Ringrazio lo scrittore per essersi prestato al fuoco di fila delle mie domande.
Per chi volesse approfondire vi rimando alla mia scheda sull'autore pubblicata QUI
Spero che l'intervista vi piaccia.
Buona lettura a tutti quanti!
Nick: Buongiorno Eraldo e benvenuto su Nocturnia, grazie per aver accettato quest'intervista. Di solito come prima domanda ai miei intervistati chiedo sempre di parlare dei propri inizi, però in questo caso con te vorrei dividere in due parti la domanda, quindi per cominciare ti chiedo cosa ti ha portato ad avvicinarti al mondo della scrittura.
Eraldo Baldini: Direi soprattutto la passione per le storie e per la lettura. Mi piaceva ascoltare le narrazioni orali dei miei nonni e di chiunque avesse qualcosa da raccontare, come pure leggere. A un certo punto mi è venuta voglia di scrivere le storie che nessuno mi aveva ancora narrato, e che mi sarebbe piaciuto leggere.
Nick: Come seconda parte della domanda, invece ti chiedo cosa ti ha portato ad interessarti del folklore della tua regione. Sappiamo che il tuo campo di studi è l' etnografia e l' antropologia culturale e che sei specializzato in quel campo di studi ma quello che m'interesserebbe a me è il sapere da cosa nasce quest'interesse e se c'è stato un momento preciso o una causa determinata che ti hanno fatto nascere questa passione.
E. B: Sono nato nel 1952 nella campagna ravennate, quindi in un tempo e in un contesto ambientale, sociale e culturale in cui le tradizioni, la vecchia cultura contadina, le ritualità, le narrazioni popolari, insomma ciò che definiamo “folklore”, pure se ormai piuttosto in declino, era ancora vivo e presente, e costituiva per me qualcosa di misterioso, di affascinante, di interessante. Ho ancora nostalgia di ciò. Frequentando Lettere all’ Università, ho scelto quindi di indirizzare il mio corso di studi soprattutto verso la storia, l’antropologia culturale e l’etnografia, campi in cui ho poi ottenuto una specializzazione e nei quali non ho mai smesso di indagare con passione vera.
Nick: Rimanendo nel campo delle influenze, ma affrontandole da una prospettiva più ampia: Quali sono stati gli scrittori che ti hanno maggiormente influenzato come lettore prima ancora che come scrittore? Naturalmente puoi citare anche film, telefilm, musica e quant'altro ti venga in mente.
E.B: Sarebbe davvero molto lungo e complicato ripercorrere la mia attività e passione di lettore e fare l’elenco dei miei “debiti” artistici e di immaginazione: ho divorato libri fin da quando ho la capacità di leggere, allo stesso modo con cui ho guardato film, ho ascoltato musica, ecc. Per cui mi limiterò a citare un nome solo: lo scrittore che mi ha appassionato fin da ragazzino, e che ho sempre trovato davvero un grande, è stato John Steinbeck, oggi ingiustamente un po’ dimenticato.
Nick: La tua prima produzione è nel campo della saggistica, però nel 1987 (spero di non sbagliare la data) una prima svolta avviene con la raccolta "Nella Nebbia". E' stato un passo facile per te passare dalla saggistica alla narrativa?
E.B: E’ stato un fatto direi naturale, perché accanto alla mia passione per il folklore e le culture popolari non si era mai spenta quella per “le storie”. Inoltre, studiando antropologia e scrivendo i miei primi articoli e saggi, mi accorgevo sempre più di quanto buon materiale per l’ispirazione ci fosse nelle materie che frequentavo come saggista e studioso.
Nick: Il 1991 è per te l'anno di un altra svolta quando col racconto"Re di Carnevale" vinci il Mystfestdi Cattolica. Quanto ritieni che abbia contato per la tua carriera quella primo riconoscimento? E quanto più in generale ritieni che contino i premi nella carriera di uno scrittore?
Te lo chiedo perché nel corso della tua carriera hai vinto diversi premi come il Settembrini o il Fregene.
