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Intervista di Pietro De Bonis a Luisa Foddai, autrice del libro “Graffi e carezze”.
Creato il 04 marzo 2015 da Rassegna Dei Libri @rassegnalibri"Vedo larghi occhi di bimbi canuti stillare miele su ceneri ardenti./ Vedo e non vorrei.../ sublime dono la cecità!/ Pietosa Madre di incolpevole buio".
Luisa Foddai nasce ad Arbus (CA) nel maggio del 1962. Educatrice di comunità infantile, coniugata e madre di due figli. Autrice più volte premiata con prestigiosi riconoscimenti in svariati concorsi letterari nazionali e internazionali. Partecipa attivamente a varireadingpoetico-letterari e a eventi poetico-globali quali “100 ThousandPoetsForChange” e ai Festival Internacional de Poesia Palabra en elMundo “Dèmosle una oportunidad a la paz”.
Numerose sue opere si trovano pubblicate in diverse antologie. “Graffi e carezze” costituisce la sua prima raccolta poetica.
Pietro De Bonis:Ciao Luisa! Da dove ti nasce questa amore smisurato per la poesia?
Luisa Foddai:Ciao Pietro, grazie per questa domanda che pur nella sua apparente semplicità mi permette di provare ad entrare nella profondità della risposta che merita. Credo di poter affermare senza dubbio alcuno che questo smisurato amore per la poesia trovi la sua genesi nella misura direttamente proporzionale all’altrettanto amore senza limiti per la Vita. La Vita che con i suoi coni d’ombra e i suoi spicchi di luce, le sue prove, le sue contraddizioni, le sue peripezie, ci chiama ad essere come degli abili funamboli alla ricerca di quel sufficiente equilibrio per essere dei protagonisti lucidi e consapevoli della stessa e non e inermi spettatori che da lei si lasciano vivere.
Pietro De Bonis: “Graffi e carezze dell’anima” la tua silloge poetica, quanto tempo ti è servito per mettere insieme le tue poesie e trovare loro un titolo che le rappresentasse?Luisa Foddai:Quel libro, quel corpus di 70 poesie che lo compone era dentro di me già da tempo. Custodito negli anfratti più reconditi della mia anima. Versi elevati “a canto”, pagine di vita da incidere nero su bianco forse come inconscio desiderio di lasciare traccia e memoria del mio esistere. Il tempo è stato solo quello relativo all’’ascolto di quella voce tenuta muta troppo a lunga e che ora premeva forte per trovare la sua via, il suo spazio catartico. Più lunga è stata invece la gestazione della scelta di pubblicare quelle emozioni, quello ‘sguardo poetico ’che solo l’occhio trasfigurato della poesia consente e ti dona, inchiodandoti però anche al dono della non sempre facile condivisione, pena l’implosione che può arrivare a squassarti l’anima. Nessun indugio invece per la scelta del titolo. Mai nulla come quelle parole e quella immagine per mefortemente simbolica della copertina, avrebbero potuto meglio rappresentare quelle liriche. Quegli spaccati di vita, quelle antitetiche finestre esistenziali fonti, origine e ispirazione stessa di quelle alfe e di quegli omega che da quelle luci e ombre nascono, si compiono… e muoiono.
Pietro De Bonis: Con che termine definiresti il mondo lirico della Foddai?Luisa Foddai:Il mondo dei poeti, o di quelli come me che umilmente si limitano a portare fuori ciò che prepotentemente sentono lasciando ad altri il qualificare del proprio sentire, è uno spazio senza tempo, senza regole e barriere. Il poeta è un folle, un visionario. Porta in fronte un occhio lucido e spietato che lo costringe in balia di quelle intuizioni che come frecce scagliate in un baleno gli trafiggono il pensiero, ad un ‘stop’ senza appello. La poesia, cosi come era solita dire Alda Merini, una grande poetessa contemporanea che io tanto amo e della quale tanto ne rimpiango l’ assenza,è una grande maleducata che non conosce tempi e ore, non rispetta mattini, pomeriggi e notti. Mi esige dedizione e accoglienza, ripagandomi però con un mondo lirico fatto di suggestioni, sublimazioni, trasfigurazioni, simbolismi e metafore. Un mondo dove tutto è relativo, nulla definito e definibile, etichettato e schematizzato. Dove nulla è mai compiuto e dove tutto è in continua evoluzione tra le mani della parola che con le sue mille declinazioni e gli infiniti ludismi si fa interprete di quel mondo. Ecco cosi definirei il mondo lirico della Foddai, nel quale lei sguazza in quel vortice che la compie nell’incompiuto, che la eleva senza ali, la definisce nell’indefinibile, la inchioda e poi la schioda, la uccide… e la risorge.
Pietro De Bonis: La sinfonia e l’armonia delle cose quanto sono importanti nella tua vita? Da lorogemmano le tue poesie?Luisa Foddai:Sì, credo siano indispensabili. La mia è una ricerca continua di entrambe, o meglio ancora della loro compenetrazione e armonizzazione. Applicando il concetto della “relatività” ad ogni cosa, ne scavo la sua essenza cercandone l’anima riconoscendo il senso e il diritto di esistenza ad ogni cosa che vive. Ed ecco perché per me diviene bellezza anche il grigio di una giornata senza Sole. In riferimento al termine sinfonia, il parallelismo con la musica arriva spontaneo. Altro grande amore e mia passione, espressa anche attraverso il canto corale come voce di contralto in una Polifonica in cui da anni canto. Altro linguaggio universale capace di elevare a “bellezza” ciò che l’animo umano con il proprio talento è capace di creare e comunicare e la cui differenza sta solo nel mezzo del quale si serve. La poesia lo fa con le parole, la musica con le note… come un pittore con i colori o uno scultore con lo scalpello. E spessissimo le mie poesie vedono la luce con il sottofondo di una sinfonia di Beethoven o una sonata di Chopin. Alla tua seconda domanda rispondo con un si. Tanti versi gemmano da esse… ma tanti di più sono quelli ispirati però dalle dis-armonie e da quella incessante esigenza di ricomporla.
