L’Italia non è la cosiddetta ottava potenza industriale del mondo? Non è uno Stato senza cui l’Europa non si può più pensare? Eppure il Prodotto interno lordo è basso, fra i primi cento al mondo, non fra i primi dieci. I profughi non sono nella condizione degli immigrati: richiedono asilo perché sono impossibilitati a restare nel proprio Paese, a causa di guerre o calamità naturali o innaturali. Sulla presenza di profughi le proteste si sono sprecate, eppure il dato è questo. Sui 61 milioni di abitanti di oggi, il totale delle domande dal dopoguerra è questa. Le “migrazioni bibliche”, i milioni di immigrati dalla Libia e dalla Tunisia evocati da Maroni (?!?) sono solo decine di migliaia. I profughi cercano protezione, non lavoro. Non devono nemmeno lavorare per un primo periodo. Ma l’immigrazione in generale è un fatto largamente positivo. Il libero spostamento delle persone costringe a rimettere in gioco le tradizioni, le certezze acquisite, i costumi, le abitudini, gli stili di vita, la sensibilità morale, i rapporti sociali. Un nuovo slancio vitale che dà energie nuove all’economia, al lavoro, al modo di vivere e di pensare se stessi. L’agenzia Asca, in un lancio riportato qui sotto, presenta i dati della Caritas Italiana e della Fondazione Migrantes.
In Italia, dal 1950 al 1989 sono state 188 mila le domande d’asilo e dal 1990 (anno di abolizione della riserva geografica) fino al 2011 se ne sono aggiunte circa 326 mila per un totale, dal dopoguerra ad oggi, di oltre mezzo milione. E’ quanto emerge dal Dossier Statistico Immigrazione 2012 realizzato dalla Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes.
La media annuale e’ stata di circa 8mila domande, superata di quasi quattro volte nel 2011 (ma anche nel 2008 e nel 1999, quando le domande furono piu’ di 30mila). Nel 2011 le domande sono state presentate in prevalenza da persone provenienti dall’Europa dell’Est e dal martoriato continente africano; quasi un terzo (30%) delle domande prese in esame (24.150) e’ stato definito positivamente (una su tre ha riguardato il riconoscimento dell’asilo e le altre la protezione sussidiaria o umanitaria, per un totale di 7.155).
Gli sbarchi dal Nord Africa, confluiti per lo piu’ nell’isola di Lampedusa, hanno coinvolto circa 60 mila persone, in partenza prima dalla Tunisia e poi dalla Libia (28mila). In Italia, per far fronte alle esigenze di accoglienza, si dispone di 3 mila posti che fanno capo al Servizio per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), in collaborazione con gli Enti locali, le Regioni e il mondo sociale, e di 2 mila posti assicurati dai Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), mentre e’ di altri 3 mila posti la capienza dei Centri di accoglienza per immigrati.