E.B: I premi rappresentano sempre un riconoscimento molto apprezzato da chi scrive, e fungono da incoraggiamento a continuare in un lavoro assai impegnativo. Certo che, però, l’incoraggiamento e il riconoscimento maggiori sono quelli che vengono dal gradimento del lettori.
Nick: Ma l'opera con la quale sei più conosciuto rimane "Gotico Rurale" edita per la prima volta da Frassinelli nel 2000 in particolare da quel momento in poi la definizione "Gotico Rurale" è stata associata alla tua narrativa.
Cosa ha rappresentato per te: questa associazione, ha rappresentato un limite o un arricchimento?
E.B: Quella associazione e definizione ha sancito, credo, l’originalità e particolarità di una cifra narrativa che in qualche modo mi distingueva. In Italia non erano e non sono neppure oggi in molti quelli che si dedicano a quella sorta di noir, gotico e mistery “rurale” e di provenienza “folklorica” che invece è assi diffuso, ad esempio, nei paesi di lingua anglosassone. Sarebbe stato forse un limite se mi fossi cristallizzato all’ interno di un genere, di quel genere, ma in realtà ho scritto anche diverse cose che non avevano molto a che fare col “gotico rurale”. Per me è importante la libertà nelle tematiche della mia narrativa.
Nick: Il folklore regionalistico é l'elemento giusto per creare quella che io chiamo "la Via italiana all'Horror"?
E.B: Io credo di sì, perché è una materia incredibilmente suggestiva, “nostra”, culturalmente concreta, un serbatoio di memorie e di un immaginario collettivo che portiamo ancora nel nostro DNA e di cui quindi non possiamo non sentire la suggestione.
Nick: Il Rapporto con la tua terra: la Romagna.
Noi "non Romagnoli" abbiamo un’immagine stereotipata della Regione: tutta Sole, Mare e divertimento (ma quello del ricorso agli stereotipi temo che sia un male comune italiano). Tu nelle tue opere descrivi una terra più sanguigna e contraddittoria, lontana anni luce da tutti gli stereotipi turistici quasi come se ci mostrassi "l'Ombra che si nasconde dietro al Sole" Quanto è forte il legame con la tua terra? quanto ti ha influenzato nelle tue storie? E sopratutto cosa è sopravvissuto oggi della Romagna rurale ?
E.B: Ho un legame molto forte con la mia terra, con i suoi paesaggi, il suo carattere, la sua cultura. Gli stereotipi che spesso la riguardano li ho sempre vissuti con grande fastidio e insofferenza, e ho scritto ciò che ho scritto anche per tentare di negarli e di superarli in qualche modo. La Romagna è sempre stata terra di passioni forti, in cui l’immaginario collettivo, anche quello di matrice più oscura, ha resistito abbastanza al passare del tempo. Certo, oggi c’è una globalizzazione anche culturale, c’è il pericolo di omologazioni indiscriminate, ma io credo che da noi rimangano elementi importanti di una qualche originalità, e che sia fra i compiti (e i privilegi) di uno scrittore coltivarli, farli conoscere, evocarli, sia con la saggistica che con la narrativa.
Immagini dalla fiction Mal'Aria tratta dall'omonimo
romanzo di Eraldo Baldini.
Nick: Nel 2009 la RAI adatta il tuo romanzo Mal 'Aria del 1998 in una fiction in due puntate. Di solito gli scrittori non apprezzano mai completamente le trasformazioni e i cambiamenti effettuati alle proprie opere tu invece hai più volte dichiarato pubblicamente di aver apprezzato.
E.B: Per la verità, io ho detto che, nel panorama non esaltante della fiction italiana, quello era comunque un buon prodotto, anche se tradiva abbastanza la drammaticità del mio romanzo, soprattutto nel finale della storia. E in ogni caso so e accetto che, quando si cedono i diritti di un libro al cinema e alla tivù, occorre a volte fare buon viso a cattivo gioco e accettare la rivisitazione del testo che viene fatta, a meno che non sia troppo fuorviante.
Nick: In particolare quali sono gli elementi della fiction che più ti hanno soddisfatto (attori, musica, ambientazione, sceneggiatura...) e quali invece ti hanno convinto di meno?
