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Intervista ad Antonio Dario Fiorini di "Svirgolettate"

Creato il 30 maggio 2014 da Artesplorando @artesplorando
Intervista ad Antonio Dario Fiorini di Nuova puntata di "c'è arte nella blogosfera". Oggi intervistiamo Antonio Dario Fiorini, blogger ideatore di "Svirgolettate".Antonio Dario, vorrei che per cominciare ti presentassi: chi sei, quali studi fai o hai fatto, quando e perché hai iniziato a scrivere il blog, e qual è lo scopo, la missione, il fine che ti sei prefissato diventando blogger.
Mi chiamo Antonio Dario Fiorini, ho 29 anni, sono fieramente pugliese – di Canosa di Puglia, nel nord barese – e mi sono laureato prima a Bari in Scienze dei Beni Culturali, poi a Roma (Tre) in Storia dell’Arte. Un ambito, quello della storia dell’arte, che mi ha appassionato sin dal liceo, poiché effettivamente questa ti permette di poter esplorare e concederti ad ogni tipo di esperienza e sensazione, dal piacere estetico dell’arte rinascimentale alla destabilizzazione del concetto dell’arte contemporanea, passando per la morbosità dell’erotismo e dell’invalicabile, tipico dell’arte di questi ultimi anni di forte apertura mentale. È proprio dall’esigenza di raccontare le mie sensazioni, i miei punti di vista, ma altresì di disciplinare i profani in materia che, spesso vivono passivamente l’arte senza guardare oltre, senza accorgersi di quanto possa essere ammaliante e coinvolgente se presa dal verso giusto, che nasce il mio blog Svirgolettate. Un blog che spazia dall’arte al cinema, dall’attualità al turismo, coniugando la mia voglia di educare il prossimo all’arte, al mio desiderio di trasmettere, laddove possibile, qualcosa di me.
Qual è il tuo rapporto, il tuo approccio con il luogo per eccellenza che custodisce le opere d'arte, cioè il museo: sei più da "turistodromo" o preferisci piccoli musei poco frequentati e quale ti sentiresti di consigliare ai lettori di Art'esplorando.
Ogni museo ha il suo fascino, per cui sarei imbarazzato a fare una scelta di settore, perché per quanto i musei più rinomati e conosciuti siano pieni di visitatori e probabilmente meno indicativi per una contemplazione ad hoc dell’opera d’arte, comunque detengono capisaldi della Storia dell’Arte mondiale di tutti i tempi: come si potrebbe andare a Parigi e non visitare il Louvre, o andare a Londra e non visitare la National Gallery? Ciò nonostante onestamente ammetto che adoro visitare le piccole realtà locali, quei musei spesso dimenticati ma che, comunque, hanno valore storico e formativo: in virtù di questo, spesso mi sono meravigliato nel constatare di essere stato in più occasioni l’unico visitatore di questo o quel museo, e sto parlando di realtà del calibro del Museo Nazionale Preistorico Etnografico Pigorini o del Museo dell’Emigrazione; entrambi a Roma, entrambi detentori di pezzi di storia del nostro Paese.Se dovessi consigliare un museo agli amici di Art’esplorando, beh, probabilmente rimarrei nella capitale e consiglierei il Museo di Arte Antica a Palazzo Barberini, in pieno centro: un museo dai prezzi modici, che permette di poter godere a pieno dell’arte italiana dalle pale del ‘200 alle opere degli ultimi secoli; un museo che ti lascia senza fiato davanti ai suoi Raffaello, Giulio Romano, Caravaggio e chi più ne ha più ne metta! Però senza muoversi dalla propria regione, solitamente in quasi tutte sono riscontrabili pinacoteche o un musei regionali/provinciali, che sono validissime realtà da riscoprire, soprattutto in un periodo come l’attuale, in cui si tende ad elogiare l’assetto museale degli altri Paesi, piuttosto che il nostro: una fra tutte, la Pinacoteca Provinciale di Bari, che detiene opere di Tintoretto, Veronese o Paris Bordon, ma che ciò nonostante è sconosciuta alla maggior parte dei suoi cittadini.
Che rapporto hai con le mostre? oggi spesso diventano eventi mediatici molto pubblicizzati, ma alla fine di poca sostanza. Quali sono le mostre che preferisci e se vuoi fai un esempio di una in particolare che ti ha colpito.
