Magazine Scienze

Inverni vulcanici

Creato il 22 maggio 2012 da Alessandrodecet
INVERNI VULCANICI
10 aprile 1815: Eruzione del Tambora scatena un'inverno vulcanico.'
Il grande spettacolo è iniziato il 10 aprile.
Tre colonne di fuoco sono state viste dominare il cielo.
Il giorno successivo Tambora aveva espulso circa 12 chilometri cubi di magma in aria e spinto abbastanza roccia polverizzata nell'atmosfera da interrompere il clima di tutto il mondo per più di un anno.
Le temperature medie sono scese di ben 5 gradi Fahrenheit l'anno successivo e quelli dopo.
Molti europei e nordamericani 1816 lo chiameranno "l'anno senza estate".
"La neve cadde nel New England e nel Canada orientale a giugno.
Gelo fuori stagione è stato registrato in ciascuno dei mesi estivi.
La siccità ha colpito a luglio e agosto, e la luce del sole era debole.
I raccolti sono stati stentati o del tutto decimati.
Molto di ciò che è sopravvissuto e sembrava vicino alla raccolta è stato ucciso dal gelo di settembre ".
Tra il magma espulso dal basso e la cima della montagna polverizzato in precedenza dalla colossale eruzione,il Tambora ha inviato più di 36 chilometri cubi di roccia polverizzata nell'atmosfera.
La cenere che cadde sulle isole vicine colture soffocò ogni forma di vita vegetale e animale e da sola probabilmente uccise almeno 92.000 persone.
In Europa era molto freddo e molto piovoso.
La cenere è caduto con la neve.
Fiumi in piena.
Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Germania hanno perso raccolti e sofferto la fame.
Circa 200.000 persone sono morte in Europa orientale e meridionale da una combinazione di tifo e di fame.
Asia e India hanno sperimentato monsoni pesanti,freddo e gelo.
La produzione di riso è caduta.
La Cina ha sofferto la fame, e l'India è stata colpita da un'epidemia di colera.
Il motivo dell'aumentata precipitazione fu che l'anno prima vi fu una fase del fenomeno di El Nino che contribuì ad aumentare la percentale di vapore acqueo nell'atmosfera.
Le più violente attività vulcaniche spesso avvengono proprio accompagnate di El Nino.
Per esempio in Islanda l'eruzione del Laki nel 1783 avvenne proprio in corrispondenza di un evento di El NIno.
L’eruzione ebbe inizio l’8 giugno 1783, quando avvenne l’apertura di una faglia con 130 crateri a causa di esplosioni freatomagmatiche provocate dal contatto tra il magma e l’acqua del sottosuolo. Iniziata con esplosioni di tipo pliniano, l’eruzione si fece meno violenta nel corso dei giorni seguenti, assumendo caratteristiche prima stromboliane e poi hawaiiane. Enormi fontane di lava cominciarono ad espellere enormi quantità di basalto. L’eruzione è stata classificata al sesto livello nell’Indice di Esplosività Vulcanica (VEI). Le emissioni di aerosol di acido solforico avvenute negli otto mesi successivi comportarono rilevanti effetti nel clima e nella società dell’intero emisfero boreale.
Durante l’eruzione, conosciuta in Islanda anche come Skaftáreldar ("fuochi del fiume Skaftá") o Siðueldur, vennero espulsi, secondo alcune stime, 14 chilometri cubi di basalto, mentre il volume totale del tephra emesso fu pari a 0,91 chilometri cubi. Altre stime affermano che le fontane di lava raggiunsero un’altezza compresa tra 800 e 1.400 metri. La colonna di gas, polveri e cenere raggiunse un’altitudine di circa 15 chilometri, oltrepassando dunque il limite della troposfera, e gli aerosol solforici furono dispersi nell’atmosfera di tutto l’emisfero settentrionale. La foschia e la ricaduta di polveri sulla Gran Bretagna valsero all’estate del 1783 il nome di “sand-summer”.
L’eruzione continuò fino al 7 febbraio 1784, sebbene la maggior parte del basalto fu emesso nei primi cinque mesi dall’inizio dell’evento. Il Grímsvötn continuò ad eruttare fino al 1785. Gli 8 milioni di tonnellate stimate di fluoro gassoso e i 120 milioni di diossido di zolfo emessi nel corso del fenomeno andarono a costituire sull’Europa quella che fu chiamata “la foschia di Laki”.
Secondo le stime, 120 milioni di tonnellate di diossido di zolfo furono emesse dall’eruzione nell’atmosfera: quantità equivalente a tre volte le emissioni industriali europee del 2006 o ai gas emessi da un’eruzione come quella del Pinatubo nel 1991 che si ripetesse ogni tre giorni[8]. I gas vulcanici causarono una serie di anomalie meteorologiche su tutto il continente, oltre a creare una densa foschia su tutta l’Europa occidentale, che provocò molte migliaia di morti tra il 1783 e l’inverno del 1784.
L’estate del 1783 fu la più rovente mai registrata fino ad allora su gran parte del continente: un’inusuale area di alta pressione si stabilì sull’Islanda, facendo sì che i venti trasportassero la nube venefica verso sud-est. Questa si diresse dapprima verso la Norvegia; poi si estese sui cieli dell’Europa centrale. Praga e la Boemia furono raggiunte il 17 giugno, Berlino il 18, Parigi il 20, Le Havre il 22 e la Gran Bretagna il 23. La nebbia era così fitta che le navi furono bloccate nei porti, e il Sole acquistò una tonalità rosso sangue.
