Lavinia Petti, napoletana, laureata in Studi Islamici, scrittrice esordiente con un urban fantasy ambientato nel capoluogo partenopeo che appare sospeso tra nebbia e mistero, tanto è che sembra quasi di essere trasportati in una dimensione parallela che ricorda il nostro Harry Potter, che vive dentro di lei, anche se non si è ispirata a lui. Antonio, il protagonista, del suo racconto è uno stralunato scrittore che vive nei quartieri spagnoli in compagnia di un gatto.
Un libro da leggere avidamente, in cui ritroviamo riferimenti a Calvino e a Dante, e che la nostra Lavinia ha cominciato a scrivere a 17 anni, quando leggeva l' Ombra del Vento di Zafon, a cui il suo lavoro è stato paragonato.
Napoli è una città che si presta particolarmente per l'ambientazione di un fantasy per le situazioni paradossali e bizzarre in cui spesso ci si imbatte, perdendosi tra i suoi vicoli o in porte che apparentemente non conducono da nessuna parte.
Alla fine di questa chiacchierata gastronomica con Lavinia, devo dire che questa bella ragazza, ha un grande pregio, chiamiamolo cosi', NON AMA I DOLCI, (e non sa quanto sia fortunata) e l'ha piu' volte ribadito, nel nostro scambio, e questo lo dico, come parte in causa e soprattutto per chi come me insegue le diete.
Angie: - Se fossi un dolce, quale saresti?
Lavinia: - Odio i dolci.
Angie: - un frutto
Lavinia: - Una mela.
Angie: - Un liquore
Lavinia: - Sto sviluppando una preoccupante dipendenza dall'Amaro del Capo.
Angie: - E quello che ti piace mangiare?
Lavinia: - Il cous cous.
Angie: - La cucina e' fatta anche di profumi, essenze, odori, ne hai uno in particolare che preferisci ed uno che non ti piace proprio?
Lavinia: - Amo la cannella su tutte, ma in generale sono una grande estimatrice di spezie e odori.
Angie: - Una "fantasia erotico gastronomica"?
Lavinia: - La mortadella sulla pizza. Non ha niente di erotico, ma sarebbe grandioso trovarla.
Angie: - Hai qualche episodio legato al cibo da raccontare? O una cosa carina e particolare che ti è successa?
Angie: - Che fai dopo cena?
Lavinia: - Di solito vedo un film.
Angie: - L'ultimo libro che hai letto?
Lavinia: - Sto leggendo Il Maestro e Margherita.
Angie: - Il pezzo musicale che mette in moto i succhi gastrici...
Lavinia: - Banana Boat di Harry Belafonte.
Era l'ultimo pezzo di una lunghissima musicassetta che mio padre metteva in macchina, durante i viaggi. Quando si arrivava a quella canzone io e mio fratello convenivamo che era arrivato il momento di mangiare.
Angie: - Hobby?
Lavinia: - Arti circensi.
Angie: - Quale piatto eleggeresti come simbolo dei 150 anni dell' Unità d'Italia?
Lavinia: - La pizza. Nel mondo ci conoscono per quella, perché abbattere una certezza?
Angie: - Se tu dovessi abbinare una pietanza a ogni personaggio del tuo romanzo, quali sceglieresti?
Lavinia: - Partendo dal presupposto che i personaggi del mio romanzo sono troppi, farò questi abbinamenti con i tre principali.
Antonio: il pane. Essenziale, all'apparenza qualcosa di semplice, che non ha bisogno di niente e nessuno. Eppure può accompagnare qualunque pietanza e da solo basta a riempire. Genève: è il piccante su un piatto, di quelli che coprono ogni altro sapore e ti fanno dimenticare tutto il resto. Edgar: è ricercato e nasconde un segreto, come le ostriche.
Angie: - Quale personaggio del tuo libro potrebbe essere "la mela proibita"?
Lavinia: - Genève Poitier, sicuramente.
Angie: - Prova a descrivere il tuo romanzo - o parti di esso - con metafore culinarie, tipo "nutrimento dell'anima".
Lavinia: - Mah, pensando al mio romanzo mi viene in mente un brodo o un minestrone: pieno di cibi e condimenti, e si può persino allungare, se il lettore ci mette la propria immaginazione.
Angie: - Se tu dovessi scegliere uno scaffale di supermercato (o altro negozio simile), dove immagineresti collocato il tuo libro? E perché?
Lavinia: - Tra i prodotti esotici. Più passano i giorni, più realizzo di aver scritto un libro strano, di quelli che o piacciono tantissimo o non si capiscono: un po' come i cibi che non abbiamo mai assaggiato, perché non appartengono alla nostra cultura. Ma perché non dargli un'occasione?
Angie: - "Panem et circenses". Sostituisci ai giochi da circo i libri. Cosa ti evoca a livello sensitivo e immaginifico?
Lavinia: - L'idea che l'uomo avrà sempre bisogno di sognare. Noi non possiamo vivere senza acqua, senz'aria, senza cibo... e senza immaginazione. Non saremmo uomini, non potremmo progettare il nostro futuro, non potremmo crearlo: noi siamo esseri in divenire, e il nostro motore è l'immaginazione.
Angie: - Qui nel nostro paese c'e' un bel gran "fermento letterario" a Napoli forse piu' che nelle altre città secondo te ci industriamo, o siamo bravi? Chi tra gli autori campani preferisci e reputi più bravo, ed a quale piatto lo paragoneresti?
Lavinia: - Ci industriamo, abbiamo una vena artistica. Se nasci a Napoli, cresci scrittore. Oppure pittore o attore... comunque la tendenza a svolgere lavori tradizionali è minore che altrove: è come se avessimo sviluppata una particolare sensibilità.
AdoroSimonetta Santamaria e la paragonerei a un bel piatto di spaghetti al nero di seppia, o a una bistecca al sangue.
Angie: - in conclusione, una tua ricetta per i miei lettori
Lavinia: - Una ricetta che mi ha insegnato mia nonna da bambina: il pollo fritto alla viennese.
Basta tagliare a pezzi il pollo, in due pezzi anche cosce e ali, metterli in una terrinetta con sale, pepe, prezzemolo, olio, succo di limone, e lasciarli a bagno per due ore.
Poi asciugare i pezzi, infarinarli, passarli nell'uovo sbattuto e nel pan grattato. Infine, friggerli a fiamma bassa per dieci minuti.
Questa ricetta mi porta indietro nel tempo.