I mori solitamente sono quattro, sia nella bandiera della Sardegna ma a Livorno, soprattutto, quelli incatenati ai piedi del granduca Ferdinando I de'Medici; oggi invece noi ne conosciamo tre, cioè i fondatori di Moro design, Andrea Brancoli, Andrea e Diego Saccà; amici d'infanzia uniti dalla passione per il rugby ed il mare e dal 2012 imbarcati insieme in quest'avventura chiamata Moro Design.
Incontro Moro Design, senza Andrea Brancoli impegnato per motivi lavorativi, ma con l'aggiunta di Paolo Ciriello il fotografo con cui hanno collaborato per il loro ultimo progetto. E' un caldo pomeriggio di fine estate rinfrescato solo in parte dal vento che spira dal mare e ci troviamo a casa di uno dei mori che è letteralmente occupata dai loro oggetti e dalle maglie che stanno producendo in questo momento. Ho organizzato questa intervista sia perché sono rimasto piacevolmente colpito dal loro lavoro, ma soprattutto perché hanno messo il Grattacielo di Michelucci sulle loro maglie e per chi segue LineadiSezione sa quanto io sia legato a quell'edificio. - Moro Design come siete nati? Diego: Noi tre ci conosciamo fin da bambini, ma l'idea di creare Moro Design nasce da Andrea Brancoli che da tempo aveva in mente di realizzare oggetti di design partendo dal riciclo. Abbiamo prodotto le prime poltrone e le abbiamo regalate ad amici e conoscenti per mostrare il nostro lavoro il più possibile. Paolo Ciriello si unisce a Moro per il progetto delle maglie, infatti è da sempre nostro grande amico ed un grande fotografo, noi ci siamo innamorati di alcuni suoi scatti e da qui nasce la collaborazione.- I prodotti che create, come abbiamo detto, nascono tutti dal riciclo di altri oggetti, è questa l'idea generatrice di ogni elemento? D: Sì, ogni pezzo che compone i nostri prodotti deriva dal riuso di elementi diversi, il legno, le guarnizioni e i bidoni sono tutti oggetti a cui diamo una seconda vita. Soprattutto il bidone è diventato il nostro marchio di fabbrica; questi fusti che contengono olio per motori marini si trovano in grandi quantità nel porto di Livorno e ci piaceva ricollegare i nostri oggetti con l'attività portuale. - Guardando la vostra produzione le contaminazioni tra i vari campi sembrano una costante, il riuso, la moda, la fotografia. C'è comunque un filo conduttore che lega tutto? Andrea: Quando abbiamo pensato Moro Design queste sue molteplici anime erano già presenti, infatti abbiamo registrato il marchio come "arredamento e vestiario". L'idea di poter realizzare dei capi d'abbigliamento nasce insieme a Moro, ma si è concretizzata solo quando abbiamo visto le fotografie di Paolo, abbiamo cercato di creare un prodotto particolare selezionando un tessuto di qualità con delle rifiniture fuori dall'ordinario e per far risaltare al massimo le immagini di Paolo abbiamo scelto una stampa di altissima qualità. - Paolo Ciriello come entra nel vostro progetto? A: Conosciamo Paolo da molti anni ma la vera scintilla è scattata dopo una gita notturna in barca in Sicilia, a Linosa (ride); dove ci siamo incontrati per caso la scorsa estate. Le fotografie di Paolo ci sono sempre piaciute e, come abbiamo detto prima, la possibilità di realizzare una maglia era già dentro Moro, quindi abbiamo deciso di collaborare per questo progetto. - Le maglie che avete creato raffigurano il Grattacielo di Michelucci, un'opera architettonica controversa e non sempre vista in maniera positiva all'interno della città. Come mai avete deciso di metterlo sulle vostre magliette? D: Arte, design ed architettura sono sempre legati tra di loro, in un paese come l'Italia ancora di più e quindi l'idea di stampare il Grattacielo ci è sembrata quasi naturale. Paolo: Io sono nato sotto il Grattacielo ed in più negli anni dell'asilo mi ci hanno portato in visita, all'interno e fino alla terrazza, quando ancora facevano le visite guidate, ed è rimasto impresso nel mio immaginario. Io non lo disprezzo come opera architettonica, per me è il totem di Livorno, dove vai vai per la città lo vedi sempre e sempre con una prospettiva nuova, sembra quasi si modifichi costantemente; a Livorno tutti fotografano la Terrazza Mascagni e io fotografo il Grattacielo. A: Paolo si è anche calato sulla facciata del Grattacielo. - Come ti sei calato? Tipo arrampicata? P: Non mi sono proprio calato, l'anno scorso una ditta stava facendo manutenzione