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Intervista con Cinzia Mammoliti

Creato il 03 luglio 2014 da Francescarossi
Dopo avervi parlato dei suoi due libri, “I serial killer dell’anima” e “Il manipolatore affettivo e le sue maschere” ed. Sonda oggi ho il piacere di ospitare sul blog l’autrice, la dottoressa Cinzia Mammoliti. 
La dottoressa, che ringrazio per aver accettato l’intervista e avermi aiutato a comprendere e riordinare concetti inerenti al campo della criminologia e della psicologia, ci parlerà del suo impegno quotidiano in favore delle vittime di violenza psicologica e ci spiegherà in maniera più approfondita il problema della manipolazione affettiva, dandoci utili suggerimenti per evitare le trappole dei vampiri energetici. 
1) Come è nato il tuo impegno contro la violenza psicologica? 
In Italia se ne parlava troppo poco. Io ho iniziato lavorando sulla violenza minorile, in particolar modo su casi maturati in contesti problematici, in cui deprivazione affettiva, umiliazioni, denigrazioni e mancanza di rispetto per l altro erano all'ordine del giorno. Ho visto la violenza a tutto tondo, partendo dalla strada e occupandomi di devianza ma pensando sempre che quella psicologica, quella inferta all'anima fosse sempre più difficile da sanare di quella fisica e lasciasse dentro cicatrici troppo spesso non rimarginabili. Grazie all’esperienza e all'iniziale studio di questi casi ho analizzato le cause e le conseguenze per cui si diventa abusanti. Chi ha subito abusi ha probabilità più alte di trasformarsi in un soggetto abusante. La violenza psicologica è subdola, parte dai recessi della mente e va attentamente indagata con tutti gli strumenti a disposizione: le scienze criminologiche in primis. 
Intervista con Cinzia Mammoliti2) Nei tuoi libri presenti casi davvero impressionanti: donne spesso molto colte, dalla personalità ben strutturata, incapaci di resistere al male, raggirate eppure ostinatamente innamorate. Perché, secondo te, non riescono a vedere oltre i loro sentimenti? Come è possibile che si scambi per amore ciò che, evidentemente, non lo è? 
Ho riportato alcuni dei tantissimi casi che vedo ogni giorno. Il fatto che possa trattarsi di donne colte ci fa uscire dallo stereotipo donna debole-vittima. Bisogna analizzare il rapporto tra vittima e carnefice, prendere in considerazione entrambe le psicologie.Le donne sono più soggette a cadere nella rete dei manipolatori perché sentono di più il bisogno di appartenenza; soprattutto quelle più indipendenti e colte. Sembra un paradosso, ma non lo è: queste donne, infatti, hanno un grande bisogno d’amore unito a una forte volontà, all’amore per la sfida con se stesse e al desiderio di oltrepassare i limiti. Inoltre non dobbiamo dimenticare di essere nell’ambito del vampirismo energetico: il vampiro energetico ha bisogno e quindi sceglie donne interessanti e determinate, ricche di risorse ed energie perché proprio da queste può trarre linfa vitale di cui nutrirsi. 
3) Credi che la mentalità mediterranea, in particolare italiana, con alcune madri che tendono a viziare i figli maschi e donne convinte che la gelosia eccessiva e opprimente sia sintomo d’amore possa essere una delle cause dello sviluppo di futuri “manipolatori”? 
Assolutamente si. Le modalità relazionali di una madre nei confronti del figlio maschio stanno alla base del disturbo di personalità narcisista che caratterizza la quasi totalità dei manipolatori relazionali e che li porta a sentirsi in diritto di tutto pretendere senza nulla dare. 
4) Molte volte ho letto e sentito che chi commette un femminicidio non è pazzo e neppure lo anima una lucida follia. Si tratta, dunque, di un individuo sanissimo, ma incapace d’amare. Cosa ne pensi? Credi che questa teoria sia applicabile anche ai manipolatori? 
Nel caso dei manipolatori si tratta di individui con disturbi latenti che permettono loro di passare per persone normali. Quasi mai arrivano a uccidere fisicamente la loro vittima, tendono a distruggerla più a livello emotivo. I serial killer dell anima sono individui emotivamente disturbati, arrabbiati col mondo, invidiosi, che distruggono la psiche di chi hanno accanto ma definirli perfettamente sani di mente risulta spesso difficile. Incapaci d'amare sicuramente. 
5) Alcuni sono contrari al termine “femminicidio”, perché, in qualche modo, “ghettizzerebbe” quelli che sono veri e propri omicidi sui quali non è possibile applicare una distinzione di genere. Cosa ne pensi? 
