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Intervista con Liliana Cupido: gli Autori al servizio dei bambini

Creato il 28 giugno 2011 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
Questo articolo è la parte 3 di 3 dello speciale: Bambini che leggono fumetti

 

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Parliamo con Liliana Cupido dell’Associazione Hamelin di due iniziative che a inizio 2011 hanno dato un segnale importante a tutta l’editoria italiana: il fumetto per bambini è vivo e più sorprendente che mai. BilBOlbul 2011 ha dedicato infatti, accanto ad altre iniziative, particolare attenzione ai fumetti per bambini e al progetto Canicola Bambini, una volume che raccoglie fumetti per bambini realizzati da autori eccellenti e normalmente estranei a questo tipo di racconti.
Iniziamo proprio da Canicola Bambini.

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Ciao Liliana, benvenuta su LoSpazioBianco.it.
Parliamo di fumetti per bambini e fumetti di bambini. Intanto, nell’edizione 2011 di BilBOlbul c’è stato uno spazio specifico che ha presentato il lavoro di diversi fumettisti che si sono sperimentati con il fumetto per bambini. Un’idea che nasce con Canicola e un numero speciale tutto rivolto ai bambini. È proprio così? Ovvero, il nuovo Canicola si propone davvero di parlare ai bambini, o è un esperimento artistico più rivolto agli adulti e, perché no, al loro bambino interiore?

La scommessa è quella di parlare ai bambini davvero. Abbiamo scelto gli autori pensando al loro sguardo sulle cose, al loro segno, al loro immaginario, senza preoccuparci se fossero autori per bambini oppure no. Credo che ciascuno di loro abbia alzato la posta, mettendo in gioco la propria cifra stilistica e rivolgendosi ai potenziali lettori senza bambineggiare, senza ammiccare, ma piuttosto con un sentito slancio creativo. Ci sono storie per bambini piccolissimi, come quella muta e assurda del cinese Yan Cong in cui un bambino e un gatto antropomorfo entrano in un bruco gigante e si radunano attorno a un falò, ad un certo punto si chiedono che giorno sia e la risposta è “Non lo so”. Storie del genere innescano stupore per la loro visionarietà, agiscono a più livelli, e per questo sono adatte sia ad adulti che a bambini. Sono fratture del quotidiano che sedimentano un’attitudine a riflettere sul senso delle cose senza fornire risposte pronte, sta al lettore guardare e riguardare per trovare un proprio senso, o per continuare a non trovarlo.

Intervista con Liliana Cupido: gli Autori al servizio dei bambini> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="258" width="191" alt="Intervista con Liliana Cupido: gli Autori al servizio dei bambini >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-31109" />Anche alla luce dei risultati che hai visto in Canicola, come si può connotare oggi il fumetto per bambini? Secondo quali caratteristiche e logiche si muove? Cosa lo caratterizza?
Faccio fatica a considerare Canicola bambini come un campione rappresentativo del fumetto per l’infanzia. Non credo di esagerare dicendo che un esperimento del genere sia qualcosa di raro nel panorama editoriale italiano di oggi. Quanti editori investono nella produzione di fumetto per piccoli? Quanti osano proporre titoli e autori inediti, segni non conformi a modelli prestabiliti, storie anche storte, di una stortura che stimoli i cervelli a girare, che incuriosisca e, perché no, spiazzi il lettore? Abbiamo prodotto il numero in collaborazione con il festival Bilbolbul con l’intenzione di dare un segnale preciso: con l’investimento di energie si possono raggiungere risultati di altissima qualità. Nel nostro paese è assurda la sproporzione tra la quantità di titoli a fumetti rivolti al pubblico adulto e quella per bambini e ragazzi. Viene da pensare che il motivo sia soprattutto economico: mentre il fenomeno della graphic novel ha investito e conquistato il largo pubblico con un corrispettivo introito commerciale, farsi strada tra il pubblico infantile è diventato sempre più difficile, soprattutto per la concorrenza di altri media a disposizione, e così è stato più facile rinunciare. Chiaramente è la storia del cane che si morde la coda, perché meno si produce e diffonde il fumetto di qualità tra i più piccoli e meno questi lo cercheranno spontaneamente. Fortunatamente di recente più case editrici in Italia dimostrano di comprendere il valore di questo linguaggio non proponendo solo titoli sporadici ma dichiarando una progettualità, vero anello mancante negli ultimi anni anche nei casi di produzione di alto livello. Mi riferisco per esempio a Black Velvet che ha cominciato dal capolavoro di Tove Jansson Mumin e intende proseguire con altri titoli di tutto rispetto; a Orecchio Acerbo e Topipittori, tra le migliori case editrici di libri illustrati in Italia che hanno aperto le loro porte al fumetto tenendo sempre alto il livello delle proposte; a Bao Publishing che ha ben chiari obiettivi di produzione e traduzione di opere a fumetti per bambini e adolescenti.
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Scrivere e disegnare fumetti per bambini è un compito difficile, a mio avviso. Credo sia molto facile banalizzare e molto difficile incuriosire davvero i piccoli lettori. Tu giustamente sottolinei i limiti dell’editoria nostrana in merito alle produzioni per bambini. E per quanto riguarda gli autori? Pensi che ci sia un rifiuto culturale e artistico da parte degli autori? Una qualche forma di soggezione? Oppure, anche sulla base della vostra esperienza con Canicola, credi che gli autori abbiano solo bisogno del progetto giusto per essere stimolati?
Sono d’accordo sul fatto che sia impresa difficile ma non penso ci siano rifiuti da parte degli autori, solo il bisogno di progetti e investimenti. Per noi sono stati significativi l’entusiasmo e la serietà con cui anche gli autori che non avevano mai lavorato prima per i più piccoli (la maggior parte di quelli coinvolti) hanno affrontato la proposta. Artisti che letteralmente si sono dati. Se ci pensi anche in passato la maggior parte degli autori che hanno fatto la storia del fumetto in Italia sono passati per la narrazione per ragazzi, certo parliamo di altri momenti storici e di un approccio diverso anche da parte del pubblico di riferimento, ma in fondo il concetto di investimento sugli autori è lo stesso. Si tratta di individuare sensibilità e poetiche in grado di poter affrontare il confronto.

