Si è svolta a Casablanca una conferenza voluta dall’Associazione degli Investitori turistici (ANIT), in collaborazione con Extenso THR e Monitor Deloitte; le prospettive rivelano un raddoppio del tasso medio d’occupazione attuale che al 40% passerà all’86% nel 2020 con una domanda indirizzabile ad un mercato europeo con un potenziale stimato che dai 45 milioni di turisti di oggi passerà a 86 milioni. Prospettive. Un discorso che non ha sedotto gli investitori, in testa Nawfal Bendefa. Per il direttore del fondo di investimento Actif Invest, filiale del gruppo BMCE Bank, “il vero problema del settore è il marketing della destinazione che non convince gli investitori”. Quindi, l’energia dei poteri pubblici è focalizzata su proposte dettagliate come la firma dei CPR (contratti-programmi regionali). O ancora, davanti ad un parco-hôtels slabbrato, i poteri pubblici e operatori dovranno rafforzare e organizzare investimenti per riattivare lo sviluppo dell’offerta. Le 80.000 camere classificate del parco alberghiero nazionale, nella maggioranza, non risponde più alle richieste di confort e di accoglienza che i clienti richiedono. Questo si rifletterà negativamente sulla redittività del settore. La crisi attuale comporta per gli investitori turistici una forte perdita : “Il settore è in panne di investimenti, sia da parte delle istituzione che dalla family office, i due profili di investitori più dominanti in Marocco“, ripetono all’unisono Nawfal Benfeda e Fouad Chraïbi, operatori turistici ed ex presidenti dell’ANIT. Il memorandum di quest’ultima Associazione, presentato l’anno scorso ai principali personaggi del settore, tra cui il potere pubblico, reperisce delle piste per favorire l’investimento turistico. Questo documento vale mille strategie elaborate da esperti, quest’ultime difficilmente traducibili in azione concrete.È il caso della bella Vision 2020, che, lanciata tre anni fa, non sembra aver registrato avanzamenti positivi riguardo al suo obiettivo di 20 milioni di turisti. Dopo il 2010, in effetti, appena 10 milioni di turisti hanno visitato il paese con una crescita compresa tra lo 0 e l’1%. Marie Noëlle Schwartzmann, direttrice internazionale delle operazioni e sviluppo del Louvre Hôtels Group, “il 47% degli arrivi annunciati sul Marocco sono attribuibili ai MRE (marocchini residenti all’estero), e questo non contribuisce alla redittività degli hôtels.” Il memorandum dell’ANIT è sempre attuale. Sono recensiti gli ostacoli e le debolezze delle politiche d’investimento nel settore turistico, con uno zoom sulle difficoltà nel monetizzare e sull’equity, proponendo inoltre delle piste di riflessione per migliorare i dispositivi regolamentari. Davanti al lassismo dei poteri pubblici, i professionisti arrivati giovedi’ 19 settembre per dibattere sulle “Tendenze dell’hôtellerie in Marocco”, sono ripartiti per nulla rassicurati. Il settore soffre di mancanza di stima anche se, allo stato attuale, contribuisce all’altezza del 15% sul PIL, oltre ad essere una fucina di assunzioni e un importante salvadanaio di moneta corrente. E’ verosibilmente realistica l’ipotesi che i poteri pubblici hanno perso l’interesse strategico di questo mercato? Forse il contrario: è il livello di intervenzionismo dello Stato che è inquietante. Il Fondo dello Sviluppo Turistico (FMDT) va al di là delle sue prerogative. Anzichè investire nelle infrastrutture, una delle Mission a lui assegnate è stata quella di diventare proprietari dei muri di diverse catene hôtelier (Azur). Molti addetti ai lavori spiegano la non-redditività del settore alberghiero, in parte, per questo tipo di intervenzionismo statale, colpevole di aver aperto il mercato ai promotori immobiliari, personaggi che si arricchiscono con un opportunismo commerciale evidente in quanto hanno una visione “patrimoniale” dell’investimento turistico. Per concludere: anzichè lavorare sul rafforzamento delle infrastrutture che sono in difetto (strade, aereoporti, mezzi di trasporto), lo Stato vuole sostituirsi agli operatori del settore. Vero è che oltre 50 miliardi di Dh, convenzionati con gli investimenti turistici, sono stati firmati e accordati tra il 2007 e il 2009. Ma sul terreno vivo, si è molto lontani da queste somme annunciate: meno di tre miliardi sono stati investiti ad oggi. Inoltre, gli effetti tardivi della crisi economica sul settore immobiliare, in generale, hanno seminato il dubbio tra gli investitori e banchieri. Quest’ultimi restano scettici sulla redditività dei progetti turistici in maniera generale. Il margine di guadagno sugli investimenti è stato fissato ad oggi tra il 7 e l’8% nell’hôtellerie di alto livello.
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