Il programma tv “Le invasioni barbariche” prende il titolo da un drammatico film americano, che racconta la dolorosa fine degli ideali anni Settanta e Sessanta. Il film a Cremona fu seguito con emozione e partecipazione da cittadini, lavoratori, studenti, professionisti. Non ebbe un grande pubblico, se non ricordo male uscì al Filo. C’erano anche politici di centrosinistra. Non credo che avranno dimenticato quello straordinario film. Solo a scriverne vien voglia di rivederlo e ripensarci sopra.
Ebbene si, anche Cremona avrà il suo Orticolario, anzi le sue Invasioni Botaniche, titolo originalissimo che evoca il felice format televisivo della 7 “Le invasioni Babariche”. Cremonaoggi, in anteprima assoluta, lo annuncia elencando tutti i suoi prestigiosi ideatori, Pubbliaeventi, SGP, Comune di Cremona, Commercianti etc…tutti in fila schierati per un evento che si preannuncia esplosivo, a dir poco rivoluzionario nell’organizzazione e nei contenuti. Da piazza Roma a Corso Garibaldi, tutto un fiorire di piante, musica, incontri, rassegne per festeggiare la primavera con l’obiettivo strategico di ridare slancio allo shopping del centro, nell’attesa di rinfrancare le corde dell’anima nella sua prossima edizione.
La Fiera entra in città e si appropria del centro per esporre stand e prodotti non si sa se a sostegno di un comparto territoriale consistente o più semplicemente per arredarla, ma il mercato dei fiori in Piazza del Duomo continuerà ad essere l’appuntamento delle signore cremonesi e dei gentiluomini che ne fanno loro omaggio floreale, o le Invasioni Botaniche fieristiche si porteranno via anche questo ultimo piacevole rituale cittadino?
I fiori sono meravigliosi e infondono sentimenti positivi di allegria, passione, delicatezza ma ci chiediamo tutti se in questo momento sia il prodotto giusto e soprattutto quello utile a risanare un commercio ormai alla canna del gas. Cosa ruoterà intono all’evento? Il solito contentino politico?
Siamo pronti a leggere i titoloni ad elogio degli organizzatori, con i consueti bagni di folla scontati, in assenza di meglio, per vendere due gelati in più, qualche granita, e poi?
Rimpiango i concorsi dei balconi fioriti quando la gente andava in biciletta per scovare il più bello e catturare lo scatto fotografico da far pubblicare sul quotidiano. La città allora aveva anche una piazza per socializzare, per ascoltare concerti e vedere spettacoli. Rimpiango quei tempi in cui la città era della gente e dove ciascuno si inventava un proprio palcoscenico di musica e di danza.
Oggi siamo solo oggetto di commercializzazione, target di consumo, senza idee e senza autonomia decisionale, tutto ci è calato dall’alto e tutto dobbiamo per forza consumare per non rischioare di essere emarginati.
Dopo la bella sagra dei fiori, che comunque qualche soldo ci costerà, speriamo che arrivino anche veri professionisti a salvare l’economia locale. Ne abbiamo bisogno.
Claudia Cremonesi
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