Aniello Troiano: Ciao Angelo, benvenuto su Fralerighe! Spero che la rivista sia di tuo gradimento…
Angelo Petrella: Molto. E grazie per l’invito a esser qui.
AT: Per prima cosa, ti chiedo di presentarti brevemente ai nostri lettori. Chi sei, che fai, cosa hai fatto…
AP: Angelo Petrella, scrittore. Ho pubblicato quattro romanzi, alcuni dei quali trasportati variamente a teatro e tradotti anche in Francia e Germania. Scrivo per il cinema e la tv, ho pubblicato poesie e saggi di carattere scientifico su riviste e antologie, sono laureato in Lettere Moderne e Dottore in Letteratura Italiana. E, cosa più importante, sono momentaneamente in cerca di occupazione per questioni di sopravvivenza.
AT: Quali sono le tue influenze letterarie (ma non solo: anche cinematografiche e di altre forme d’arte, se ci sono)? Il tuo autore preferito?
AP: E’ difficile dirlo, ogni periodo ha le sue. Quando scrivevo La città perfetta avevo in mente il rap italiano, i 99 Posse, gli Assalti Frontali e leggevo assiduamente James Ellroy, mio autore preferito in assoluto (accanto a Bret Easton Ellis, Irvine Welsh, Robert Littel e Nanni Balestrini). Per Le api randage sono andato un po’ più dietro… direi l’Oliver Stone di Wall Street (1987) e soprattutto Eschilo, citati per altro in epigrafe.
AT: Le api randage: un romanzo poderoso. Quanto tempo ci hai messo per scriverlo? Quando e da cosa è nata l’idea per questo romanzo?
AP: Volevo scrivere un romanzo sulle difficoltà dei rapporti tra padri e figli, direi quasi tragiche. Su quelle che vedo, su quelle che ho vissuto, soprattutto. Ho impiegato circa nove mesi per scalettare il romanzo, e un altro anno e mezzo per scriverlo. E’ stato il lavoro più intenso che abbia mai fatto, in tutti i sensi.AT: Alcuni personaggi minori sono figure pubbliche della nostra storia recente. Alcuni hanno nomi corrispondenti alla realtà, altri no, ma ricordano in modo nitido personaggi reali. A cosa è dovuta questa scelta?
AP: La Storia è fatta di tante storie: ma per essere raccontata necessita di demoni, ossessioni, ambizioni. In una parola, di personaggi “tipici” che se ne facciano portatori: per questo i miei vari Raul, Matteo, Manuel e Messina convivono con i grandi della Storia. Essi stessi ne fanno parte, ma in quanto personaggi di finzione, vivono accanto a noi. Tramite loro capiamo come ragionano gli dèi.
AT: C’è qualche personaggio che è, per la maggior parte, basato su di te, sulle tue caratteristiche?
AP: Tutti… e nessuno.
AT: Un personaggio de “Le api randage” che hai amato, uno che hai odiato e uno per cui hai avuto pena.
AP: Tutto cambia tra la seconda e la prima parte, e i ruoli si ribaltano. Così come i miei sentimenti per i miei personaggi. Messina è furbo, Raul e Matteo sono presi dalle loro ossessioni. Diciamo che Manuel è quello più simile a me, e mi ingenera compassione.
AT: Stessa domanda, per tre personaggi non tuoi, e possibilmente di dominio pubblico (esempio: Robin Hood, Cenerentola e Gatto Silvestro).
AP: Amo Stephen King. Detesto Augusto Pinochet. Provo pena (mista ad amore) per Joseph K.
AT: Raccontare Napoli e l’Italia attraverso Tangentopoli, e non attraverso i giorni nostri. Perché? Tu che ricordi hai di quel periodo storico?
AP: Ricordo che alcuni dei miei compagni di scuola non venivano a scuola per giorni. Poi i loro cognomi apparivano sui giornali. Tangentopoli è il momento in cui la storia della nostra nazione si è fermata, si è bloccata e da allora non riesce più a progredire.
AT: Hai studiato lettere e hai lavorato in ambito accademico. Cosa ne pensi del rapporto tra l’accademia e la cultura, la letteratura, vive e pulsanti frutto dei nostri giorni? Pensi che ci sia un rapporto, o che l’accademia sia chiusa nell’autocompiacimento polveroso di sé e dei propri punti fermi?
AP: Penso che ci siano molte intelligenze frustrate in ambito accademico. Penso che ci sia assoluta incomunicabilità tra l’accademia e il mondo letterario contemporaneo. Ma, cosa ancora più grave, penso che i critici e anche molti degli scrittori vivano in circoli chiusi e abbiano paura di qualsiasi novità.
AT: Un classico che hai odiato e un classico che hai amato.
AP: Difficile odiare i classici… Diciamo che I fratelli Karamazov per me è IL classico. E che l’Ulisse andrebbe letto non in traduzione.
AT: Stesso per dei film “classici” o must che dir si voglia.
AP: Quelli che rivedo più spesso e ritengo imprescindibili: Citizen Kane di Orson Welles, L’angelo sterminatore di Luis Bunuel e The departed di Martin Scorsese.
AT: Secondo te, il panorama letterario/narrativo dei nostri giorni, com’è? In cosa è forte e in cosa è debole?
AP: Ci sono così tanti buoni scrittori e così tanti cattivi scrittori che è difficile tracciare un profilo o sintetizzare. Secondo me molti libri spacciati per commerciali sono in realtà ottima letteratura: e tanti autori già canonizzati invece non valgono granché.
AT: Propositi letterari per il 2013?
AP: Iniziare un nuovo romanzo. E sceglierne una, tra le tante idee che ho…
AT: Ti ringrazio per averci concesso quest’intervista. Buone cose a te e al tuo romanzo. Ciao!
AP: Grazie a te per avermi dedicato del tempo. E buona lettura de Le api randage a tutti!
Angelo Petrella e Aniello Troiano