La terminologia non è essenziale però, secondo me, “femminicidio” rende bene l’idea, perché è legato al fatto che le donne sono vittime di omicidio proprio per una questione di appartenenza all'identità di genere femminile. 
6) Leggendo i tuoi libri mi sono chiesta una cosa: le donne che nascono in contesti criminali, per esempio in famiglie mafiose, crescendo secondo dettami inculcati loro fin dall’infanzia, sono vittime di manipolazione, oppure il loro è un caso da considerare a parte? 
Intervista con Cinzia MammolitiLe donne mafiose possono essere più spesso loro le manipolatrici. Sono in tante che possiedono all interno dei clan un grande potere e vanno aumentando quelle ai vertici delle organizzazioni mafiose che prendono il posto di mariti o fratelli finiti in galera. 
7) Cosa possono fare le donne, ma anche gli uomini, perché non dimentichiamo che esistono manipolatori e manipolatrici, per evitare di finire nelle trappole ordite da questi ultimi? 
Leggere, informarsi, studiare, prender parte a gruppi di autoaiuto oggi si può perchè se ne parla molto di più. Occorre saperli ricconoscere bene: individuare i loro tratti distintivi e i campanelli di allarme . Una volta compreso con chi si ha a che fare la regola è una sola: fuggire.
8) Cosa spinge un uomo o una donna a desiderare di manipolare una persona? Tu parli di mancanza d’affetto nei primi anni di vita, di situazioni precarie, ma anche di pura malvagità. Questa è la cosa che più mi colpisce; dunque un manipolatore è sempre totalmente consapevole di ciò che fa? 
Il manipolatore deve dominare sempre nella relazione e la vittima è un oggetto funzionale a questa esigenza. Per quanto riguarda la consapevolezza dipende dalla gravità del disturbo psichiatrico. Non abbiamo ancora dati statistici che ci consentano di conoscere il grado di consapevolezza che un manipolatore ha. 
9) Credi che la violenza psicologica potrà mai essere equiparata a quella fisica dal punto di vista giudiziario? 
Tutto il lavoro che sto facendo con i miei collaboratori ha quale obiettivo primario quello di arrivare proprio a una legislazione di questo tipo. In Francia e in altri paesi europei ci sono già arrivati. Speriamo di riuscirci anche noi.
10) Quanto contano i social network e Internet in generale per la lotta alla manipolazione? 
Stiamo lavorando tantissimo per creare una rete di aiuto e sostegno a favore delle vittime, anche attraverso Internet e i social network, dove si può parlare e scambiarsi esperienze e opinioni. Abbiamo fondato e stiamo portando avanti, con altri collaboratori validissimi, l’associazione contro la manipolazione psicologica “La Volpe Nascosta”. Si tratta di una struttura con operatori preparati e specializzati in diversi settori e in grado, quindi, di dare il giusto supporto alle vittime le quali, spesso, si rivolgono a chi non sa nulla del vampirismo energetico (http://lavolpenascosta.com/) 
11) A cosa stai lavorando attualmente?
Oltre a continuare nella mia attività prevalente di addestramento di Forze dell Ordine e di operatori di Security e Sportelli Antiviolenza sto lavorando su consulenze peritali finalizzate a tracciare l identikit di manipolatori relazionali. E' un'impresa improba per le vittime, in sede giudiziale, convincere i giudici di subire qualcosa da qualcuno che si vende per ciò che non è e troppo spesso ricopre anche cariche da insospettabile. Con le mie relazioni aiuto le vittime a dimostrare quel che non lascia segni nè prove. 
L’autrice 
Intervista con Cinzia MammolitiLaureata in Giurisprudenza nel 1993 con specializzazione in Criminologia, Psicopatologia forense e Psicologia criminale si occupa di consulenza e formazione dopo aver lavorato per molti anni con donne e minori vittime di violenza. Docente di Psicologia per la Scuola Superiore dell’Amministrazione dell'Interno e responsabile della progettazione ed erogazione di corsi di criminologia, psicologia, psicopatologia forense e comunicazione strategica per Scuole di Polizia, Forze dell'Ordine, operatori di security, operatori del settore sanitario e sociale e di Sportelli Antiviolenza, collabora con gli assessorati alle Pari Opportunità di numerosi Comuni italiani in materia di prevenzione di violenza domestica, mobbing, stalking e reati connessi. Membro del Comitato Scientifico di LINK ITALIA (www.link-italia.net), associazione impegnata su scala nazionale e internazionale nella ricerca in ambito criminologico, vittimologico, investigativo, psicosociale e zooantropologico. Tra i massimi esperti nazionali in materia di manipolazione relazionale e violenza psicologica porta in giro per l'Italia un progetto di sensibilizzazione sulla violenza di genere attraverso la partecipazione a convegni, conferenze, seminari e work shop.

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