L’interpretazione di Emile Hirsch, protagonista, è eccezionale, ma tutto il cast risulta grandioso. Se la Harden e Hurt non sono una novità è bellissimo constatare quanto Penn riesca a far funzionare anche un’attrice che viene massacrata da tutto il mondo: Kristen Stewart, credibilissima, e anche bella, nel suo ruolo di sedicenne arrapata. Insieme alle notevoli interpretazioni però va dato merito anche alla penna di Penn, cacofonia non voluta, che riesce a caratterizzare benissimo anche personaggi che compaiono sullo schermo per pochi minuti.
Altra meraviglia del film sono le locations. Dal Mojave all’Alaska ogni singola ambientazione è una gioia per gli occhi, gioia esaltata dall’ottima regia di Penn.
Non sono riuscito a immedesimarmi, ho fatto fatica a comprendere le scelte di McCandless che per il mondo è un visionario coraggioso, mentre per me è un egoista un po’ schizzato. Sarò cattivo, poco romantico, irrispettoso, non lo so, ma il costante abbandono delle persone care (abbandono reiterato più volte durante il film) a me non ha dato impressione di coraggio e forza, ma di egoismo e narcisismo. L’unico punto d’incontro che mi ha fatto scattare quel briciolo di empatia verso il protagonista è nel finale. Quella frase che per me è così vera: “Happiness only real when shared”. Io l’ho intesa come un’agnizione giunta un po’ troppo tardi, il crollo di convinzioni che, per il puro gusto di lottare contro altre convinzioni dogmatiche e preconcette, hanno portato il protagonista a vivere emozioni incredibili, ma anche a sentire la mancanza di qualcosa.
Ovviamente questa è la mia interpretazione e va presa come tale, sono sicuro che la maggior parte dei fan di questo film si direbbero pronti a mettersi lo zaino in spalla e a dire fanculo al mondo. A parole ovviamente. Di fatto il film resta un paradosso, una critica potente al Dio Denaro, che viene addirittura incendiato in un frammento, idea pensata per un film che però è costato circa quindici milioni di dollari. E ai miei occhi la credibilità viene meno, mi sa tutto di macchinazione spillasoldi e ipocrisia manifesta, ma il problema è tutto mio e non ha nulla a che vedere con il film, che resta bello, godibile e interessante. Magari un tantino troppo lungo, ecco, non mi sentirei di dire che le due ore e mezza siano scivolate via, ma è comunque un titolo apprezzabilissimo.
Voto: 3 stelle e mezzo
Questa recensione è stata scritta da:
Guero
Chi sonoGuerino Di Mattia. Ventunenne con la prestanza fisica di un ottuagenario e l'anima di un preadolescente. Mi rifugio nelle vite degli altri (che siano su carta o schermo) perché vivere solo la mia non mi basta.
- Product
- Into the Wild
- Type
- Film
- Reviewed by
- Guero
on 10-02-2014 - Rating