Il tasto delle mostre è davvero molto delicato. Dico questo perché oggi come oggi, l’arte è diventata un investimento così produttivo, che si tende a creare mostre, molto spesso dal carattere improponibile; a tal punto ammetto che la mostra su Pollock e Michelangelo “La figura della furia” a Palazzo Vecchio a Firenze, mi lascia un po’ perplesso, a maggior ragione dopo la notizia diffusa per cui, tale mostra, sia stata curata da Francesca Campana Camparini, estranea per formazione al mondo dell’arte, ma futura moglie di Marco Cerrai, braccio destro di Renzi. Però laddove dietro c’è un buon lavoro, alcune mostre riescono a rendere bene qual è la complessità del pensiero artistico di un esponente o di una corrente. Proprio in questi ultimi anni ho trovato molto interessanti la mostra de’ “Il Guggenheim. L’Avanguardia americana 1945 – 1980”, che si è tenuta nel 2012 al Palazzo delle Esposizioni a Roma, e la mostra su Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti, che ho ammirato a Milano l’anno scorso, nel Palazzo Reale e che si è poi trasferita a Palazzo Cipolla a Roma, dove è stata attiva sino a qualche giorno fa. Invece una retrospettiva che mi ha lasciato l’amaro in bocca è stata quella su Luciano Fabro al GAMeC di  Bergamo: ho apprezzato le dispense in regalo, ma ho trovato l’allestimento molto sciapo ed eccessivamente minimalista. 
Se fossi il ministro dei Beni Culturali e il Presidente del Consiglio ti desse carta bianca, quale sarebbe il tuo primo provvedimento?
Se diventassi il Ministro dei Beni Culturali beh, probabilmente studierei un modo per poter avviare al mondo del lavoro i migliaia di universitari formati nell’ambito, costretti purtroppo all’inattività. Cosa che non dovrebbe risultare neanche poi così difficile se ragionassimo sul fatto che probabilmente l’unica materia su cui l’Italia dovrebbe investire prima che su tutto il resto, sia proprio la sua Arte. Ragionavo su quanto si diceva in tv qualche giorno fa a proposito di Pompei in decadenza: al British Museum con pochi reperti ed un video documentario eccezionale, si è tirata su una mostra di proporzioni gigantesche “Life and death in Pompeii and Herculaneum”; noi al contrario, non troviamo i fondi per risollevare musei, gallerie, monumenti in decadenza, (ma troviamo i fondi per gli F35 o per le spropositate sovvenzioni ai partiti). Se fossi Ministro dei Beni Culturali farei questo; troverei il modo di risollevare l’assetto museale del paese attraverso nuovi posti di lavoro e nuovi riordinamenti in materia, al fine di riattivare un turismo per molti versi purtroppo latente e, quindi, riavviare attivamente l’economia: una sorta di riproposizione del New Deal rooseveltiano, ma in chiave storico artistica – turistica, in territorio italiano.
Cosa proporresti di leggere a una persona che si avvicini per la prima volta alla storia dell'arte? un testo scolastico, un saggio, una monografia...
Beh ecco, io per primo tento di scrivere le mie svirgolettate in un modo tale che, chi non fosse habitué delle letture ad indirizzo artistico, non faccia fatica ad arrivare sino alla fine; per cui mi rendo conto che non potrei mai proporre un volume del calibro de’ Le Vite del Vasari, scritto più di 500 anni fa in un italiano ancora in evoluzione (cosa che invece proporrei assolutamente a chi vuole approcciare in maniera più intensa all’arte).Sembrerà strano, ma dopo averci pensato a lungo, credo che consiglierei a chiunque abbia intenzione di approcciare all’arte in modo più sistematico, di fare una bella ricerca su internet e leggere i post di tutti quei ragazzi che cercano di spiegare l’arte senza troppi orpelli e paroloni. Io stesso mi sono accorto leggendo articoli di blog credibilissimi tra cui Art’esplorando, che noi ragazzi abbiamo davvero qualcosa da dire, e quando lo facciamo, lo facciamo in un modo quasi sempre ineccepibile. Ragion per cui lasciate perdere i saggi di Daverio e Sgarbi e date credibilità a noi blogger che nel pieno della nostra umile consapevolezza di non essere personalità di spicco nel settore, comunque cerchiamo un modo per insegnare qualcosa al prossimo!
Arriva il Diluvio Universale e tu hai la possibilità di mettere qualche opera d'arte nell'arca di Noè, quali sceglieresti?
Ah che bella domanda difficile! Qualche è un avverbio di quantità che lascia a libere interpretazioni: insomma per qualcuno potrebbe indicare poche unità, per me magari poche decine di unità, il che fa una bella differenza! Comunque per ragione di comodo, proverò a sceglierne dieci, proverò a stilare il mio decalogo per eccellenza!Al primo posto la mia scultura preferita: il “David” di Bernini, meravigliosa opera del ‘600 romano; accompagnata dalla “Santa Caterina d’Alessandria” del Caravaggio, di qualche decennio addietro, e siamo a due. Ancora un dipinto del Quattrocento fiammingo che mi affascina terribilmente “I coniugi Arnolfini” del Van Eyck e un affresco del Cinquecento italiano opera di Giulio Romano in Palazzo Te a Mantova: “La caduta dei Giganti” nella cupola della sala omonima, e siamo a quattro.“Les deimoselles d’Avignon” di Picasso e “La femme au chapeau” di Matisse, inquadrano la sezione contemporanea, e sono sei. Sette con la “Judith I” di Klimt e otto con “L’incendio di Borgo” di Raffaello. Gli ultimi due posti li lascio a due opere d’arte a cui sono legato in modo particolare, per quanto hanno inciso nel mio percorso universitario: Il ritratto di “Jeanne Hebuterne” di Modigliani e la pala della “Maestà” di Duccio da Buoninsegna, che mi valse la mia prima bocciatura, in Storia dell’arte medievale!
