Prosegue l’intervista con Carmenthesister, blogger di Voci dall’estero. La prima parte qui.Esistono dei responsabili in carne ed ossa della speculazione finanziaria in atto in questi giorni? Pensi che siano dei singoli Gordon Gekko senza scrupoli che agiscono per il proprio particulare o dei soldati che stanno combattendo la terza guerra mondiale con le armi nuove e non convenzionali dello spread, del rating e dei titoli tossici?
“Gettare la responsabilità su singoli disonesti o su una mancata vigilanza è un modo per sviare l’attenzione dal problema vero. E il problema vero è la leva finanziaria eccessiva. Le istituzioni finanziarie comprano titoli a rischio perché sono poco costosi e offrono una remunerazione elevata, e addirittura questa esposizione anche a lungo termine è finanziata da pronti contro termine a breve scadenza, che costano poco, e sono ottenuti dando a garanzia i titoli tossici stessi che con questi soldi vengono acquistati! Sembra contorto, ma la legge permette queste cose, che provocano grave instabilità.”
L’euro è veramente in pericolo? Gli stability bond (quelli che sentiamo chiamare anche euro bond) potrebbero rappresentare un argine alla speculazione, assieme alla creazione di una governance centralizzata dell’economia e della finanza continentali? La BCE dovrebbe stampare euro?Insomma, quest’unità europea s’ha da fare a tutti i costi o immagini nel prossimo futuro una frammentazione ancor più accentuata di staterelli con divise dal prefisso “neo” che fanno a gara a chi si svaluta di più? Ed è pensabile per l’Italia, come suggeriscono alcuni, uscire volontariamente dall’euro per ritornare alla lira ed al vecchio giochetto della svalutazione per rendere vantaggioso l’export?
“A mio avviso
la cosa migliore sarebbe riuscire a mantenere l’euro, riformandolo però, in modo che possa funzionare davvero. Nell’immediato sarebbe indispensabile che la BCE si mettesse ad acquistare con decisione i bonds sovrani per sottrarli alla speculazione, e permettere agli stati di finanziare il debito a tassi accessibili, come avviene negli altri paesi, vedi USA o Giappone o Gran Bretagna. Gli eurobonds potrebbero funzionare solo con una BCE che fa da “prestatrice di ultima istanza”, altrimenti alla fine ci passano anche i paesi forti. C’è già stato qualche segno di minor fiducia anche nei confronti dei titoli Tedeschi, una vera fuga dall’euro in sè.Certo a questo punto, se si mette in comune il debito e lo si finanzia via BCE, anche la politica fiscale dovrebbe essere centralizzata, ma non questa politica tutta incentrata sull’austerità fiscale! Il problema di fondo non è il debito sovrano, ma gli squilibri tra i paesi dell’eurozona, squilibri che lo hanno in certi casi provocato e in altri (come per l’Italia) aggravato. L’austerità fiscale non affronta il vero problema, se non tentare di compensarlo provocando una pesante e lunga deflazione dei salari e dei prezzi! Una politica industriale seria potrebbe indirizzare i flussi di capitali dai paesi del centro in surplus verso degli investimenti produttivi nei paesi periferici, e non verso le bolle immobiliari o i consumi, come avvenuto sinora. I paesi del centro dovrebbero aumentare la loro domanda interna, aiutandoci ad esportare di più, e noi razionalizzare la spesa. Così gli squilibri tra paesi potrebbero essere gradatamente riassorbiti, e l’unione potrebbe funzionare meglio.L’unione deve basarsi sulla cooperazione. Sono molti gli economisti che sostengono queste soluzioni, sia all’estero che anche in Italia, vedi ad esempio il
documento degli economisti 2011, o anche
questa proposta assolutamente originale che meriterebbe davvero di essere studiata, ma ci sono molte resistenze politiche nei paesi forti, vedi Germania soprattutto.L’approccio dell’austerità diffusa è sbagliato e fa addirittura desiderare di
tornare alla lira, con tutte le gravi incognite che questo comporta, anche perché il vecchio giochetto della svalutazione di cui parli non so quanto ancora potrebbe funzionare…Ma al limite ci sono proposte fattibili anche in questo senso, vedi ad esempio
qui o
qui.”
