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Intervista con Enea Leone, prima parte

Creato il 28 febbraio 2012 da Empedocle70
Intervista con Enea Leone, prima parte
La prima domanda è sempre quella classica: come è nato il suo amore e interesse per la chitarra e con quali strumenti suona o ha suonato?L'amore per la musica possiamo dire che sia “di casa” nella mia famiglia; i miei genitori sono amanti della musica classica e mio papà è insegnate di chitarra; è stato lui a farmi avvicinare alla chitarra quando avevo quattro anni.Oltretutto ho uno zio clarinettista ed un altro oboista, insomma, c'erano molte probabilità che mi avvicinassi alla musica!Per quanto riguarda gli strumenti son stato molto fortunato: avendo iniziato appunto da piccolo, già ad undici anni avevo una chitarra da concerto, una Gioachino Giussani che ho tutt'ora oltre ad altre tre sue chitarre.Inoltre utilizzo per il repertorio classico e romantico una copia di G. Fabbricatore e una Luis Panormo originale del 1838; una Francisco Simplicio del 1929 che uso soprattutto per le incisioni.
Di recente è uscito un suo disco “Souvenir” per la Stradivarius, con musiche di Regondi e Coste, in particolare ha eseguito due recenti riscoperte di musiche di Regondi, ce ne vuole parlare? Come è nata l’idea di questo disco?
Il tutto ha avuto inizio leggendo i due brani da poco riscoperti di Regondi, me ne sono innamorato da subito e ho capito che sarebbe stata una bella idea renderli il più possibile conosciuti al pubblico. Il passo successivo è stato proporre un progetto alla Stradivarius.L'idea di un disco romantico è piaciuta e abbiamo deciso di affiancare a Regondi Coste, altro autore che secondo me aveva ancora dei lati “ombrosi” e poco conosciuti.Il progetto finale ha cosi visto accostarsi, brani conosciuti, come la “Reverie” e “Introduzione e capriccio”, ad altri suonati meno di frequente come “Les Soirées d'Auteuil” o “Souvenir de Jura” a prime incisioni come appunto i due temi e variazioni che si rifanno a brani famosi di Mozart e Bellini.
Ascoltando la sua musica ho notato la tranquilla serenità con cui lei si approccia allo strumento indipendentemente dal repertorio, da con chi sta suonando, dal compositore, dallo strumento che lei adopera dimostrando sempre un totale controllo sia tecnico che emotivo, quanto è importante il lavoro sulla tecnica per raggiungere a questo livello di “sicurezza”?
È sicuramente FONDAMENTALE il lavoro sulla tecnica per acquisire sicurezza sullo strumento!La cosa che mi preme però dire è che lo studio della tecnica dovrebbe esser “a se stante” ma in funzione di ciò che si va a suonare. Esempio: spesso vedo ragazzi che fanno tecnica con solo scale appoggiate molto veloci e virtuosistiche ma che spesso non sono applicabili ai brani o peggio applicano queste scale magari su Sor, Giuliani o Paganini!!questo per dire che si, è importante la tecnica ma è altrettanto importante quando e come applicare certe scelte.La sicurezza nell'interpretare i brani quindi direi che deriva non solo dall'aspetto tecnico ma anche dalla conoscenza che si ha del repertorio che si va a suonare e dall'approfondimento musicale che si acquisisce non solo con la chitarra ma anche con l'ascolto e l'analisi di repertori per pianoforte, strumenti ad arco, fiato ecc....sarebbe un discorso molto lungo ed articolato ma secondo me estremamente interessante!
So che lei ha studiato con Lena Kokkaliari, RuggeroChiesa e Paolo Cherici, diplomandosi nel 1998 con il massimo dei voti, poi si è perfezionato con Emanuele Segre, Alirio Diaz e con Oscar Ghiglia .. che ricordi ha di loro, dei loro insegnamenti, della loro poetica musicale?
