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Investire nel fotovoltaico e negli impianti di “bio-masse”. Intervista a Filippo Soleti

Creato il 13 novembre 2011 da Investiresemplice

Ciao, oggi alla luce della crisi economica parliamo di uno degli aspetti che più incide sulle nostre tasche: l’energia. Ne parliamo, con l’obiettivo di capire se investire nelle nuove energie, più comunemente dette rinnovabili, può rappresentare un risparmio possibile.

Lo facciamo insieme a Filippo Soleti, agente di credito ed esperto di finanziamenti alle aziende, settore in cui opera, dal 1991.

Sig. Soleti come si è specializzato nei finanziamenti di impianti “new energy”?

Per puro caso. Dal 2008, infatti, c’è stato in Italia e nella nostra zona, un crescente interesse nei confronti del fotovoltaico e nelle centrali di “bio-gas”. La crescente attenzione della società alla sostenibilità economica dell’energia, all’impatto ecologico che essa determina e i contributi europei per chi investe in questo settore, hanno offerto un grande aiuto allo sviluppo delle “new-energy”. Come sempre è stato il mercato a dettare i tempi  e i trend.

Ci può spiegare in sintesi come viene prodotta l’energia dalle “bio-masse”?

L’energia è prodotta da impianti che al nord (Italia) necessitano di almeno 150 ettari per la coltivazione del mais e di autorizzazioni specifiche. In questi impianti chiamati di co-generazione, mediante la fermentazione di mais, triticale (erbetta), liquame suino,  e altri elementi di scarto si genera metano che è, come risaputo, un combustibile energetico.

Sig. Soleti è conveniente investire in queste centrali? perché e quando farlo?

Tralasciando di fare valutazioni etiche ed ecologiche di queste fonti energetiche su cui per altro non ci sono univoche opinioni, credo che gli impianti di “bio-masse” o “bio-gas”, rappresentino una grande opportunità economica per le aziende agricole di piccole-medie dimensioni. Infatti, alla luce della contrazione del settore della “filiera” del latte e quella dell’allevamento, investire nelle “bio-masse” consente ad imprenditori agricoli di rendere estremamente profittevole il proprio capitale. Le do qualche “numero”: un impianto da  1 megawatt, che è quello realizzabile per un’azienda agricola con 100 ettari e 2.000 capi di bestiame, consente ricavi da vendita di energia per € 2.200.000 (utile netto intorno ad 1 MIL di euro). Ciò perché viene venduta al GSE a 0,28€/watt energia (entro 12.2012).

Qual’é il “rovescio della medaglia”?

Investire nel fotovoltaico e negli impianti di “bio-masse”. Intervista a Filippo Soleti

a) L’iter autorizzativo  è molto complesso e necessita del supporto di un professionista specializzato, che rimane coinvolto dall’avvio all’autorizzazione del progetto per un periodo tra i 6 e i 18 mesi.

b) Il costo dell’investimento è importante. In media un impianto necessità di un investimento di 4 MIL di euro. Ne consegue una certa “selezione” degli attori che possono realizzarlo.

c) La difficoltà a reperire i finanziamenti dalle banche le quali, non hanno tutte recepito le potenzialità e i ritorni di un impianto di “bio-masse”.

Occorre quindi coinvolgere istituti bancari specializzati ?

Si, perché ripeto, alcune banche non sono preparate o interessate a cogliere i vantaggi e i punti di forza di questi progetti.

In quanto tempo si “rientra” del capitale investito?

Di norma, l’investimento si ripaga in un tempo tra i 5 e i  7 anni.

Sig. Soleti è ancora conveniente investire nel fotovoltaico in Italia?

Si, secondo me si.  Ciò è vero se si opta per impianti per lo “scambio sul posto”. Invece ritengo poco interessanti gli impianti per la sola produzione di energia. Lo “scambio sul posto” per intenerci, consiste nella produzione e consumo. E’ il tipico caso della casa indipendente su cui vengono installati i pannelli solari.

Perché?

Innanzitutto l’impatto ambientale è pressoché “zero” e i pannelli sono eco-compatibili al 90%. Le tariffe incentivanti, consentono inoltre per lo “scambio sul posto” di “ritornare” sul capitale investito in circa 10-12 anni e offrono dopo tale periodo un guadagno-risparmio annuo di circa € 2.000. Infine molte aziende nel prezzo di vendita includono lo smaltimento dei pannelli “esauriti”. Insomma, non poco direi.

Quali sono gli svantaggi in questo caso?

Mah, qui direi che i reali svantaggi sono da cercarsi soprattutto nella “sfiducia” che alcuni consumatori nutrono ancora nei confronti del fotovoltaico. In particolare  si teme, che possano venire disattese le “promesse” dell’investimento (erogazione dei contributi) e la “resa” energetica dell’impianto. Una corretta informazione e un maggior controllo sull’operato degli operatori in questo settore, senz’altro consentirà ai consumatori di orientarsi meglio. Ad esclusione di ciò, il fotovoltaico  è ancora un investimento che nei numeri scioglie qualsiasi riserva.

A questo punto, non mi rimane che ringraziare il Sig. Soleti per il tempo che ci ha dedicato e procedere con le conclusioni

:)

Conclusioni

La scarsità futura delle riserve di combustibili fossili, nonché il sovraffollamento della popolazione mondiale, sosterrà sempre più la ricerca di energie rinnovabili. Inoltre, il forte desiderio di ridurre il più possibile l’impatto ecologico dei nostri stili di vita imporrà a tutti quanti noi di convergere verso fonti energetiche alternative (casa, auto, prodotti, alimentazione ecc.).

Per chi non avesse i requisiti economici e/o tecnici per investire in impianti come quelli di cui abbiamo parlato, ricordo che esistono sul mercato finanziario strumenti atti ad investire nel settore delle new-energy anche con soli € 100.  Non occorre essere un esperto finanziario per immaginare che in futuro, questo tema rivestirà sempre maggior importanza.

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