Venerdì scorso, girovagando su Twitter, mi sono imbattuta in un tweet di Lorenzo Marone (autore di La tentazione di essere felici, libro che ho amato): Domenica si riparte con le presentazioni…la sera sono a San Benedetto del Tronto, mentre il giorno dopo ad Alba Adriatica (Te).
A quel punto, avevo deciso già di andare, salvo scoprire, dopo poche ricerche, che entrambi gli incontri si sarebbero tenuti alle 21:30, e che quindi, nonostante sia abbastanza vicino, in assenza di treni serali, era un po’ complicato andare, con i genitori impegnati ecc.
Il fatto di perdere questa opportunità, però, mi sarebbe dispiaciuto troppo, quindi ho cercato in qualche modo di contattare Lorenzo Marone, pensando che, dovendo restare due giorni in zona, magari avrebbe avuto tempo per incontrarci. Ho scritto così alla sua agente: ennesimo tentativo fallito. Mi è arrivata immediatamente un’email automatica in risposta, nella quale c’era scritto, che essendo in vacanza, non aveva accesso alla casella di posta.
A quel punto, nonostante il dispiacere, mi sono rassegnata, quando Lunedì notte, all’1:21, prima di spegnere il mio kindle per andare a dormire, ho dato un ultimo sguardo distratto alla casella di posta. Lorenzo Marone mi aveva scritto! Dopo aver ricevuto il mio messaggio, ed essersi anche scusato, mi ha proposto di incontrarci sotto il suo albergo Martedì mattina, prima che lui ripartisse.
Riassunto: sì, ho incontrato e parlato con Lorenzo Marone!
Avete presente Colpa delle stelle di John Green? Ci sono Hazel Grace e Augustus che volano ad Amsterdam per incontrare Peter Van Houten, l’autore del libro che entrambi hanno amato? È un po’ così che va: quando ti si apre uno spiraglio sulla possibilità di incontrarlo, fai di tutto per realizzare quella possibilità. Poi c’è il dubbio su come sarà, come persona intendo, non come semplice nome su una copertina: e in questo non ha niente a che fare con Van Houten. È stato gentilissimo, ha risposto alle mie domande, che sembravano improvvisate per l’ansia (ricorda: intervistare qualcuno dal vivo è totalmente diverso dal preparare domande e mandarle per e-mail) e mi ha fatto domande su di me. Davanti ad un caffè, in un bar vicino al suo albergo, ho cercato di sfruttare al massimo quell’opportunità, e magari avrei potuto fare di meglio, ma resta l’emozione e la felicità dell’esperienza.
La verità è che quando leggo un libro che mi piace, tanto, è come se quello che ho non mi bastasse, come se volessi sapere molto di più. Poi però di domande precise da fare non ce ne sono, avevo paura di farne di scontate: dalla chiacchierata che abbiamo fatto, però, di cose in più ne ho sapute e capite tante.
Quindi devo ringraziare Lorenzo di cuore, per la disponibilità e la gentilezza. E per essere uno scrittore veramente appassionato, perché si vede, perché trasmette la sua passione. Grazie <3"><3"><3
Vorrei anche dirvi tutto quello che ha significato per me il libro, ma vi consiglio di leggere la recensione che ho fatto, perché ci sarebbe di nuovo troppo da dire!
Provo a riordinare un po’ quello che ci siamo detti…
Lorenzo Marone: è nato a Napoli, dove vive, nel 1974. È stato avocato per dieci anni prima di diventare impiegato in un’azienda privata e di inviare i giro i suoi scritti, arrivando a vincere alcuni premi letterari e a pubblicare due libri con editori più piccoli (Daria e Novanta), prima di approdare a Longanesi, per la quale a gennaio 2015 è uscito La tentazione di essere felici
Allora, iniziamo dalla fine: perché hai fatto la scelta di lasciare in sospeso la storia in un momento critico? Non si ha assolutamente l’impressione che manchi qualcosa, ma comunque lascia un dubbio.
Non l’ho ritenuto importante, influente ai fini della trama e del messaggio che dovrebbe trasmettere. Ho pensato che ognuno avrebbe potuto immaginare il finale che voleva, perché la parte importante è tutto ciò che c’è prima. Non l’ho fatto pensando di scrivere un seguito, anche se molti me lo hanno chiesto e continuano a farlo. Potrebbe esserci, ma non ora, quindi non è questo il motivo per il quale ho concluso così il libro.
E invece per quanto riguarda la vicenda di Emma? Magari far evolvere la storia in modo diverso avrebbe potuto arricchire il cambiamento di Cesare, dargli più valore.
Sì, sarebbe stato bello, ma avrei scritto una favola. Purtroppo in Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni, e nonostante la violenza sulle donne non sia il tema fondamentale del romanzo, sarebbe stato ingiusto minimizzare. Cesare capisce di doverla aiutare, ci prova, riesce anche grazie a questo a cambiare il suo comportamento: ma come dice proprio lui nel libro Nessuno può essere salvato se non lo vuole, e il libro stesso è dedicato Alle anime fragili, che amano senza amarsi. Sono donne in seria difficoltà, il problema è molto più complesso. Cesare ha teso la sua mano, ed è questo che rientra nel messaggio del romanzo…
Perché Cesare ha sempre fatto nella sua vita scelte sbagliate, che in un certo senso hanno fatto del male ai suoi figli, a sua moglie?
