Molto si dice sulla gioventù: che essa sia eterna, che essa sia il periodo migliore della vita o che essia si bruciata. Di quest’ultimo ramo si occupa Marco Rossari in Invano Veritas, raccolta di racconti ambientati a Milano e dintorni, edito dalla e/o.
Alcool, droghe e emarginazione fanno da padrone, insieme ad amicizie di facciata, sesso promiscuo e paranoia. Viaggi assurdi (s)fatti in macchina per andare a picchiare un cantante famoso colpevole di nessun reato, piccole gang poco raccomandabili che vogliono decisamente finire “a schifo”, cantine di spacciatori frequentate da tutti, vini offerti ad ogni occasione, poetuncoli da strapazzo e vergini poco guardinghe. Ogni racconto sembra essere una declinazione della stupidità e della vacquità giovanile, in una città che offre miriadi di spunti sul come farsi del male, come restar soli o come farsi fregare da amici e sconosciuti.
Lo stile di Rossari riesce a dare le giuste sfumature ai tanti personaggi – il borghesuccio, lo spappato, il ragazzo con tante idee ben confuse – usando slang e neologismi tipici dello spaccato giovanile dipinto. Un umorismo nero, quando non proprio vero cinismo, percorre tutte le pagine del libro, come se fosse l’invisibile mano dell’autore. Si è parlato di “malincomicità” per Rossari, per descrivere quell’ironica sensazione di percepire tenerezza per le folli disavventure che nascono dalla sua penna, che quasi portano a ridere istericamente; ma non è per questo che il libro non convince fino in fondo. Si intuisce che Rossari ha tanto altro da dire e che in questi racconti sia un po’ allacciato, che manchi “qualcosa”. E quindi si termina il libro un po’ contrariati, con l’animo in subbuglio e la sensazione che l’autore ci abbia un po’ preso in giro, che abbia calcato troppo la mano volutamente, come se anche la sua penna avesse deciso di andare a finire male, proprio come i protagonisti di cui parla, dimenticando quella tenerezza e malinconia di cui è capace.
Azzurra Scattarella
Marco Rossari, Invano Veritas, edizioni e/o, 2004, € 14.00