Dario Bucci
Classe 1967, nato ad Hitchin nella contea dell’Hertfordshire, in Inghilterra, Dario comincia a “gattonare” nel teatro un bel po di tempo fa in una compagnia amatoriale di Caiazzo ridente cittadina in provincia di Caserta, in cui è vissuto, e, poiché il teatro gli era si era insinuato come un tarlo non solo in testa ma anche nell’animo complici le commedie del grande Eduardo De Filippo che venivano trasmesse alla televisione, ben presto decide che da grande vuol diventare un attore professionista e, questo fervido desiderio lo porta a trasferirisi dalla piccola cittadina casertana al capoluogo campano dove incomincia a studiare recitazione, a forgiare le prime esperienze, a farsi le ossa, all’Università Popolare dello Spettacolo all’epoca diretta da Ernesto Calindri
Successivamente si trasferisce a Roma, città in cui inizia a frequentare i primi teatri e, dove comincia a delinearsi la sua scelta professionale che non è sempre facile, infatti non presto incomincia le sue prime tourné teatrali, e conosce anche grandi e lunghi periodi di disoccupazione.
- Difficile il mestiere dell’attore se non si hanno le giuste conoscenze o il giusto talento ed io non posseggo ne l’uno ne l’altra - è quello che mi racconta in una maniera spudorata ed incandescente Dario, che a costo di grossi sacrifici decide di portare avanti la sua scelta dettata da un grande amore verso la recitazione.
E, alla solita domanda su quali sono i suoi progetti futuri, Dario mi confida che dopo tanti anni, trascorsi sul palcoscenico alla mercé anche di registi non del tutto qualificati, ha un grande sogno nel cassetto e cioe’ quello di portare in scena realizzando tutto da solo, regia, costumi, scenografia, il Giulio Cesare di Shakespeare, un obiettivo cristallino il suo e, le idee sono tante sul come, dove, quando e con chi metterlo in scena.
- E’ un testo che ho sempre amato, molto- e con l’idea di poter realizzare questi futuri progetti sorride con gli occhi complici e beffardi e di chi sa il fatto suo
Angie: – Quanto conta una buona alimentazione per il tuo lavoro?
Dario: – E’ importantissima…Il teatro, che per me è soprattutto una disciplina sportiva, richiederebbe da parte dell’attore una decorosa forma fisica e una buona tenuta atletica, ma spesso gli attori, invece, si presentano al pubblico vistosamente appesantiti e con un bel po’ di panza.
Ma, bisogna anche dire, che non è facile per un attore quando è in tourne’ in giro per l’Italia, sbattuto da una città all’altra, seguire una corretta alimentazione…Si conduce una vita un po’ irregolare, e, non c’è la possibilità di fare tanta attività fisica, si mangia nei ristoranti a tarda ora e si beve tanto vino svegliandosi l’indomani raramente prima di mezzogiorno. Con questo ritmo di vita non è facile mantenere un fisico tonico ed è per questo che quasi tutti gli attori hanno la panza…
Angie:- Hai mai pensato di scrivere un testo teatrale con delle puntatine gastronomiche?
Dario: – No, Nisba. Non sono capace di scrivere testi teatrali. Tanti anni fa, mi pare di ricordare, che in una commedia che avevo provato a scrivere c’era un personaggio che aveva deciso di mangiarsi il piede…Ma si trattava di una schifezza di comedia che chissà dove è finita…Forse Gianni Papa ne conserva una copia…
Angie:-Le tue esperienze lavorative.
Carlo Croccolo
Dario: – Ricordo con molto affetto gli anni che ho lavorato con Carlo Croccolo (grande attore da cui ho appreso tanto), in commedie come Il malato immaginario, Miseria e Nobiltà, Il Medico dei pazzi anche se in genere non credo di aver mai fatto delle cose memorabili dal punto di vista artistico, poche volte mi sono sentito veramente coinvolto, ma in compenso mi sono sempre divertito tanto.
Adoro la vita da Tourné ed ho sempre legato molto con i colleghi, credo di avere un buon carattere che mi porta ad andare d’accordo con quasi tutti e a volte proprio negli spettacoli peggiori, trovo il modo di divertirmi di più con i colleghi e, ti confesso che, preferisco di gran lunga recitare in un pessimo spettacolo con una compagnia simpatica che in un bellissimo spettacolo dove però si respira clima di tensione e di competizione.
Angie:- Hai un ristorante o locale dove preferisci andare a mangiare? se si, dove?
Dario: – Nessuno in particolare. In genere preferisco le taverne e le bettole poco frequentate, on mi piace stare nei locali pieni di gente.
Angie:- Sei mai stato a dieta?
Dario: – Perennemente. Sono vanitosissimo e ogni mattina controllo allo specchio se mi è spuntato un principio di panza.
Se ho, anche, solo la sensazione, che possa essere successo allora lancio un gran grido modificando il regime alimentare e, la mia dieta così diventa veramente ferrea, fino a quando il mio disubbidiente stomaco rientra nei suoi giusti ranghi, e cioè quello di uno stomaco che appartiene ad un uomo che tiene al suo fascino e bellezza.
Angie:- Meglio carne o pesce?
Dario: – Mi piacciono tanto entrambe. Nel periodo estivo preferisco decisamente il pesce accompagnato da un bel vinello bianco, mentre invece in inverno non disdegno sia carne che pesce.
Babà foto a cura di SteveH
Angie:- Se fossi un dolce, quale saresti?