Con quale artista (anche non più tra noi!) ti sentiresti di uscire a cena o a bere qualcosa? e perché?
Mi poni dinanzi ad un bel dilemma, perché se mi avessi chiesto “Chi è quella persona facente parte del mondo artistico con cui saresti andato a cena?”, non avrei avuto perplessità nel risponderti Gertrude Stein!Ad ogni modo credo che potendo, andrei a cena con Otto Dix, per diversi motivi. Innanzitutto amo la sua arte ed il modo irruento e crudo di rappresentare la società del suo tempo in un realismo espressivo di forte impatto, quasi si potesse asserire che fosse uno storiografo artistico a tutti gli effetti! E poi perché essendo vissuto in un periodo per la Germania difficile sul piano sociale, economico e politico, un periodo che mi ha sempre affascinato, quale quello della Repubblica di Weimar e del forte risentimento postbellico, mi piacerebbe che mi raccontasse quello che effettivamente vedeva per le strade di Monaco, Colonia e Berlino; che mi raccontasse quella voglia di rivalsa ed indipendenza ma di forte degrado, che si possono leggere nel Ritratto di Sylvia von Harden o ne’ I giocatori di carte e ne’ Il venditore di fiammiferi. Ne uscirebbe una cena coi fiocchi e ovviamente il conto lo pagherei io!
Oggi in TV e alla radio non c'è molta arte, e cultura in generale. Tu cosa consiglieresti di guardare (o ascoltare) al lettore di Art'esplorando. Può anche essere un programma non prettamente d'arte, ma al cui interno ci sia un approfondimento artistico. In onda ora, ma anche nel passato(ovviamente valgono anche le web-tv).
Sono da sempre stato affascinato dal programma di Philippe Daverio, Passepartout, tanto che quando si attivò la protesta conseguente alla decisione della sua avvenuta chiusura, fui tra i protestanti della scelta malsana e degradante. Però se dovessi scegliere un programma da consigliare, penso che indicherei senza problemi, il nuovo spazio che è stato concesso ad Achille Bonito Oliva su RaiTre, Fuori Quadro. Un programma che, attraverso l’analisi mirata di Bonito Oliva, uno tra i più preparati storici dell’arte contemporanea italiani, tende a sdoganare l’ermetismo tipico di un’arte a noi così vicina ma allo stesso tempo così lontana per concezione, quale appunto la contemporanea. 
In un ipotetico processo alla storia dell'arte tu sei la difesa, l'accusa è di inutilità e di inadeguatezza ai nostri tempi, uno spreco di tempo e di soldi. Fai un'arringa finale in sua difesa.
Proprio in questi giorni sta andando in onda uno spot dell’Enel, che senza tirarla per le lunghe, invita a non considerare quello che è stato il passato (arte, cultura, moda, sport, cucina), cercando piuttosto nuove soluzioni che possano rendere grande il nostro Paese, attraverso l’energia. Ora debbo ammettere che mai nessun’altra pubblicità l’ho trovata più insulsa, degradante ed ignorante della suddetta, perché questa, invita a fare l’esatto contrario di quella che invece qui in Italia sarebbe la strada da perseguire: la VALORIZZAZIONE della nostra arte, dei nostri monumenti e della nostra cultura, al fine di poter far divenire il turismo il nostro poker d’assi. In fondo siamo o non siamo il Bel Paese? Ecco, però, il problema è proprio questo: noi cittadini italiani per primi non sappiamo guardare al potenziale della nostra materia prima: non sappiamo farlo quando giriamo la testa alle rovine di Pompei che crollano, non sappiamo farlo quando imbrattiamo le pareti delle cattedrali bizantine, non sappiamo farlo ogni qual volta accettiamo passivamente che si tolga all’arte ed alla cultura per consegnare il tutto a qualcosa di meno importante. Senza renderci conto che così facendo rischiamo di rovinare quello che ci ha reso celeberrimi nel mondo, quella che è la nostra carta d’identità, costruita nei secoli dei secoli. Se l’arte è inutile, allora siamo inutili anche noi.
Concluderei con una bella citazione sull'arte, quella che più ti rappresenta!
La citazione che dichiarerò appartiene ad un pittore tedesco ancora in vita, tal Gerhard Richter, che forse meglio di tutti ha saputo dare una definizione concisa e validissima dell’arte – o per lo meno, la definizione che io voglio relegare a tale: “L'arte è la forma più alta della speranza.” 
Per tutti quelli che vogliono leggere il blog di Antonio Dario seguite l'indirizzo svirgolettate.blogspot.itAlla prossima intervista!

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