Quindi è stato un errore far entrare nell’eurozona paesi economicamente poco affidabili come la Grecia e gli altri PIIGS, equiparandone le responsabilità di bilancio a paesi con ben altri fondamentali come, ad esempio, la Germania?
“Certamente, l’errore è stato di progettare una moneta comune tra paesi molto diversi, senza unione fiscale. Poi la stessa unione monetaria una volta introdotta ha permesso che gli squilibri si approfondissero, facendoli diventare voragini, a causa della mancanza di quel riequilibrio automatico rappresentato normalmente dal mercato dei cambi. Se non ci fosse stato l’euro la Germania non avrebbe potuto accumulare il suo enorme surplus verso i paesi periferici, né i capitali avrebbero potuto fluire altrettanto copiosamente dal centro alla periferia, indebitando i pigs per spese improduttive.”
Cosa ne pensi del Piano Rubik, ossia del trattato già firmato dalla Germania con la Svizzera, per il recupero delle tasse sui capitali esportati illegalmente, che verrebbero raccolte dalle banche della Confederazione tramite una ritenuta del 26% sui capitali ed inviate al Fisco dei paesi d’origine, in cambio del mantenimento del segreto bancario sui conti? Monti dovrebbe farlo firmare anche all’Italia?
“Penso che è da tanto che se ne parla, che dovevano realizzarlo già mesi e mesi fa, ma forse quelli che contano non hanno ancora provveduto a sistemare altrove i loro conti.”
L’Italia sta pagando anni di immobilismo politico che l’hanno portata a poter credere di vivere alla giornata senza programmare la crescita,ottimizzare la spesa pubblica limitandone gli sprechi, mettere un argine alla corruzione ed all’illegalità diffusa. E’ semplicemente quest’impasse che Mario Monti cerca di risolvere, o si è trattato veramente di un colpo di stato delle banche, come sostengono i complottisti?
“Non c’è dubbio che l’Italia è, dopo la Grecia, il paese dell’evasione fiscale e dell’illegalità diffusa. L’Italia ha certamente speso male, ma purtroppo questa sacrosanta verità, viene usata a giustificazione di politiche sbagliate e controproducenti.Come si suol dire, si finisce col buttare via il bambino insieme all’acqua sporca.Abbiamo un problema di cattiva amministrazione, di compenetrazione tra mafia, malaffare e politica, soprattutto al Sud ma questo non si risolve con il pareggio di bilancio! Né con tagli di spesa lineari, o con l’aumento della pressione fiscale, né con la svendita del patrimonio pubblico, anzi, caso mai il problema viene aggravato dalle privatizzazioni dei beni pubblici e dall’impoverimento diffuso.Credo che questi problemi del nostro paese vadano riformati attraverso una regolamentazione attenta e una rivoluzione di efficienza nella pubblica amministrazione, che caso mai ha bisogno di mezzi, almeno in un primo tempo, prima di arrivare ai risparmi. Il Sud è sempre stato più povero, e nella povertà fiorisce la corruzione.Quindi teniamo separati i problemi, non facciamo di tutta l’erba un fascio, non arrendiamoci al cervello rettiliano che si nutre di generalizzazioni!”
In conclusione, un’altra domanda provocatoria. Esiste la remota possibilità che nessuno sappia veramente come risolvere questa crisi globale perché la situazione è sfuggita di mano all’apprendista stregone?Augurandoci che non sia così, è meglio essere pessimisti senza illusioni, ottimisti alla Berlusconi od ottimisti con cautela?
“Questo non lo credo. Anzi, penso che ci siano in potenza tante diverse soluzioni fattibili, ma manca la volontà di attuarle. In Europa in particolare, chi può pensa a massimizzare il proprio interesse, a scapito degli altri e dell’unione. Così facendo, c’è il rischio di arrivare al crollo. Qualcuno, non ricordo più in quale articolo, paragonava la situazione attuale al cosidetto “gioco del coniglio”: due giocatori, ciascuno alla guida di un’auto, si lanciano a tutta velocità verso un burrone. Il primo che gira o frena (fa il coniglio), perde la gara. Arriveranno a buttarsi giù tutti quanti insieme?Forse noi dovremmo cercare di essere né ottimisti, né pessimisti, ma osservatori, cercando di rimanere ben centrati in noi stessi anche se la situazione peggiora, e soprattutto praticare per quel che ci riguarda, ognuno nel suo piccolo, un attegggiamento economico “civile”.”