Torno sul tema dell’invidia per cercare stavolta di delinearne le differenze rispetto a un altro sentimento anch’esso spinoso: la gelosia. Questo perché, nel linguaggio quotidiano, l’invidia è spesso confusa con la gelosia: a volte sarebbe più corretto parlare di invidia ma viene usato il termine gelosia. E preferiamo dire che si tratta di gelosia anziché di invidia soprattutto se stiamo parlando di noi stessi.
Perché preferiamo dire che è gelosia e non invidia?
La preferenza accordata alla gelosia si spiega con il fatto che la gelosia è un’emozione che sia noi che la morale sociale accettiamo con più facilità. La gelosia implica infatti un rapporto d’amore e fa sentire meno in colpa che non l’invidia: la gelosia mira a salvaguardare il legame esistente con una persona amata, legame minacciato dall’intrusione di un terzo elemento.
Mentre l’invidia implica l’impulso a danneggiare l’altra persona, la gelosia mira al mantenimento del possesso della persona amata e alla eliminazione del rivale.
Se ammettere di essere invidiosi vuol dire dichiarare di desiderare ciò che non si ha e con ciò la propria inferiorità rispetto a un’altra persona, ammettere di essere gelosi vuol dire, almeno in parte, di avere un qualche legame affettivo con questa persona.
La gelosia, con il suo aspetto romantico, può di fatto essere una difesa dall’invidia. Appare quasi nobile confessare di aver paura di perdere chi amiamo, di non essere i figli o gli amici preferiti. E proviamo empatia per la sofferenza di chi è geloso, visto che tutti temiamo di essere abbandonati e di rimanere soli, e repulsa verso l’invidioso.
Se l’invidioso vuole danneggiare l’altra persona e con ciò eliminare una costante fonte di rimprovero, chi è geloso desidera che l’altra persona ricambi il suo affetto e le sue attenzioni, la sua stima, e che non si intrufoli qualcuno a privarlo di questa condizione.
La gelosia è dolorosa?
Non che la gelosia sia un sentimento granché piacevole e infatti un grande psichiatra come Sullivan sosteneva che la gelosia potrebbe essere molto più devastante e dolorosa dell’invidia soprattutto quando assume dimensioni deliranti che fanno vedere a chi è geloso cose che nella realtà non esistono e lo spingono a comportamenti distruttivi.
Anche quando non giunge a questi picchi, la gelosia è sgradevole tanto per chi la prova quanto per chi la subisce.
Lasciando stare quale tra gelosia e invidia sia il male minore, ciò che accomuna queste emozioni è il fatto che, a livello della percezione di se stessi, sia l’invidia che la gelosia nascono da un’autostima precaria, da quelle quote di insicurezza e sfiducia così tipicamente umane. Chi è geloso può considerare che il rivale abbia meriti superiori ai suoi e aver paura di non essere degno d’amore. Paura umana, troppo umana.
Mi fermo qui. Come scriveva Freud (in verità riferendosi ad altri temi):
Se volete saperne di più… interrogate la vostra esperienza, o rivolgetevi ai poeti, oppure attendete che la scienza possa darvi ragguagli meglio approfonditi e più coerenti.
Photo credit: Gabriela Camerotti