Sono incappata in Robert Olen Butler tramite YouTube, dove si è filmato mentre scrive un racconto e commenta le scelte lessicali/artistiche: molto istruttivo. Attualmente è professore di scrittura creativa alla Florida State University, e nel 1993 ha preso il Pulizer per una raccolta di racconti.
Un breve riassunto biografico: dopo aver lasciato la scuola, negli anni Settanta è finito nell’esercito americano in Vietnam. Ha pubblicato dodici romanzi e sei raccolte di short stories.
Nel 2006 ha pubblicato un saggio sulla scrittura, “From Where You dream: The Process of Writing Fiction” che purtroppo non è ancora tradotto in italiano.
Qui sotto traduco alcuni stralci di un’intervista pubblicata sul sito http://www.talkingwriting.com.
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ROB: Vivo in una casa storica. Una splendida costruzione anteguerra iscritta nel registro dei luoghi storici. Ho un cottage separato per scrivere. E’ un luogo magnifico.
TW: sembra il sogno di ogni scrittore. E’ per questo che hai rinunciato alla possibilità di partecipare a concorsi letterari in qualità di giudice?
ROB: con il National Book Award, pe esempio, ogni giudice è responsabile, in teorica, per 2000 libri. Cioè, per scegliere il migliore romanzo dell’anno, devi davvero lettere tutta la fiction letteraria, non importa la fonte.
E’ mia profonda convinzione che se leggi la fiction troppo velocemente, tanto che non senti la voce letteraria nella tua testa, tu non stai leggendo affatto. Un’opera artistica è un oggetto organico. Ogni minuscola virgola dovrebbe essere cruciale per la visione complessiva del lavoro. E la vera arte, tutte le opere d’arte, sono oggetti sensuali. Il romanzo non è diverso da una sinfonia, un balletto, un film o un quadro. (…) Ma con la lettura veloce, che è necessaria per giudicare nei concorsi, inizi a lavorare per concetti; i dettagli sensuali che si trovano nelle vere opere d’arte – e sono questi che, con la loro trama di base, producono una vera conoscenza della condizione umana – vanno perduti. Per questo, in coscienza non posso fare il giudice in un concorso dove l’essenza di questa selezione mi renderebbe impossibile distinguere adeguatamente tra diverse opere d’arte. (…)
ROB: Non ho mai letto velocemente. Immagino che dipenda dal mio precoce interesse per la recitazione; infatti ho studiato da attore. Un attore rispetta la voce sulla pagina, e io ho bisogno di sentire la voce in tutto quello che leggo, e ho sempre saputo per istinto che la voce non si produce leggendo veloce.
Ma sono arrivato alla scrittura di fiction solo tardi. Dopo aver scritto una dozzina di lunghe sceneggiature (…) sono partito per il Vietnam e quando sono tornato, ho iniziato a scrivere. E quello è stato il mio destino.
TW: (…) Cosa significa “destino” per te?
ROB: E’ insegnare a tutti i miei studenti che l’arte non viene dalla mente; non viene dalle facoltà razionali ed analitiche. L’arte non viene dalle idee; l’arte viene dal posto in cui sogni, dal suo subconscio (…)
In qualche modo, la creazione di un’opera d’arte è sia un atto di esplorazione che di espressione. Si ha un rudimentale senso di cosa sia la condizione umana, e l’unico modo per capire cosa sia, più che comunicarla, è di farne un oggetto d’arte. Sei destinato a ciò in forza di quello che sai sul mondo e in forza di come sei, tu come persona; sei destinato ad esprimerlo con qualche mezzo. Non sei tu a scegliere. E’ il destino che ti sceglie.
and how you are shaped as a person; you are destined to express that in some medium. You don’t choose it; it chooses you.
(…)
ROB: cito spesso Graham Greene. Non ricordo esattamente le parole, ma dice che tutti i buoni romanzieri hanno cattiva memoria. Quello che tu ricordi, salta fuori sotto forma di giornalismo; quello che tu dimentichi, va a finire nel compost dell’immaginazione. Sta chiaramente parlando dell’esperienza di vita.
Ma questo vale anche per le tecniche e i metodi che impari, va bene impararli coscientemente, ma l’unica tecnica e l’unico metodo a cui hai accesso, sono quelli che hai dimenticato. Quali autori mi hanno influenzato? Bè, non lo ricordo. Non ricordandoli, mi lascio influenzare.
(…)
TW: Sicuramente te lo hanno chiesto un milione di volte: come riesci a immettersi nella voce di qualcun altro?
ROB: C’è una risposta superficiale e una più profonda. La risposta superficiale è che sono stato sposato e che ho divorziato quattro volte e ho avuto diverse relazioni. Ho ascoltato quelle donne con molta attenzione.
TW: Probabilmente, con un’attenzione non ancora sufficiente.
ROB: Okay, questa è la risposta divertente. La risposta vera ha a che fare con il subconscio artistico.
TW: Incontri di sicuro molti studenti che vogliono diventare scrittori. Cosa dici loro?
ROB: Il pericolo di voler diventare uno scrittore è che di solito significa “Voglio essere pubblicato, voglio vincere un premio, voglio pubblicare un libro.” E se è questo che ti porta a scrivere, non arriverai mai a scrivere qualcosa di notevole – neanche se sei capace di scrivere.
A proposito: dopo aver scritto dodici orribili sceneggiature, ho scritto 44 orribili racconti e cinque orribili romanzi. Ho scritto milioni di parole-spazzature prima di iniziare a scrivere davvero bene. E niente di quella spazzatura è stata pubblicata. Uno dei problemi che avevo, era che volevo diventare scrittore. E’ il lavoro che conta. Il lavoro. Il lavoro è tutto. Voglio essere uno scrittore è diverso da voglio scrivere. Se vuoi diventare un artista, la tua motivazione deve essere “voglio scrivere”. (…)