Un thriller latino americano? Mi aspettavo una cagada, ovvero l'equivalente cinematografico della Balada di Gusttavo Lima che ha impazzato per tutta l’estate itali/idiota, e invece no. Intruders poteva essere il solito thrillerino agghiacciante in senso qualitativo, mentre risulta una visione più che valida per una notte da brividi (magari non troppi, giusto qualcuno). Non un capolavoro, intendiamoci, eppure il classico film su cui andare sul tranquillo per avere un onesto intrattenimento da thriller, thriller night, come avrebbe cantato Michael Jackson. Awww.
"E adesso, come sorpresa per il tuo compleanno, arriverà... Justin Bieber!"
La storia si muove su due piani, ci racconta di due diversi ragazzini, un bambino e una bambina, che di notte ricevono la visita non della fatina dei denti bensì di un mostro. Senza volto è il suo nome, poiché non ha un volto e va di casa in casa alla ricerca di un bimbo cui rubare la faccia. Un tizio incappucciato che somiglia alle creature innominabili di The Viilage e che qui da noi chiamiamo anche babau. Attraverso le due storie intrecciate tra loro sempre più, come scopriremo addentrandoci nella visione, si dipana un giallo avvincente dall’inizio alla fine. O quasi. Nella parte finale infatti Intruders perde un po’ di mordente, come capita alla stragrande maggioranza delle pellicole del genere. Se iniziare bene un thriller è relativamente facile, portarlo a conclusione in maniera degna si può rivelare parecchio più intricato. La risoluzione del mistero non è infatti quasi mai all’altezza del mistero stesso. Una domanda, dopo tutto, è sempre più affascinante di una risposta. No? (non rispondete a questa domanda, perché la risposta sarà inevitabilmente deludente)"Justin Bieber??? Ma papà, io ascolto solo i Radiohead!"
A regalare fascino alla pellicola è quel certo sapore spagnolo che emana, grazie alla regia di Juan Carlos Fresnadillo (Intacto e 28 settimane dopo nel suo curriculum vitae). Il sapore del thriller/horror alla spagnola, com’è consuetudine nell’ultima manciata d’anni (vedi The Orphanage, Il labirinto del Fauno e affini), è impreziosito da un certo retro gusto fantasy e da una piacevole, quanto inquietante, componente fanciullesca. Le paure più grandi, quelle primarie, si annidano in noi da bambini e quindi il modo migliore per metterci paura è quello di tirarle fuori. Aprire un coperchio che credevamo chiuso ermeticamente e che invece no, quando meno ce lo aspettiamo viene aperto e ci fa tornare bimbetti. Non proprio bimbetti, magari, visto che questo film non fa lo stesso effetto di quando avevamo paura del babau o anche solo del buio, però è come se ci rimandasse, seppure parzialmente, indietro nel tempo per qualche istante e riaprisse qualche ferita che credevamo rimarginata. Facendoci dimenticare le paure che ci tormentano oggi, come l’IMU o Fiorito, e ricordandoci le nostre vecchie, e più fantasiose, paure. Come il Senza volto che va a tormentare la quiete notturna dei due chicos protagonisti di questa inquietante storiella."E allora brucia, Justin Bieber, brucia!"
"Oh, papà, grazie! Questo è stato il compleanno più bello della mia vita!"
Post pubblicato anche su Sdangher!