Dario: – Mi è sempre piaciuto il gioco del se fossi, ma a questa domanda non so ben rispondere, allora diciamo un bel babà con la panna. Credo che è il dolce che preferisco e poi c’è chi dice che sono un babà e dicono anche che sono un cetriolo, ma non è un dolce.
Angie:- Vino ?
Dario: – In abbondanza, grazie. Mi piace sia il vino bianco che rosso, a pranzo e a cena ci vuole, sperando poi di non prendere pericolose derive. Il vino mi piace freddo anche quando è rosso e che nessuno inorridisca ma di bere il vino a temperatura ambiente non ne voglio proprio sapere.
Angie:- Il tuo punto debole?
Dario: – Ne ho parlato già prima, la vanità, anzi ti dirò che se uno vuol Se uno mi vuole conquistare basta che faccia qualche apprezzamento fisico o rida a qualche mia battuta ed io sono sottomesso al suo volere
Angie:- Nel tuo frigo cosa non manca mai, e nella dispensa?
Dario: – Bevande, acque, vini. Di cibo non c’è mai molto, visto che faccio la spesa giorno per giorno comprando solo quello che voglio mangiare in quel momento.
Angie:- Qual’è il piatto che ti piace cucinare di più in assoluto???
Dario: – La carbonara. E’ molto semplice da preparare e mi piace molto.
Angie:- E quello che ti piace mangiare?
Dario: – Tutto, non ho particolari preferenze. Sono una buona forchetta e un buon cucchiaio (adoro il brodino) che riesce ad apprezzare tutto il cibo in assoluto.
Angie:- Come ti definiresti a tavola?
Dario: – Un vorace. Mangio velocemente e così accontento anche chi mi ospita e il mio apprezzamento è evidentissimo nei bocconi che butto giù masticandoli appena.
Angie:- Di cosa sei più goloso? E cosa proprio non ti piace?
Dario: – Sono goloso di tutto. Il cibo mi piace assai, ma una cosa che mi piace particolarmente è la mozzarella di bufala, quella delle mie parti. Non mi viene in mente niente che non mi piace….ah sì…l’aglio, quello non mi piace proprio…
Angie:- La cucina è fatta anche di profumi, essenze, odori, ne hai uno preferito?
Dario: – Tanti, gli odori, come i sapori, son importanti. Penso che per ognuno di noi quelli preferiti sono quelli che ci riportano all’infanzia, l’odore delle caldarroste ad esempio.
Angie:- Non puoi vivere senza?
Dario: – L’acqua. E’ il bene primario della vita in generale, peccato che forse la privatizzeranno. E’ vitale come l’ossigeno. Sono cose che non possono appartenere ai privati.
Angie:- Che cosa secondo te conta nel sedurre una donna? Una buona cena, o anche il saper cucinare?
Dario: – Ad entrambe le cose la donna è sensibile. Cucinare per sedurre una donna è molto funzionale, così come lo è una buona cena.
Io ad esempio, che non sono molto bravo a cucinare, punto su di una tavola apparecchiata con gusto e, credo che il meglio di me lo esprima nel lavare i piatti.
Gli uomini si dividono in cuochi e lavapiatti ed io, inesorabilmente rientro a pieno titolo, nella seconda categoria, e tra le due è la meno gradita alle donne.
Angie:- Una tua ricetta per i miei lettori
Dario: – No, non mi sento di darti una ricetta, non ne sono all’altezza, offrirei un pessimo servizio alla tua rubrica, anche perchè rispondere a questa intervista e l’interesse che hai avuto per me mi dà tanta gioia.
Angie:- L’ultimo libro che hai letto?
Dario: – Un bellissimo romanzo Lucia metteva diamanti nel caffè di Enzo La Marca, che, oltre che a essere un bravissimo scrittore è anche un attore.
Il romanzo è divertente e malinconico ed è ambientato nello sfondo di tournè teatrali, e le miserie e il disincanto di chi si trova a fronteggiare il mestiere dell’attore, un mestiere che appare sbrilluciccante solo a chi lo vive dal di fuori.
Enzo la Marca, lo racconta in maniera meravigliosa offrendo al lettore un testo veramente appassionante.
A mio modesto avviso, Enzo, è uno dei migliori scrittori italiani che ci siano adesso in circolazione.
Angie:- Hobby ?
Dario: – Tanti. In questo momento mi è ripresa la voglia di dipingere. Mi piace dipingere soprattutto grandi battaglie. Un’altra mia passione è quella di costruire elmi e armature con materiale economico come il cartone, la plastica, la carta pesta e spero che prima o poi queste mie passioni possanto trovare impiego in un qualche spettacolo teatrale.
Angie:- Qual’è il tuo sogno più grande?
Dario: – Non credo nei grandi sogni. Credo invece negli obiettivi. Dobbiamo concentrarci sulle nostre mete, obiettivi che devono essere alla nostra portata e che danno un senso alla nostra esistenza.
Angie:- Cosa ti dicono più spesso?
Dario: – Che sono un ingenuo, ma si sbagliano. Non sanno quanta finta sia la mia ingenuità.
Angie:- Ti fidanzeresti con una cuoca?
Dario: – Perché no. Mi viene in menteuna battuta del grande
Totò quando dice: Un cuoco in casa fa sempre comodo.
Angie:- Un piatto della tua infanzia?
Dario: – Spaghetti con pomodoro e basilico.