Cesare è uno spirito libero, però si è sempre ingabbiato in scelte forzate, rendendosi infelice per primo. Per questo, pur non volendo, ha reso infelici le persone attorno a lui: se non siamo felici noi per primi, come possiamo rendere felici gli altri? Ha sposato una donna che non amava fino in fondo (riconoscendole però di essergli sempre stato accanto e di averlo amato), ha fatto un lavoro che non lo rendeva soddisfatto, felice. È pur vero che è un traditore, ma è anche perché è alla continua ricerca di altro, alla continua ricerca di raggiungere la felicità, Io e l’innamoramento ci siamo subito piaciuti, è con il sentimento successivo, quello che la gente chiama amore, che non è mai scattata la scintilla. Il messaggio del libro è di non ingabbiarci in forzature, piuttosto di puntare sempre alla felicità, per quanto possiamo sembrare egoisti. Di scegliere con il cuore.
Hai volutamente inserito i temi di attualità presenti nel libro? Non sono l’argomento centrale del romanzo, ma fanno parte della storia, la violenza sulle donne, l’omosessualità…
Sì, sono presenti molti temi sociali importanti, anche la stessa anzianità di Cesare. Non volevo scrivere una storia che parlasse di violenza, o degli altri temi, ma sono problemi reali, che si inseriscono nel tema generale, quello del cambiamento. Per esempio ho scelto come protagonista un uomo anziano perché testimoniasse che cambiare è sempre possibile, perché nonostante avesse molta più strada dietro di sé (e per di più colma di rimpianti), che davanti a sè, riuscisse a guardarsi indietro e cambiare. Più che altro ho scelto di sdrammatizzarli, in un certo senso, tramite l’uso dell’ironia, che fornisce un ottimo modo di analizzare la realtà, i suoi problemi, di evidenziarne i difetti. Cesare affronta la vita con ironia, e in questo modo fa riflettere e sorridere.
So che La tentazione di essere felici diventerà presto un film diretto da Gianni Amelio. Tu hai mai pensato a chi potrebbe interpretare il tuo personaggio?
Molti lettori dicono Toni Servillo, anche se è più giovane di Cesare. Io ci vedrei bene attori napoletani come Renato Carpentieri, che ha proprio la faccia da Cesare Annunziata, o anche Giancarlo Giannini. Ovviamente però non ho poteri sulla scelta degli attori.
In che modo ti sei avvicinato alla scrittura?
Ho sempre scritto racconti, intorno ai vent’anni. Poi ho tralasciato un po’, per riprendere dopo i trenta. Ho partecipato a vari concorsi, ne ho vinti molti, e da qui ho deciso, anche grazie a mia moglie, di farli leggere a qualcuno. Poi, dopo aver pubblicato una raccolta di racconti sono passato a scrivere romanzi.
Da lettore diresti che libri, autori in particolare abbaino influenzato il tuo romanzo, nello stile o i tuoi personaggi?
Credo che leggendo tanto, io abbia preso qualcosa da tutto ciò che ho letto. Non mi sono volontariamente ispirato ad altri personaggi o storie. Cesare è un personaggio totalmente inventato, anche se molti mi chiedono se sia una persona reale. Per quanto riguarda gli autori leggo molti americani, come Bukowsky, Franzen, ma ho più che altro dei libri preferiti, non degli autori.
Per quanto riguarda il tuo percorso editoriale, come è avvenuto? Hai subito avuto fortuna con la Longanesi? E come scrittore emergente, hai mai pensato al selfpublishing?
No, in realtà ho pubblicato il mio primo romanzo, Daria (2012), che racconta il rapporto di un padre e una figlia, con una piccola casa editrice, mentre dopo aver scritto La tentazione di essere felici, ho capito che dovevo fare il salto, arrivare ad un editore più grande. Per farlo, ho cercato di arrivare ad un agente, ed è stata questa la parte più difficile. Poi l’incontro con la mia agente, Silvia Meucci (Meucci Agency), è stato decisivo: arrivare ad una casa editrice è stato molto più semplice, il libro è piaciuto subito alla Longanesi!
Daria e La tentazione di essere felici, i tuoi due romanzi già pubblicati, hanno come uno dei temi principali, quello della famiglia e ho letto che anche il tuo prossimo romanzo parlerà di una famiglia allargata. Come mai c’è sempre questo tema ricorrente? C’è una componente autobiografica?
Trovo molto interessanti le dinamiche familiari. Forniscono un ottimo spunto per scrivere, ma fanno anche sì che tutti possano immedesimarsi nella storia e nei personaggi. Nel prossimo libro, che uscirà all’inizio del 2016 sempre per Longanesi, la famiglia ricoprirà un ruolo ancora più centrale, e se il tema di questo romanzo è stato il non fatto, questa volta si parlerà di non detto.
Inoltre sarà un po’ più autobiografico, almeno nel personaggio: con un protagonista quarantenne mi ricalerò nei miei panni. In Cesare e nel libro in generale, avevo lasciato di mio, la possibilità di cambiare, di guardarsi indietro e non pensare mai che sia troppo tardi. Mi sono infatti laureato in giurisprudenza, nonostante già durante gli studi avessi capito, che non faceva per me. E solo dopo dieci anni durante i quali ho svolto la professione di avvocato, mi sono liberato dalla mia gabbia
Dopo qualche altra chiacchiera sul futuro (per rimanere in tema), su Cesare (sarebbe il nonno perfetto per tutti, tranne per suo nipote) dopo una bellissima dedica e una foto ricordo, ci siamo salutati. Ho portato via con me ancora tanta emozione, tanti pensieri in testa, la voglia di tornare a casa e mettere tutto nero su bianco per non lasciar volare via le parole. (Non sarebbe successo comunque)
Che altro aggiungere, fino a pochi mesi fa mi sarebbe sembrato impossibile. Posso solo essere felice di questa opportunità, e ringraziare ancora!