Il nome di Mario Draghi, oltre a rientrare in tutte le vicende più inquietanti dell’Italia degli ultimi venti anni (vedi la storia del Britannia del 1992), era già stato tirato in ballo per la faccenda della falsificazione del bilancio della Grecia, ai tempi del suo ingresso nell’eurozona nel 2002, avvenuto grazie alle costose consulenze e agli artifici contabili dell’altra potente banca d’affari americana Goldman Sachs. Tuttavia siccome i fatti risalgono al 2001 e Draghi diventò vicepresidente per la “Europe-Goldman Sachs International aziende e debito pubblico” nel 2002, a quanto pare il suo coinvolgimento non sarebbe stato diretto; anche se appare chiaro che occupandosi in prima persona di debito pubblico dei paesi europei e di intermediazione e consulenza di strumenti finanziari per coprire artificialmente le magagne dei debiti, Mario Draghi fosse in qualche modo a conoscenza di ciò che era stato combinato in Grecia. Era pur sempre il vicepresidente europeo di Goldman Sachs e certe cose era tenuto a saperle.
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L’ITALIA NELL’OCCHIO DEL CICLONE, FRA TITOLI DERIVATI, DEBITO PUBBLICO E MORGAN STANLEY