E.B: Il romanzo era una sorta di calata agli inferi, un tuffo nell’ incubo ineluttabile di una fine violenta e drammatica. Nel film c’è una tendenza salvifica che avrei evitato. Inoltre credo che la suggestione dei luoghi in cui si è girato il film (ad esempio le paludi tra Ravennate e Ferrarese) non sia emersa a sufficienza. Quella che ho apprezzato è stata la capacità di evocare comunque tensione e mistero.
Nick: Sei stato coinvolto nella realizzazione della fiction?
E.B: No, anche se sono andato in alcune occasioni a seguire le riprese da curioso e da spettatore.
Nick: Tra le tue opere c'è stata anche nell'anno 2000 una collaborazione con la Walt Disney. S'intitolava "Le Porte del Tempo". Ce ne vuoi parlare?
E.B: Sì, si trattava di un romanzo breve con protagonista Topolino, indirizzato a un pubblico di lettori bambini o al massimo adolescenti. Non è stato facile scriverlo, perché non lo è mai quando devi usare un personaggio che già “esiste” ed ha proprie caratteristiche definite, che a volte possono limitare la libertà d’invenzione dello scrittore. Però è stata un’esperienza interessante.
Nick: In molte tue opere, però sembra che tu tenda a ricordare che oltre alle figure fantastiche, il mostro peggiore rimanga sempre l'essere umano.
E' una ricostruzione sbagliata la mia?
E.B: Non, non è sbagliata: è purtroppo una realtà che abbiamo sempre avuto e ancora abbiamo sotto gli occhi.
Nick: Una domanda a cui sarai ormai stanco di rispondere: cosa fa realmente paura ad Eraldo Baldini?
E.B: Ho un’età e un carattere in virtù dei quali l’unica cosa che ormai mi fa paura è quella di non invecchiare nel modo più buono e sereno possibile. Tutto il resto non mi turba più di tanto.
Nick: Se tu dovessi consigliare a qualcuno che non ha mai letto niente di tuo cosa gli consiglieresti come esemplificativo della tua narrativa ?
E quale invece delle tue opere oggi come oggi non riscriveresti o riscriveresti in maniera profondamente diversa?
E.B: A chi volesse addentrarsi nel “gotico rurale” consiglierei soprattutto il mio romanzo “Come il Lupo”; a chi volesse leggere il romanzo fra i miei che amo di più, consiglierei invece “L’uomo Nero e la Bicicletta Blu”. Entrambi pubblicati da Einaudi.
Nick: In Italia si legge poco, da più parti si parla di crisi di vendite e di lettori. questo nel nostro paese è sempre stato vero, in particolare per la cosiddetta editoria di genere. Adesso le cose, con il sopraggiungere di un altro tipo di Crisi, quella economica, le cose sono ulteriormente peggiorate. Secondo il tuo parere cosa si può fare per invertire la tendenza e riportare la gente a riprendere a leggere?
E.B: Purtroppo credo che sia difficile invertire la tendenza, anche perché i modi in cui fruire di “storie” sono sempre di più (tivù con centinaia di canali, internet ecc.) e le generazioni più giovani si sono abituate a un consumo veloce delle storie, risultando spesso spaventate dalla dimensione di un libro. Probabilmente la scuola potrebbe e dovrebbe fare di più, affiancando alla lettura e allo studio di romanzi e testi dell’Ottocento o del medioevo anche quella di lavori moderni e più accattivanti per i ragazzi.
Nick: Progetti futuri: a cosa stai lavorando e cosa ci dobbiamo aspettare da Eraldo Baldini nel prossimo futuro?
E.B: Sto per iniziare a scrivere un nuovo romanzo, ma non ho ancora abbastanza elementi e certezze per parlarne.
Nick: Bene Eraldo è tutto. Ti ringrazio ancora per aver accettato e come ultima domanda ti rivolgo il classico quesito finale di Nocturnia: esiste una domanda a cui avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?
Eraldo Baldini: Le domande erano tante e buone, per cui va bene così. Ciao e grazie!