Capita sempre, dicono, che la musica che senti da adolescente rimanga la tua musica del cuore. E che Mr Richard Thompson sia uno degli eroi musicali della mia adolescenza non ci piove. Però…
…il signore in questione, oggi 61 enne, di capriole stilistiche da quando era l’anima pulsante dei Fairport Convention ne ha fatte parecchie. All’inizio era il chitarrista ragazzino dei primi 5 album dei Fairport prodotti da quel genio misconosciuto di Joe Boyd (americano ma dj per la BBC, semplicemente l’inventore del folk rock britannico visto che oltre ai Fairport e a Sandy Denny ha scoperto anche gente del calibro di John Martyn, Nick Drake, Martin Carthy, la Incredible String Band ma anche Soft Machine, Pink Floyd e in seguito ha prodotto Kate & Anna Mc Garrigle, Loudon Wainwright III, le Roches, i R.E.M., 10000 Maniacs, il Coro delle Voci Bulgare e Kate Bush, tanto per citarne solo alcuni). Thompson debutta da solo come cantautore nel 1972 con Henry The Human Fly, sempre prodotto da Boyd, evoluzione del suo lavoro con i Fairport, con una Stratocaster che suona come una cornamusa scozzese (anche se lui è un Cockney purosangue, nato a Notthing Hill). Poi per dieci anni lavora in duo con la moglie Linda, scrive una manciata di capolavori più o meno misconosciuti (non accludo l’elenco di quanti hanno fatto cover dei suoi brani perché siamo intorno ai 200 nomi) lungo sei album di altissimo livello (più uno splendido doppio CD dal vivo registrato nel ‘74 ma fatto uscire solo nel 2007) e di successo commerciale medio basso. Nel frattempo abbraccia l’Islam e costringe sé stesso, Linda e il figlioletto Teddy (oggi affermato cantautore country)a vivere in una rigidissima comunità sufi vicino a Londra, la stessa dove viveva anche un’altra rockstar convertita all’Islam, ovvero Cat Stevens, diventato Yousouf Islam. Risultato: un disastroso divorzio, un esaurimento nervoso che per Linda viene superato solo negli anni Novanta, il ritorno alla laicità e l’emigrazione negli Stati Uniti dove per tutti gli anni Ottanta è un famoso chitarrista jazz rock (con i Golden Palominos ma anche nel quartetto French, Frith, Kaiser, Thompson gomito a gomito con un altro espatriato inglese del calibro di Fred Frith, già leader degli Henry Cow), partecipa ai migliori album dell’amico Loudon Wainwright (in particolare No More Love Songs, sempre prodotto da Boyd), torna in in Inghilterra a duettare con un altro gigante del folk britannico, Denny (nessuna parentela)Thompson, già contrabbassista dei Pentangle e di John Martyn.
Nel frattempo continua a cantare con voce profonda splendide ballate che compone lui, partecipa tutti gli anni alle reunion dei Fairport al festival di Cropredy fin dal 1980, si è risposato e ha ridivorziato in California, è tornato in Inghilterra ma continua a girare il mondo suonando la chitarra (Rolling Stone lo ha piazzato fra i primi 100 chitarristi acustici e qualche anno dopo anche fra i primi 100 elettrici), un paio di anni fa è capitato anche a Milano al Manzoni.
Questo album, se ho contato giusto, è il 42° della carriera. Ma in realtà è un po’ difficile da dire perché oltre alle quasi infinite collaborazioni in dischi altrui e in session dal vivo (come, appunto, quelle dei Fairport a Cropredy) c’è di mezzo anche il fatto che ha fatto uscire una quindicina di “bootleg ufficiali” acquistabili solo tramite il suo sito o il suo fan club.
In teoria è un album dal vivo di 15 inediti, scelta, come è tipico del personaggio, quantomeno bizzarra. In realtà è un bel disco che impila, quasi in maniera scientifica una serie di suoni tipici del Thompson dei tempi che furono, quasi un tributo ai primi Fairport, su una durata più che generosa (superiore a quella di un antico doppio vinile). Se poi si ha la fortuna di mettere le mani sull’edizione De Luxe con due CD, all’album “ufficiale” viene affiancata l’edizione acustica dello stesso, che testimonia e sottoline, oltre alla capacità di scrittura di Thompson, anche la sua tecnica quasi incredibile alla chitarra acustica.
Un solo dubbio. E’ ancora lecito alla mia età emozionarsi tanto per un disco, ci troviamo di fronte a un capolavoro o sto semplicemente ricoglionendo?