Il diossido di zolfo non mancò di causare vittime tra la popolazione inglese. La città di Chartres registrò 40 morti tra agosto e settembre. Le vittime furono soprattutto tra coloro che lavoravano all’aperto. Nel Bedfordshire, nel Lincolnshire e lungo la costa orientale dell’isola si ebbe un tasso di mortalità 2-3 volte più alto del normale. Le vittime totali causate dall’aerosol vulcanico furono, secondo alcune stime, 23.000.
L’aerosol di diossido di zolfo causò un incremento del calore estivo su tutto il continente; violenti temporali e grandinate si abbatterono sulla Gran Bretagna fino all’autunno. In alcuni casi la grandine uccise capi di bestiame. L’inverno che seguì fu uno dei più rigidi nella storia del Paese: la città di Selborne, nell’Hampshire, visse 28 giorni di gelo consecutivi, e 8.000 furono i morti causati dal freddo in tutta la nazione. La Germania e il resto dell’Europa centrale ricevettero abbondanti nevicate, che causarono disastrose inondazioni nel periodo del disgelo.
Gli effetti dell’eruzione del Laki sul clima europeo si fecero sentire anche negli anni successivi. In Francia si ebbe un surplus di raccolto nel 1785, con conseguente caduta dei prezzi dei raccolti, che impoverì i contadini; seguirono poi siccità, rigidi inverni ed estati pessime. Nel 1788 si verificò una violenta grandinata che devastò le messi. Questa successione di anni con avverse condizioni meteorologiche contribuì ad espandere la povertà e la carestia, che a loro volta possono essere annoverate tra i fattori scatenanti della Rivoluzione Francese nel 1789. L'eruzione del Laki non fu l'unico evento eccezionale in un decennio di anomalie climatiche: contemporaneamente si verificò anche l'eruzione del Grímsvötn, ed alcuni studiosi aggiungono a tutto ciò la presenza, tra il 1789 e il 1793, di un intenso episodio di El Niño.
Anche il Krakatoa nel 1883 ebbe una catastrofica eruzione che avvenne in corrispondenza con un evento di El Nino esattamente l'anno dopo.
Le vittime furono ben 36.000 e gli effetti dell’evento sul clima furono percepiti ovunque: le polveri disperse nell’atmosfera causarono un sensibile raffreddamento dell’estate in tutto il Pianeta e la rifrazione della luce del sole su di esse causò fenomeni visivi di grandissimo effetto, al punto che ad esempio in occasione di un tramonto dai colori particolarmente vividi, gli abitanti di Poughkeepsie (una cittadina a 150 chilometri a nord di New York, quasi agli antipodi rispetto all’isola di Java e di Sumatra, dove si trovava il vulcano) allertarono i pompieri credendo che si fosse sviluppato un incendio nei boschi.
La stima è che in atmosfera furono rilasciati circa 20/25 km cubi di materiale. Una volta giunge nell'atmosfera, tali particelle, trasportate dalle grandi correnti in tutto il globo, hanno contribuito ad abbassare la temperatura terrestre di circa 0.5°, oltre a determinare altri effetti particolari (le "nubi nottilucenti" formatesi in seguito alle particelle entrate nella stratosfera illuminarono a giorno Londra nel mese di Agosto, in piena notte).
Attualmente ci sono una lunga serie di vulcani che potrebbero mettere a repentaglio il clima da quelli islandesi a quelli della Cintura di Fuoco del Pacifico.
La storia ci dimostra che le più intense attività vulcaniche avvengono proprio in corrispondenza di El Nino,probabilmente causate da un'aumento sincronizzato del vulcanismo terrestre e quello sottomarino.
Il vulcanismo sottomarino causò un'aumento del vapore nell'atmosfera,quello terrestre contribuì a condensarlo e a farlo ricadere sottoforma abbondanti nevicate durante gli inverni raffreddando il clima con emissione di solfati e polveri nell'atmosfera.
Attualmente ci troviamo in una nuova fase di El Nino in graduale sviluppo,resta da chiedersi se ci sarà una nuova imponente eruzione vulcanica che unita al Minimo Solare contribuira a raffreddare il clima su scala globale,un fatto già in atto da diversi anni a questa parte.
Fonti:
http://www.wired.com/science/discoveries/news/2009/04/dayintech_0410
http://sharpgary.org/1739-1816.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Laki#L.E2.80.99eruzione_del_1783
http://sharpgary.org/1864-1895.html
http://www.tienimidocchio.eu/index.php?option=com_content&view;=article&id;=105:lesplosione-del-krakatoa&catid;=37:approfondimenti&Itemid;=59
http://www.meteocaprino.it/component/k2/item/378-eruzioni-vulcaniche-e-freddoquanto-sono-legati?.html
http://www.centrometeoitaliano.it/possibile-il-ritorno-del-nino/

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :