Chi se l'aspettava, da Rob Marshall, regista piuttosto anonimo e decisamente fuori posto dietro la macchina da presa sul set dell'ultimo Pirati dei Caraibi, uno dei film più interessanti di quest'ultimo periodo disneyano? Dopo la gentile e coraggiosa Cenerentola, gli audaci e buoni eroi (con cattivo buono annesso) di Big Hero 6, e il femminismo sfrenato di Frozen, prodotti carini ma mai fuori dalle righe, pare che la fenice abbia finito di bruciare e, presto o tardi, potrebbe rinascere. I primi sentori arrivano proprio da questo film, ispirato al musical scritto da Stephen Sondheim e James Lapine, ai quali vanno quasi tutti i pregi della riuscita di questo prodotto, riadattato dal secondo sopracitato per il grande schermo. Una maledizione di una strega aleggia attorno alla famiglia del fornaio; per scacciarla dovrà andare nel bosco e recuperare degli oggetti per la strega prima del sorgere della luna blu. Ecco il punto di partenza di questa favola a cui parteciperanno anche personaggi ben più noti di un'anonima strega e di un fornaio con sua moglie: Cenerentola, Cappuccetto Rosso e Jack faranno da corollario ad un film che si prefigge di scomporre e demolire il mito disneyano delle fiabe edulcorate e a lieto fine. Non ci sono buoni o cattivi, non c'è il Bene che sconfigge il Male, ma un intruglio di vita vera farcita di qualche elemento fantastico che tutto è tranne che invitante: una normalissima Cenerentola si veste con un kitschissimo abito color oro per andare ad un ballo organizzato in uno dei più anonimi castelli del regno e tenuto in onore di uno dei più ammiccanti principi che abbiano mai calcato un set cinematografico. Già dalla prima scena si nota che le fiabe non saranno le solite: la piccola bambina dal cappuccio rosso si presenta come una ladruncola qualsiasi, ingenua e pronta a cadere nelle grinfie di un lupo inutile e superfluo, seppure kitsch al punto giusto. Quest'ultimo, il kitsch, esagerato in alcune sequenze, è l'elemento chiave che contorna tutto il lavoro di Marshall: i due principi che cantano assieme e si strappano i vestiti, tanto per fare un esempio, assieme al poco invitante immaginario visivo cui si accennava poco fa arricchiscono e migliorano un film che avrebbe certamente potuto dare molto di più, ma che comunque è riuscito ad arrivare sano e salvo fino alla fine, portandosi a casa il risultato. Le note negative arrivano da alcuni momenti eccessivamente lunghi e dilatati, laddove altri invece risultano troppo frettolosi e poco sviluppati, e anche da una totale assenza di un cattivo carismatico. È anche vero che abbiamo una strega che cattiva non è, ma che viene giustificata da un passato burrascoso, e il problema è proprio qui: ad un personaggio così sfaccettato e interessante si sarebbe dovuto dedicare più tempo, parte del quale viene perso all'inizio per trasferire i personaggi nel bosco, tra una rima e l'altra. Marshall, poi, si trova spesso e volentieri a divertirsi con movimenti di camera inutili e fini a se stessi, giocando molto, forse troppo, con il montaggio e limitando in certi momenti la bravura del cast. Regia e attori, protagonisti e personaggi secondari, canzoni e parole, fretta e lentezza: Probabilmente il problema principale di Into the Woods è un poco elegante disequilibrio tra gli elementi in scena, che gioca a sfavore del risultato finale del prodotto; magari con un regista più capace e meno caotico si sarebbe riusciti a sfornare un prodotto degno della buona vecchia Disney. Ma per il momento ci accontentiamo, apprezzando il tentativo di scrostare dal muro la vernice secca e di offrire al pubblico qualcosa che riesce, seppur timidamente, a tirare fuori finalmente le unghie.
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Chi se l'aspettava, da Rob Marshall, regista piuttosto anonimo e decisamente fuori posto dietro la macchina da presa sul set dell'ultimo Pirati dei Caraibi, uno dei film più interessanti di quest'ultimo periodo disneyano? Dopo la gentile e coraggiosa Cenerentola, gli audaci e buoni eroi (con cattivo buono annesso) di Big Hero 6, e il femminismo sfrenato di Frozen, prodotti carini ma mai fuori dalle righe, pare che la fenice abbia finito di bruciare e, presto o tardi, potrebbe rinascere. I primi sentori arrivano proprio da questo film, ispirato al musical scritto da Stephen Sondheim e James Lapine, ai quali vanno quasi tutti i pregi della riuscita di questo prodotto, riadattato dal secondo sopracitato per il grande schermo. Una maledizione di una strega aleggia attorno alla famiglia del fornaio; per scacciarla dovrà andare nel bosco e recuperare degli oggetti per la strega prima del sorgere della luna blu. Ecco il punto di partenza di questa favola a cui parteciperanno anche personaggi ben più noti di un'anonima strega e di un fornaio con sua moglie: Cenerentola, Cappuccetto Rosso e Jack faranno da corollario ad un film che si prefigge di scomporre e demolire il mito disneyano delle fiabe edulcorate e a lieto fine. Non ci sono buoni o cattivi, non c'è il Bene che sconfigge il Male, ma un intruglio di vita vera farcita di qualche elemento fantastico che tutto è tranne che invitante: una normalissima Cenerentola si veste con un kitschissimo abito color oro per andare ad un ballo organizzato in uno dei più anonimi castelli del regno e tenuto in onore di uno dei più ammiccanti principi che abbiano mai calcato un set cinematografico. Già dalla prima scena si nota che le fiabe non saranno le solite: la piccola bambina dal cappuccio rosso si presenta come una ladruncola qualsiasi, ingenua e pronta a cadere nelle grinfie di un lupo inutile e superfluo, seppure kitsch al punto giusto. Quest'ultimo, il kitsch, esagerato in alcune sequenze, è l'elemento chiave che contorna tutto il lavoro di Marshall: i due principi che cantano assieme e si strappano i vestiti, tanto per fare un esempio, assieme al poco invitante immaginario visivo cui si accennava poco fa arricchiscono e migliorano un film che avrebbe certamente potuto dare molto di più, ma che comunque è riuscito ad arrivare sano e salvo fino alla fine, portandosi a casa il risultato. Le note negative arrivano da alcuni momenti eccessivamente lunghi e dilatati, laddove altri invece risultano troppo frettolosi e poco sviluppati, e anche da una totale assenza di un cattivo carismatico. È anche vero che abbiamo una strega che cattiva non è, ma che viene giustificata da un passato burrascoso, e il problema è proprio qui: ad un personaggio così sfaccettato e interessante si sarebbe dovuto dedicare più tempo, parte del quale viene perso all'inizio per trasferire i personaggi nel bosco, tra una rima e l'altra. Marshall, poi, si trova spesso e volentieri a divertirsi con movimenti di camera inutili e fini a se stessi, giocando molto, forse troppo, con il montaggio e limitando in certi momenti la bravura del cast. Regia e attori, protagonisti e personaggi secondari, canzoni e parole, fretta e lentezza: Probabilmente il problema principale di Into the Woods è un poco elegante disequilibrio tra gli elementi in scena, che gioca a sfavore del risultato finale del prodotto; magari con un regista più capace e meno caotico si sarebbe riusciti a sfornare un prodotto degno della buona vecchia Disney. Ma per il momento ci accontentiamo, apprezzando il tentativo di scrostare dal muro la vernice secca e di offrire al pubblico qualcosa che riesce, seppur timidamente, a tirare fuori finalmente le unghie.
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