Sorridono, sorridono ancora, fuori dal teatro, all'aria aperta, all'ultima luce del giorno, al cielo di latte, silenzioso.Ai primi fiocchi di neve.Ai primi fiocchi di neve che cadono sugli ombrelli aperti di alcuni passanti.Sorridono, infine, ascoltando il suono di quei piccoli fiocchi, che finiscono la loro corsa su quegli ombrelli. La sinfonia della morte del volo della neve. Lui cerca di ricordarsi dove già ha sentito quello stesso suono. Nella sua memoria irrompe improvvisa l'immagine di alcuni scarafaggi che galoppano festanti fra le briciole sulla tovaglia di tela cerata della nonna. Anche la neve e gli scarafaggi hanno qualcosa in comune.Non si spegnerà il loro sorriso, neppure quando, mano nella mano, in piedi sul parapetto del ponte, si guarderanno quell'ultima volta prima di spiccare il volo, bellissimo, un magnifico volo d'uccelli senz'ali, di esseri che volano non potendo volare, di esseri meravigliosi, silenziosi e sorridenti. Ed intorno? Sì, tutt'attorno il mondo. La vita, il tutto, la neve, i passanti bagnati le auto i fanali i riflessi le vetrine le borsette le pozzanghere i marciapiedi il fiume i pesci nel fiume il cielo gli uccelli nel cielo il sole nascosto la luna nascente -attorno- in questo grande attimo rimane intrappolato, nulla sfugge a questo volo, tutto ne è parte, tutto vi si cristallizza, silenzioso, sorridente. Beato.Si erano svegliati, qualche giorno prima, in una stessa casa, in uno stesso letto, condividendone, moltiplicandone il tepore. Volevano sfuggire ad un sentimento che li legava, per puro spirito di contraddizione ne sfidavano la natura, il corso, la direzione. E quanto più si dibattevano, tanto più i lacci di quella natura li stringeva insieme, l'uno stretto all'altra, indissolubilmente.
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Sorridono, sorridono ancora, fuori dal teatro, all'aria aperta, all'ultima luce del giorno, al cielo di latte, silenzioso.Ai primi fiocchi di neve.Ai primi fiocchi di neve che cadono sugli ombrelli aperti di alcuni passanti.Sorridono, infine, ascoltando il suono di quei piccoli fiocchi, che finiscono la loro corsa su quegli ombrelli. La sinfonia della morte del volo della neve. Lui cerca di ricordarsi dove già ha sentito quello stesso suono. Nella sua memoria irrompe improvvisa l'immagine di alcuni scarafaggi che galoppano festanti fra le briciole sulla tovaglia di tela cerata della nonna. Anche la neve e gli scarafaggi hanno qualcosa in comune.Non si spegnerà il loro sorriso, neppure quando, mano nella mano, in piedi sul parapetto del ponte, si guarderanno quell'ultima volta prima di spiccare il volo, bellissimo, un magnifico volo d'uccelli senz'ali, di esseri che volano non potendo volare, di esseri meravigliosi, silenziosi e sorridenti. Ed intorno? Sì, tutt'attorno il mondo. La vita, il tutto, la neve, i passanti bagnati le auto i fanali i riflessi le vetrine le borsette le pozzanghere i marciapiedi il fiume i pesci nel fiume il cielo gli uccelli nel cielo il sole nascosto la luna nascente -attorno- in questo grande attimo rimane intrappolato, nulla sfugge a questo volo, tutto ne è parte, tutto vi si cristallizza, silenzioso, sorridente. Beato.Si erano svegliati, qualche giorno prima, in una stessa casa, in uno stesso letto, condividendone, moltiplicandone il tepore. Volevano sfuggire ad un sentimento che li legava, per puro spirito di contraddizione ne sfidavano la natura, il corso, la direzione. E quanto più si dibattevano, tanto più i lacci di quella natura li stringeva insieme, l'uno stretto all'altra, indissolubilmente.
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