Intervista con Liliana Cupido: gli Autori al servizio dei bambini> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="348" width="230" alt="Intervista con Liliana Cupido: gli Autori al servizio dei bambini >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-31111" />Qualche indicazione sui lavori che si trovano all’interno di Canicola? Qualche sorpresa particolarmente felice?
Di sorprese felici ce ne sono molte ci sembra. Anche questo numero come i precedenti propone fumetti e disegni dalla vocazione narrativa: Francesca Ghermandi ha interiorizzato il progetto realizzando una storia tanto generosa quanto disseminata da ironia e spirito dissacratorio verso gli stereotipi piccolo borghesi. Una piccola perla narrativa che si burla anche degli stessi bambini con un sottile intento pedagogico anticonsumistico, e il tentativo di spingerli (spingerci) attraverso la comicità ad una riflessione sull’agiatezza. Anke Feuchtenberger ci ipnotizza con un racconto in prima persona di una cagna olandese che parla un italiano improbabile, in una storia che mette in gioco gelosia, affetto, incomunicabilità, perdita. Giacomo Nanni reinterpreta una fiaba di Leonardo Da Vinci esaltando l’universalità dei contenti con uno stile sintetico, attraverso un pattern cromatico moderno e accattivante e un uso sapiente delle parole che ci conquistano con l’incedere di una nenia. La storia di Amanda Vähämäki penetra il quotidiano e ci mostra un mondo dai colori caramellosi in cui i bambini per salvarsi devono imparare a guardare dove nessuno insegna loro; e ancora la lettone Anete Melece rovescia con ironia la rappresentazione della morte, tanto da farcela guardare con tenerezza. Anna Deflorian congela i sentimenti attraverso atmosfere rarefatte dai colori sofisticati che sono una piccola lezione al gusto, e nello stesso tempo realizza una narrazione in biblico tra l’albo illustrato e il fumetto stesso. Vincenzo Filosa propone un approccio visivo e un immaginario di derivazione manga con forte dinamismo e la rappresentazione di mostri di diversa natura, ma lo stempera e lo arricchisce con una stimolante drammaturgia data dalle invenzioni sul colore.

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Come avete pensato l’allestimento della mostra a Bologna? Di nuovo, c’è un pensiero specificamente rivolto ai bambini, o no?
Insieme alla mostra di Canicola bambini convivono quella di Emile Bravo e quella del concorso rivolto alle scuole.  L’idea di base è stata quella di rendere il luogo vivo e non contenitore neutro di esposizioni, così prima ancora che sul loro allestimento si è ragionato sullo spazio del laboratorio all’interno della sala, collocandolo al centro di tutto. L’obiettivo, oltre ai continui incontri con gli autori avvenuti durante il festival, voleva essere quello di far vivere il laboratorio come momento di rielaborazione personale dopo la fruizione delle mostre, tappa importante per chiudere il percorso.

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È davvero possibile secondo te creare un collegamento diretto tra la lettura di fumetti in giovane età e lo sviluppo di tale passione in età adulta? Esiste un problema di alfabetizzazione fumettistica per i lettori?
Penso valga per tutti i linguaggi, è naturale che da adulti ci portiamo dietro le passioni masticate da bambini e in questo senso sollecitare la frequentazione di diversi linguaggi fin dall’infanzia è fondamentale. Non si può dire che nelle scuole sia contemplata una vera e propria alfabetizzazione fumettistica, si tratta ancora di qualcosa lasciato a discrezione dell’insegnante e nonostante i programmi prevedano che ad un certo punto si affronti l’argomento, si risolve il più delle volte in maniera superficiale. Incontrando le classi ci si rende immediatamente conto che la frequentazione del fumetto deriva spesso da uno stimolo dato dalla famiglia, per via di una passione che si tramanda, oppure dall’iniziativa personale dei bambini, raramente deriva da una sollecitazione data dalla scuola. Questo è un nodo centrale del meccanismo di formazione di lettori o non lettori, e proporre il fumetto anche a bambini molto piccoli aprirebbe prospettive interessantissime. Penso per esempio ad alcuni fumetti di José Parrondo, completamente muti, dallo stile essenziale nella definizione delle forme, in cui si susseguono uno dopo l’altro micro avvenimenti che trasformano la scena, gli oggetti, i personaggi e si traducono in sollecitazioni continue scatenando quello che viene definito apprendimento per scoperta tanto auspicato nel processo educativo.

Intervista con Liliana Cupido: gli Autori al servizio dei bambini> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="364" width="260" alt="Intervista con Liliana Cupido: gli Autori al servizio dei bambini >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-31114" />I vostri laboratori, come ci racconta Emanuele Rosso in un bell’articolo che pubblichiamo insieme all’intervista, si occupano soprattutto di insegnare i rudimenti del fumetto, poggiandosi sulla creatività e la cultura visiva acerba ma ricchissima di potenzialità dei bambini. Utilizzate anche opere esemplificative, stralci di fumetti utili a illustrare tecniche, approcci e possibilità?
Punto di forza dei laboratori sono proprio le storie. L’alfabetizzazione al linguaggio avviene con la presentazione di tavole tratte da storie diverse, attraverso le quali si affrontano le specificità del fumetto. In questo modo la comprensione passa attraverso il coinvolgimento emotivo nel racconto e lo stile stesso diventa materia di discussione. Perché usare il bianco e nero o i colori? Che effetto provoca nella dimensione narrativa un disegno sintetico piuttosto che uno realistico? Uno degli obiettivi che ci poniamo è quello di stimolare riflessioni sul visivo che remano in direzione opposta ad una fruizione mediatica passiva. Legare uno stile ad una trama vuol dire anche cercare un senso nelle immagini che si hanno di fronte, ed educare a una molteplicità di stili piuttosto che a modelli stereotipati.

Con l’associazione Hamelin vi occupate da tempo di insegnamento del fumetto nelle scuole. L’ambito educativo è tema delicato e profondo, spesso sottovalutato o pre-dato senza riflessione e consapevolezza. In questo contesto, quale può essere il valore aggiunto che può offrire il fumetto agli studenti? Quali spunti educativi offre?

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Bah… forse è banale dirlo, forse è un concetto trito e ritrito, ma credo che il fumetto, così come ogni altro linguaggio, costituisca una maniera specifica di guardare le cose ancor prima di essere un ottimo strumento per raccontarle. Riuscire a leggere davvero le immagini, le immagini in rapporto ai diversi stili, in rapporto alle parole e a tutta la grammatica del linguaggio è indubbiamente un esercizio che mette in movimento numerose azioni cognitive che non possono che restituire piacere.
Inoltre come dicevo, durante i laboratori di alfabetizzazione al fumetto mostriamo tavole di autori diversi, alcune di queste, funzionali ad un lavoro sul linguaggio, non fanno parte di storie specificatamente per bambini, per esempio quelle di Jason o Fabio Viscogliosi. Il caso di Fabio è emblematico per parlare di spunti interessanti: mostriamo le sue tavole per prime e queste, tutte in bianco e nero, senza testo, con personaggi e oggetti delineati da pochi essenziali tratti, hanno uno strano impatto sui bambini. Dapprima lasciano loro perplessi perché non sono qualcosa di familiare e non hanno nemmeno colori accoglienti. Mano a mano che si procede nella lettura, nel commento delle azioni rocambolesche degli animali antropomorfi protagonisti e delle trovate stilistiche dell’autore così legate alle specificità dei comics, comincia l’affezionamento.
Altro passo e obiettivo dei laboratori è che avvenga un’interiorizzazione degli elementi del linguaggio da parte dei partecipanti, affinché li facciano propri e li usino per raccontare se stessi. Questo per i bambini è spesso elettrizzante: da lettori diventano autori e insieme protagonisti di una storia.
Servirsi del codice fumettistico permette loro di dare una forma alle emozioni, di inserirle in una struttura razionale e di rielaborarle guardando tutto dall’esterno, con un distacco da regista e lettore assai proficuo.

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Come si incrociano i bisogni e le attese degli insegnanti,  in questo senso? Come convincere gli istituti scolastici a utilizzare il fumetto?
L’esperienza nelle scuole ci ha portato a capire che ancor prima di cominciare le attività rivolte alle classi è necessario affrontare la preparazione degli insegnanti. Raramente gli insegnanti sono aggiornati su cosa sia il fumetto oggi e sulle infinite possibilità che offre sul piano pedagogico. Molti di loro sono ancorati a un’idea di fumetto come linguaggio esclusivamente di intrattenimento, e né sono consapevoli del valore delle sue specificità per lo sviluppo cognitivo anche laddove di puro intrattenimento si tratti, né immaginano l’esistenza di storie straordinarie che uniscono una ricerca di stile del disegno a un’attenzione profonda per il mondo dell’infanzia nei temi del racconto. Quando alle classi mostriamo una storia come Piccolo vampiro va a scuola di Joann Sfar si parla di mostri e diversità, di solitudine, di paure e desideri ancorando i ragionamenti alla narrazione e all’impostazione grafica delle tavole, si commentano le forme delle vignette, le onomatopee, i salti temporali tra una vignetta e l’altra, si offrono in definitiva così tanti spunti di riflessione e discussione con i bambini da impressionare anche gli insegnanti più restii.

Intervista con Liliana Cupido: gli Autori al servizio dei bambini> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="214" width="200" alt="Intervista con Liliana Cupido: gli Autori al servizio dei bambini >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-31118" />Allargando lo sguardo sul panorama editoriale europeo e mondiale, secondo un approccio che vi caratterizza da sempre, hai qualche fumetto per bambini particolarmente interessante da segnalare ai lettori de LoSpazioBianco.it?
Solo per citarne alcuni: dalla bellissima serie di volumi di Anouk Ricard Anna et froga ai fumetti potenzialmente per piccolissimi di José Parrondo, passando per una sorta di romanzo di formazione di Nadja La forêt de l’oubli fino a The clouds above di Jordan Crane, Spiral bound di Aaron Renier e Robot dreams di Sara Varon.

Intervista con Liliana Cupido: gli Autori al servizio dei bambini> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="341" width="277" alt="Intervista con Liliana Cupido: gli Autori al servizio dei bambini >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-31116" />Infine, a BilBOlbul ormai conclusa da qualche mese, avete avuto modo di trarre un bilancio di questa edizione? In particolare, per rimanere in argomento, quale riscontro avete avuto da parte del pubblico bambino? Avete visto davvero muoversi qualcosa in questa direzione?
Come accade durante i laboratori, abbiamo visto che i bambini hanno bisogno e voglia di buone storie e reagiscono sempre con grande entusiasmo se stimolati a guardare e a seguire racconti mai conosciuti prima, capaci di svegliare la loro curiosità. Penso che la quantità e il livello altissimo delle attività per bambini e ragazzi di quest’anno abbiano acceso una miccia a più livelli: tra i bambini stessi, tra editori e addetti ai lavori rispetto a un confronto reciproco sulle varie nuove esperienze editoriali (alcuni di questi sono stati coinvolti anche in un momento ufficiale di incontro con il pubblico sul tema); tra genitori ed educatori che il più delle volte hanno scoperto qualcosa di cui non si aspettavano nemmeno l’esistenza. Non è un caso che il tutto sia accaduto proprio in questa edizione: come accennavo prima, abbiamo raccolto stimoli e segnali di un terreno in fermento da qualche tempo e abbiamo fatto in modo di creare situazioni di confronto anche per provocare nuove spinte propulsive.

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Riferimenti:
Hamelin: www.hamelin.net
Canicola: www.canicola.net
Bilbolbul: www.bilbolbul.net


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