Questo sistema, oramai, si è trasformato in un vero e proprio concetto, quasi in uno stile di vita. Riusciamo a trovare utilità nel superfluo, quando, in verità, è più utile l’inutile. Costruiamo senza freno. Non abbiamo terminato una palazzina che già pensiamo a dove poter edificare la prossima. Il cemento, non c’è nulla da fare, ce l’abbiamo nei cromosomi ed estirparlo non sarà certo facile. Siamo (con rammarico lo grido) la terra dei fuochi e non, purtroppo, la terra del sole.
Costruiamo per interessi. Costruiamo, non perché è necessario farlo, ma perché non abbiamo ritegno. Mandiamo avanti progetti di proporzioni gigantesche come la Tav senza pensare al vecchio, senza pensare se c’è qualcosa da migliorare. Abbiamo il coraggio di far partire i lavori sulla Tav sapendo che molte dei percorsi ferroviari italiani sono in uno stato di assoluto degrado, di abbandono. Abbiamo la faccia tosta di proporre la locuzione adalta velocità ferroviaria apprendendo, dai quotidiani e dai media in genere, che due treni, in provincia di Catanzaro, si sono scontrati frontalmente. Abbiamo ancora binari unici e noi ci prendiamo la briga di pensare alla Tav? Stiamo male o cosa?
Noi, noi tutti, pensiamo che dal vecchio non si possa trarre nulla. Cazzata! Investire sul vecchio è una garanzia. Non serve costruire, serve ristrutturare. Non serve pubblicizzare l’inutile, pubblicizziamo il “vecchio”. Utilizziamo, per esempio, “vecchie” strutture a sostituzione di impianti colossali come, per esempio, quello dell’Expo 2015. Investiamo su Ercolano e Pompei, bomboniere dell’intera ricchezza italiana ormai abbandonate a se stesse, per far ripartire il turismo.
La soluzione è sempre dietro l’angolo, ma noi, noi tutti, ci dobbiamo continuamente complicare la vita, l’esistenza. Investire sul vecchio è una garanzia. Investire su ciò che abbiamo potrebbe essere la soluzione. Più che guardare oltre sarebbe ora di guardarci alla spalle.