campo editoriale. È autore di un saggio di semiotica, “Giochi ringhistici” (2009), vincitore della XXVIII Edizione del Premio Internazionale “Nuove Lettere” (categoria “Saggi editi”), e di un saggio sulla neurofilosofia, “Neuro dunque sono” (2013). È inoltre autore di numerosi saggi brevi di argomento filosofico e letterario apparsi in antologie e su riviste nazionali e internazionali come “DeComporre”, “Filosofi per caso”, “Il guastatore”, “Informaciòn Filosòfica”, “Lab/Or”, “Mosse di seppia”, “Rivista Milena”.
Rebus, il tuo nuovo romanzo, affronta degli aspetti molto particolari, come la perdita di coscienza durante il sonno. Ci racconti come nasce questo libro e cosa caratterizza il protagonista?
Con piacere. Rebus parla, in sostanza, delle avventure di Giona, un soggetto che si trova (suo malgrado?) a dover fare i conti con la propria interiorità. Giona non si trova solo alle prese coi suoi sogni, ma anche con le sue fantasie; con fantasie inconsce mascherate da incubi atroci, con sentimenti rimossi, e con i suoi ricordi – ricordi “di copertura”, falsi ricordi, ricordi cumulativi, ricordi costruiti, eccetera. Tuttavia, in questa selva di materiale psicologico e mentale, ho cercato soprattutto – e lo tengo a precisare – di narrare una storia che fosse innanzitutto avvincente. Avventura, eros, mistero sono infatti gli ingredienti predominanti dell’opera (e, stando a quanto dicono i miei lettori, pare che il libro si lasci leggere con piacere e tutto d’un fiato, prima di essere ripreso in mano per una seconda o anche una terza lettura). Circa la filosofia, la psicologia del profondo e la spiritualità, posso dire che il mio interesse per queste discipline è certamente presente nel sottotesto, ma non viene mai sovraesposto nella narrazione vera e propria. Da un punto di vista meramente letterario, infatti, c’è da dire che in Rebus sono presenti molteplici suggestioni e atmosfere, che vanno dal fantastico all’horror al fantascientifico; ma si tratta anche qui di suggestioni velate e mai propriamente riconoscibili come canoniche o palesemente “di genere”. Quanto alla genesi dell’opera, non vorrei rivelare troppi indizi, ma di certo il “perturbante” freudiano, il senso di colpa e la volontà di malattia sono alcune delle tematiche che mi hanno offerto lo spunto per una storia, per una piccola epopea interiore, come quella narrata in Rebus.
La copertina del libro interpreta decisamente bene il contenuto del romanzo, ci dai qualche cenno dell’opera scelta? Chi è l’artista che l’ha realizzata?
Sono molto felice di rispondere a questa domanda, perché mi consenti di parlare di una persona e un’artista da me stimatissima. L’immagine di copertina è tratta dall’opera “Incubo”, del 2009, realizzata dell’artista napoletana Chiara Coccorese, che ringrazio. Particolarmente attratta a sua volta dall’inconscio, dalla psicologia del profondo e dalla spiritualità, Coccorese si avvale, per la creazione dei suoi lavori prevalentemente surreali, di un’abile combinazione di pittura, scenografia, fotografia e grafica che personalmente ho sempre apprezzato molto. Ho ritenuto che quello raffigurato in “Incubo” fosse un soggetto semplicemente perfetto per il mio romanzo, in quanto evocativo e, appunto, “perturbante”. Inoltre, le copertine della collana dei Tascabili di Milena Edizioni, cui Rebus rientra, raffigurano solitamente opere d’arte, sculture o dipinti. Per cui, insomma, la copertina del mio romanzo non poteva essere migliore.
L´Autore Andrea Corona
Cosa rappresenta il sogno nella vita di Andrea Corona?
Questa domanda mi “costringe” a rivelare alcune esperienze molto personali. Secondo alcuni autori spirituali con i quali ho avuto il piacere di confrontarmi, pare infatti che talvolta abbia sperimentato, in sogno, quel fenomeno che nello “Rdsogs ch’en” viene qualificato come “esperienza del Rigpa”. Mi spiego: i sogni possono talvolta incarnare una consapevolezza e una saggezza tali da travalicare i limiti del sogno stesso, giacché in questi casi non si tratta “solo di un sogno”, ma di una esperienza di vita a tutti gli effetti. In questi casi il sognatore, al risveglio, sente d’aver compiuto un passaggio biografico decisivo e che l’esperienza appena compiuta non è in realtà davvero “compiuta”, finita; che non si tratta cioè – come solitamente avviene – di una falsa consapevolezza di sogno destinata a svanire con le attività vigili, con le attività della veglia.
Jorge Louis Borges scrisse: “La veglia è un altro sogno che sogna di non sognare”, una tua riflessione.
Controbatto con una frase di Franz Kafka, che annotò: “D’altro canto sarebbe sciocco ribellarsi, il sonno è l’essere più innocente che ci sia e l’uomo insonne il più colpevole”.
Quale “rebus” sei riuscito facilmente a risolvere nel tuo percorso d’autore?
Questa domanda è molto interessante, perché il mio percorso di scrittura è partito dalla saggistica ma, attraverso la professione di editor, si è spostata progressivamente verso la narrativa. Revisionando quotidianamente romanzi e racconti altrui, e riscrivendo talvolta intere pagine di mio pugno, ho imparato a non avere soggezione dinanzi alla narrativa, a non temerla. Ho così iniziato a scrivere racconti e anche a vincere alcuni concorsi, premiati con la pubblicazione su rivista o in antologia. La mia prima esperienza di autore con la Milena Edizioni è avvenuta, a tal proposito, proprio in occasione della pubblicazione dell’antologia “C’erano una volta Undici Natali”, volume contenente due miei racconti, un giallo e un distopico.