all'edificio ed io in quel periodo li stavo preparando un servizio fotografico, quando ho saputo che sarebbero andati in cima non mi sono lasciato sfuggire l'occasione e quindi sono riuscito ad affacciarmi dall'alto dei suoi 98 metri. - Nascono prima le fotografie e poi le maglie o viceversa? P: Le fotografie sono nate prima, in particolare queste sono legate alla doppia faccia del Grattacielo, sono doppie esposizioni fatte in pellicola, sono immagini sovraimpressionate, te sai che dove la luce non c'è la pellicola non viene impressionata, quindi ho oscurato metà obiettivo e poi girato la macchina fotografica e scattato di nuovo creando un gioco di sovrapposizioni. - Quindi le immagini delle maglie non hanno una post-produzione digitale? P: No, sono in analogico, sono state scattate con una Hasselblad a 120mm e con le vecchie pellicole a rullo, quelle che chiamavano medio formato. Ho girato intorno al Grattacielo e fatto numerose prove fino ad ottenere una serie di scatti interessanti, tra cui i due scelti per le maglie. La fotografia dove il Grattacielo sbuca dalla nuvola nasce dallo stesso principio, avevo già quest'idea in mente ed ho realizzato una foto con un infrarosso dove il cielo viene nero ed emergono solo le nuvole e poi ho scattato al Grattacielo. La doppia esposizione ha una schiera di appassionati che nascono principalmente dalla Lomo, ma quelle sono macchine di bassa qualità. - Come sei arrivato a fotografare l'architettura? P: Le foto d'architettura mi hanno sempre affascinato, quando ho iniziato a scattare andavo a giro per Livorno e fotografavo quello che avevo intorno. In realtà fotografie di architettura canoniche non le ho mai fatte, sono sempre stati scatti che ho fatto per me e quindi a gusto mio. Quando mi muovo per la città vado sempre un po' col naso all'insù. - Il Grattacielo, nel progetto originale di Michelucci, avrebbe dovuto avere una volumetria notevolmente ridotta rispetto a come è poi stato costruito e nelle tue immagini è molto alleggerito rispetto alla realtà, ne eri al corrente? P: No, non lo sapevo, forse inconsciamente avevo intuito la volontà iniziale dell'architetto. - Livorno è ricca di esempi di architettura anni 50/60 che si presterebbero ad essere fotografati, hai altri riferimenti da utilizzare? P: Sì, fotografie alle architetture di Livorno ne ho fatte molte, anche ai palazzi in Piazza Attias ad esempio, forse mi piacciono gli spigoli importanti. Poi ho fotografato anche i palazzi della Rosa sempre sfruttando la doppia esposizione ma nulla come il Grattacielo.
- Mentre la grafica delle maglie è basata sul non-colore, gli oggetti di design che realizzate sfruttano il colore come forma importante di comunicazione. Come si legano queste due anime? P: Già le fotografie erano in bianco e nero e quindi le maglie nascono di conseguenza. D: Paolo aveva altre immagini del Grattacielo, anche a colori, ma quelle scelte si prestavano meglio ad essere stampate su tessuto, col fine sempre di garantire uno standard molto alto dal punto di vista qualitativo. - Tornando a Moro in senso stretto, gli oggetti di design che avete prodotto fino ad oggi sono tutti legati al riuso, pensate di diversificare la vostra linea oppure volete continuare con questa politica? D: La nostra matrice rimane sempre il bidone riletto in un'altra ottica; stiamo sviluppando diverse idee ma sempre legate al concetto del riuso. A: Stiamo diversificando la linea degli oggetti, stiamo realizzando un tavolo da bar e ora dobbiamo finire uno sgabello sempre pensato per un bar. Andrea poi ha diverse altre idee anche già in fase avanzata, ma nulla ancora di pronto per essere mostrato.
- Progetti per il futuro? D: Siamo di ritorno da Parigi dove siamo stati al Maison&Objet che ci ha permesso di conoscere numerosi contatti e di farci vedere ad un pubblico per noi nuovo, ad esempio abbiamo riscontrato pareri molto positivi, e interessati, da parte di ditte legate alle automobili ed in generale al mondo dei motori. A: Stiamo pensando di svilupparci anche a livello di merchandising, per riuscire a promuovere al massimo i nostri prodotti, ci sono dei siti che stiamo valutando e nei prossimi mesi ci vogliamo concentrare soprattutto su questo aspetto. Inoltre, vista la positiva esperienza di Parigi e prima di Firenze dove siamo stati a Pitti, vorremmo andare al prossimo Fuorisalone a Milano.