Magazine Cinema
di Kelly Reichardt
con Michelle Williams
Release in America: 10 Dicembre 2008, limited
Mai uscito in Italia
Trama
Storia di Wendy, viaggiatrice disagiata senza lavoro, diretta, con mezzi di fortuna, in Alaska, sede di numerose fabbriche in cerca di manodopera. La accompagna Lucy, una cagnetta di razza mista, con cui vive una relazione profonda di affetto. In Oregon, l'improvviso allontanamento di Lucy spinge Wendy ad un percorso di ricerca, tra difficoltà e aiuti.
La Recensione completa dopo il salto...
8/10
Tocco minimalista, linguaggio indipendente, pochi mezzi, una certa lentezza narrativa. "Wendy and Lucy" è un piccolo film lineare, che fa della semplicità il tramite con lo spettatore.
Girato in larga parte in esterni con un numero esiguo di interni pubblici, per di più in località contigue dell'Oregon, con semplici descrizioni paesaggistiche scelte con la perizia di un fotografo della natura, è una pellicola low-budget di scarsa durata, meno di 80 minuti. Ispirato al racconto breve del co-sceneggiatore Jonathan Raymond, e diretto da una regista di estrazione indie molto apprezzata già col precedente "Old Joy" (e che ha presentato a Venezia il suo ultimo lavoro, "Meek's Cutoff"), Kelly Reichardt, il film è un "on-the-road" del disagio economico, a cui si aggiunge l'unico elemento di vera forza emotiva, l'amicizia, condensata nei primi minuti, tra una donna e il suo cane, Wendy e Lucy, appunto, da titolo. In tutto questo domina la sottrazione interpretativa. Lode alla bravura di Michelle Williams, che regge un'intera pellicola da sola, evitando di strumentalizzare la storia della protagonista e lavorando con piccole e naturali espressioni del viso. La Williams è il simbolo perfetto dello stile della pellicola. Asciutta, mai propensa a scenate fuori luogo, di un'umanità insieme combattiva e dimessa, incarna un carattere "normale", non idealizzato. Il lavoro psicologico è rimarchevole e anche la capacità di interagire con il cane non è forzata, ma sentita. La recitazione è di immedesimazione, ma fa percepire anche molto della personalità reale dell'attrice, avvezza ai film indipendenti e per nulla votata ad un'immagine di star. Il film è un piccolo squarcio di disperazione senza scene-madri, senza "buoni e cattivi", senza rimorsi o crudeltà vere. E' un film asettico nella sua accezione migliore, che sceglie la strada della naturalezza per riscaldare/raffreddare continuamente il cuore.
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