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Intervista ad Antonio Gentile, autore de "I cavalli delle giostre"

Creato il 04 settembre 2014 da Chiarasam2000
Dopo mesi, pubblico questa interessante intervista di Antonio Gentile, autore de "I cavalli delle giostre", pubblicato da Anordest Edizioni. Non è tanto conosciuto, ma spero che voi vogliate farci un pensierino! Intanto vi lascio con le varie informazioni sul libro, poi con l'intervista! Prima di tutto però, vorrei ringraziare Antonio, così paziente e disponibile, e la casa editrice Anordest!
"I cavalli delle giostre" di Antonio Gentile
Casa Editrice: AnordestPrezzo: € 12,90Pagine: 224  Trama: Lorenzo e Letizia, due fratelli, due vite sospese in una dimensione surreale, nel tentativo di guarire le ferite dell’infanzia, segnate come marchi a fuoco sulla pelle. Cicatrici che li condizioneranno fino all’adolescenza, li faranno allontanare dalla realtà e perdere nel bisogno di liberarsi, come i cavalli delle giostre di un vecchio luna park abbandonato, dove andavano a giocare da bambini. Su strade parallele, i loro destini s’incrociano con quelli di Matteo e Cecilia. Due incontri inaspettati, singolari, irrazionali come il contatto del nulla con l’infinito, della materia con l’antimateria, che li riporteranno ad una dimensione compiuta, scoprendoli fino al punto più profondo dell’anima.  Link utili: Sito ufficiale del romanzo: I cavalli delle giostrePer acquistarlo: Amazon.itIbs.it  Ciao Antonio, potresti parlare un pó di te? Ciao Chiara, ho 38 anni e vivo a Pescara. Ho una bellissima famiglia composta da tre splendide donne: mia moglie e due bambine adorabili. Nella vita faccio l’ingegnere, mestiere ben lontano dall’arte, ma forse è proprio questa dissonanza che mi ha spinto ad esprimermi attraverso la scrittura.  "I cavalli delle giostre" é il tuo primo romanzo, giusto? Come é nata l'idea di scrivere questa storia?  Il bisogno di scrivere, di focalizzare una storia mi accompagnava da anni.E’ arrivato un periodo della mia vita in cui l’urgenza di scrivere è diventata necessità.Per gioco, per soddisfazione personale…, non so, ma il bisogno di esprimere la convinzione che ha sempre guidato la mia esistenza ha avuto il sopravvento su ogni resistenza: “Non siamo nulla se non ci prendiamo cura di qualcuno” dice Letizia, una dei protagonisti, al culmine della narrazione. Cura dell’altro e liberazione: due concetti strettamente legati fra loro, intorno ai quali ruota tutto il contenuto della mia storia. Incontri fra anime ferite che, specchiandosi l’una nell’altra, condividono fragilità, affermando così la propria identità, trovando un posto nel mondo. L’incontro, la cura degli affetti sono le uniche esperienze in grado di donare una nuova visione del mondo e raggiungere equilibrio e serenità.  Ti ritrovi particolarmente in un personaggio specifico del romanzo? Se sí, in quale? Ho messo un po’ della mia anima in ogni personaggio.Tutti e cinque, Letizia, Lorenzo, Matteo, Lucia e Cecilia, sono accomunati dal sentire lieve delle cose, da un collegamento sottile ma tenace con il sussurro appena percettibile del mistero dell’esistere.Imprigionati dagli accadimenti terreni, trovano salvezza e liberazione nell’arte, nel contatto con l’altro.Come i cavalli delle giostre, che rappresentano la malinconia, la rassegnazione all’alienante, ripetitivo percorso dal quale non ci si riesce a scostare, ma, allo stesso tempo, rappresentano la speranza, la potenzialità, lo strenuo bisogno di fuggire e spezzare le aste che precludono la liberazione.  Hai in mente altre storie da scrivere? Ci puoi dire qualcosina?  Ho già in mente il titolo, si parlerà di un viaggio. Nel viaggio, paradossalmente, ci si riesce a fermare, a valutare la propria vita, la propria rotta, a contemplare la meraviglia dell’esistenza, a ritrovarsi e riconoscersi esseri pulsanti. L’arrivo è compimento, statica, arresto, istante definito nel tempo. La strada è potenzialità, romanticismo, furore, pazzia, frangente senza tempo. Tempo misurato dalle lancette dell’orologio e tempo prodotto dalla musica (il tema della musica è uno dei contenuti predominanti del romanzo). Il tempo misurato dall’orologio passa, si dissolve, non può tornare indietro, perché è una percezione della mente. Il tempo della musica passa ma non si dissolve, diventa eterno, perché è una percezione dell’anima.Ora l'intervista é finita! Ti va di salutarci con la tua citazione preferita? Riporto un passo del capitolo “Quando piove” in cui Lorenzo prova, appunto, l’esperienza della soprannaturalità della musica. La musica arriva dal bosco, scuote le foglie. Ha il sapore e l’odore di eterno. E’ fresca, fluida, solenne. S’imprime nell’iperbole disegnata dal vento, che cala le note dal cielo, racchiuse nei frammenti di pioggia. Infinite, interminabili note. S’infilano tra le righe parallele del pentagramma, fino a farle toccare. 
 Allora, siete interessati? Vi piace? L'avete letto? Fatemi sapere!

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