All'appello dei nomi dei miei insegnanti manca mio papà che mi ha avvicinato allo strumento ed avviato nei primi anni.Se non mi avesse messo la chitarra in mano a quattro anni forse non saremmo ora qui a parlare!Lui mi ha trasmetto la grande passione per questo strumento, il modo di affrontare la musica come un gioco, un divertimento e sempre con curiosità. Degli insegnanti invece citati nella domanda conservo ricordi bellissimi ed ognuno di loro ha saputo trasmettermi qualche cosa.Intanto farei una divisione tra chi mi ha seguito con costanza (Kokkaliari, Chiesa, Cherici e Ghiglia) e chi ho incrociato per una masterclass (Diaz, Segre).Con gli ultimi due son stati incontri di una sola settimana ma devo dire che mi hanno arricchito sia sotto l'aspetto musicale che umano, esperienze che rifarei sicuramente!Per quanto riguarda gli altri insegnanti ognuno merita qualche riga di attenzione.Lena Kokkaliari è stata fondamentale per me: è l'insegnante ideale per ogni studente che desidera suonare bene e seriamente, il suo insegnamento non solo è nel mio modo di suonare ma si riflette molto anche nel mio modo di insegnare, ogni “gradino” che fa fare allo studente è accuratamente studiato e con una chiarezza assoluta nel percorso didattico, una vera guida e per me una persona unica! Auguro ad ogni studente di avere la fortuna di avere sulla propria strada una persona con le qualità di Lena perché non potrebbe che dare la svolta ad un percorso di crescita musicale e tecnica. Ruggero Chiesa è stato un grande maestro ed ogni parola che potrei aggiungere io non sarebbe che superflua, lo ringrazierò a vita per avermi accolto in Conservatorio in una classe di allievi bravissimi ed avanti di livello; io ero il più piccolo ( 11 anni) ma ancora oggi ho di lui bellissimi ricordi, mi fece leggere moltissima musica e questo mi permise di acquisire una conoscenza del repertorio ed una facilità di lettura che ancora oggi mi permette di poter studiare vari repertori in breve tempo. Umanamente era un vero gentiluomo, raramente si arrabbiava e penso che la sua scomparsa prematura sia stata una grande perdita per tutto il mondo della chitarra.Mi sarebbe piaciuto poter lavorare con lui di più e spesso quando termino un concerto,o un progetto, disco o altro, mi chiedo se gli sarebbe piaciuto e se avrebbe approvato le mie idee.Quando è scomparso Ruggero Chiesa come classe di Conservatorio io e i miei compagni ci siamo trasferiti con Paolo Cherici; é una persona molto seria e preparata e mi ha aiutato a crescere invitandomi e spronandomi sempre ad approfondire al massimo i brani che studiavo. Ho sempre apprezzato la grande libertà che mi ha lasciato nella scelta del repertorio e la sua grande disponibilità nel confrontarsi con me su tutti gli argomenti che mi ponevano dubbi musicali. L'ultimo maestro che ho avuto é Oscar Ghiglia. Lui per me incarna l'immagine dell'artista a 360°, è una persona unica e ritengo che mi abbia cambiato la vita.Con lui, alla Musike-Akademie a Basilea, non si faceva lezione semplicemente ma era uno scorrere di idee, musica e pensieri all'ennesima potenza, un fiume in piena carico di notizie!!Con il Maestro Ghiglia, ho approfondito l'armonia, le tensioni musicali, il fraseggio e la cosa fantastica è che il tutto si applicava sempre alla musica che si suonava, non era solo una cosa astratta.Mi ha trasmesso la continua voglia di conoscere sempre più in profondità la musica e il desiderio di affrontarla come una materia viva e plasmabile.Tutt'ora quando gli parlo (ed è una fortuna che mi capita spesso!!) trovo sempre nuovi stimoli e idee, insomma posso dire con certezza che devo a lui molto di quello che sono oggi come musicista!
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