Pietro De Bonis: Perché l’anima è portata a perdere la quiete come Peter Pan la sua ombra?Bisogna attaccarsela bene la quiete? Se sì, in quale parte del corpo la attaccheresti?Luisa Foddai:Perché un’anima quieta è un’anima compiuta, un anima “comoda” forse, ma senza la proiezione della nostra umanità, la nostra coscienza che ci ricorda il nostro essere uomini e umani. Un’anima senza ombra come quella di Peter Pan portata a perderla, ci inchioda a una perenne immaturità affettiva, a un’ compiuto’ dove non c’è più margine di compimento. Dove tutto è immoto, nulla scorre e nulla evolve. E l’animo di un poeta non può essere quieto. Dalla sua inquietudine nasce la sua poesia. Il dolore del mondo diventa il suo dolore, il grido muto, anche quello dell’ingiustizia sociale deve divenire il suo grido. Al poeta non compete il“perdono”, la quiete della pace. I tribunali assolvono le innocenze, ma la poesia si fa rea delle colpe di ogni uomo che dimentica la sua umanità. C’è un unico momento in cui vorrei che essa mi penetrasse. Il giorno in cui lascerò questa vita, regalandomi l’indulgenza del sentirmi “compiuta” e pronta quindi per quel viaggio con quella “quiete” attaccata all’anima.
Pietro De Bonis: Che lessico hai scelto di adottare per“Graffi e carezze dell’anima”? Quanto curi questo aspetto?Luisa Foddai:Quello che in maniera più libero e naturale è sgorgato da laggiù, dalle viscere delle mie carni che non erano solo cuore, solo mente o solo pancia. Ogni parte di esse aveva la sua verità che andava ascoltata e accordata, affinché la somma di esse divenisse la mia totale verità. Raramente rivedo o sostituisco parole o termini nella ricerca di un inquadramento stilistico, metrico o musicale del testo. Ad ogni parola sgorgata affido il potere di quella intuizione poetica del momento. Mi chiedi quanto curo questo aspetto. Quel tanto necessario che assolve a quella funzione primigenia e catartica per la quale la poesia stessa nasce. E se quelle parole saziano quella fame… nulla va modificato o sacrificato in nome di funzioni secondarie.
Pietro De Bonis: Le carezze guariscono i graffi,Luisa?Luisa Foddai:Oh sì! Sicuramente si! Nel mio caso, le carezze sono le parole che agiscono come miele su quel sale delle piaghe della vita. Ma se è vero che quelle carezze guariscono queigraffi… è altrettanto vero che è da quei graffi che nascono quelle carezze.
Pietro De Bonis: Leggo sei presidente di un’Associazione, ce ne vuoi parlare?Luisa Foddai:Con vero piacere! L’Associazione della quale sono presidente si chiama ‘LiberaMentenoi… insieme per Crescere e si occupa di Formazione e Crescita personale. Costituita recentemente, senza alcun fine di lucro, con un gruppo di amici con i quali già da anni seguiamo percorsi Formativi e di Consapevolezza, organizziamo dei Corsi mirati a uno svilupposempre crescente delle proprie risorse e potenzialità spesso ignorate. Offriamo l’occasione a chi ne avverte l’esigenza, di fermarsi un pochino a riflettere su se stessi, educandoci ad un ascolto più profondo di ciò che a volte inconsapevolmente ci vive dentro senza essere spesso compreso o codificato. I Corsi sulla Comunicazione Empatica (CNV sul modello di M. Rosemberg) che portiamo avanti con un gruppo di lavoro, o quelli sulla PNL (Programmazione Neuro Linguistica di R. Bandler) o quelli sulla Intelligenza Emotiva, rispondono appieno a ciò. E in virtù del fatto che la poesia non può nascere se non da un profondo ascolto di se stessi, anche educare e auto-educarsi a ciò, dalla mia prospettiva questo può essere visto come ‘Poesia, o meglio…propedeutica a essa. E troverebbe spiegazione anche l’entusiasmo e l’impegno che spendo nel portare avanti questo progetto Associativo in cui credo fermamente.
Pietro De Bonis: Grazie per questa chiacchierata, Luisa Dove possiamo acquistare il tuo “Graffi e carezze dell’anima”? Hai in vista presentazioni?Luisa Foddai:Grazie a te Pietro. Il libro può essere acquistato in diverse librerie online quali lafeltrinelli, mondadori, amazon, libreria universitaria, san paolo store ecc. Al momento ho già presentato il mio libro in due serate sostenute dall’Amministrazione Comunale e dai rispettivi Assessorati alla Cultura della cittadina in cui vivo Guspini e di quella in cui sono nata, Arbus. Mi piacerebbe avere ora la possibilità di far sbarcare il libro oltre il confine della mia bella isola. A cominciare magari, proprio dalla nostra capitale. Quindi… si accettano inviti e proposte!
pietrodebonis.com
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