A Christmas Carol
Al primo padrenostro ho avuto il dubbio di essere nel posto sbagliato. Invece no, ho fatto bene. Si è trattato di una casualità: invitata da amici di amici, ho partecipato a una serata con gli Amici di Lazzaro, un’associazione che organizza, oltre ad altre attività, alcune unità di strada per le prostitute di Torino. Si tratta perlopiù di ragazze nigeriane, arrivate qui con l’inganno, un grosso debito sulle spalle e tanta paura. Non avevo capito che si trattasse di un’associazione cattolica perché non l’avevo chiesto ma, in un certo senso è stata una fortuna, perché forse avrei avuto dei dubbi – prima di tutto non sono credente, e poi chi segue questo blog sa ci sono molte questioni che gli altri coautori e la sottoscritta considerano problematiche nel rapporto tra donne e cattolicesimo. Ma a parte un alleluja, due padrenostro (uno in inglese, uno in italiano) e una icona di Jesus così sproporzionatamente grande da fare simpatia, la questione religiosa non è stata un ostacolo per nessuno.
Anzi: mi è stato spiegato che l’aspetto religioso è importante: per la maggior parte queste donne vengono dalla Nigeria del Sud, perciò sono cristiane e al Natale ci tengono molto. Inoltre, è un modo per allontanarle dal voodoo, che a quanto mi è stato detto in Nigeria si è mescolato con il cristianesimo ed è uno strumento di ricatto psicologico molto utilizzato dai loro sfruttatori che così fanno leva su terrificanti superstizioni e paure irrazionali. Se questo non dovesse bastare a trattenerle, gli sfruttatori sanno bene come avvalersi di metodi meno immateriali: grazie alla ramificazione internazionale della loro organizzazione possono raggiungere direttamente la famiglia di origine di queste donne, che viene considerata responsabile del “debito” nel caso in cui non siano loro stesse a saldarlo attraverso la propria prostituzione. Comunque il carattere religioso dell’incontro è un modo per entrare in contatto con queste donne attraverso la condivisione di un tema che loro stesse considerano importante e che aiuta anche a indebolire alcuni tra i tanti dei ricatti psicologici che subiscono.
I volontari erano organizzati, preparati e soprattutto determinati a far percepire accoglienza, calore e amicizia. Le ragazze sono state accompagnate dai volontari veterani al marciapiede di periferia dove noi stavamo preparando tè caldo e falò. Sono arrivate un po’ imbarazzate ma entusiaste ed è partita una festicciola di strada, viva e rumorosa. Si suonava il bongo, generosamente trasportato lì da uno dei volontari e, le donne cantavano canti tradizionali, che chi sapeva cantava e chi non sapeva improvvisava alla bell’e meglio. Alla fine una preghiera – che mi è parso tutti sentissero molto – e pandoro. Poi le ragazze sono andate via e noi ci siamo spostati all’interno della stessa zona industriale – nei paraggi della sede dell’Iveco – ripetendo la stessa cosa con ragazze che occupavano un’altra strada, quella che costeggia il retro della fabbrica. Erano sorpredentemente giovani e vestite da far venire i brividi: il Piemonte è un posto freddo, ad occhio e croce ieri eravamo vicini agli zero gradi, ma tutte erano vestite in modo succinto e una di loro indossava addirittura solo una piccola felpa, alti stivali e, semplicemente, le mutande. È stata l’unica ad arrivare senza essere accompagnata al falò e la prima ad andare via. Si è avvicinata, ha detto che freddo, ha bevuto il tè, ha guardato l’icona di Gesù e ha detto ma Jesus non dà soldi, io ho bisogno di soldi. Come darle torto. Ha scambiato ancora due parole poi è andata all’angolo poco lontano ad aspettare. Il fondatore dell’associazione ha ci spiegato più tardi che di questi tempi anche il giro di affari della prostituzione si è ridotto e che alle ragazze ora può capitare di trascorrere l’intera la notte al freddo e di tornare a casa senza aver fatto un euro, questo le angoscia molto. La crisi si sente anche qui. Sono tornata a casa pensando che ci sono cattolici che non mi piacciono e cattolici che mi piacciono. E anche che la strana sera di Natale che ho passato a prendere freddo sarebbe istruttiva per molti altri. Mi è tornato alla memoria un articolo intitolato “Liberalismo e prostituzione”, a firma dell’illustre Sebastiano Maffettone, pubblicato sulla dotta Domenica del Sole 24 Ore il 27 novembre scorso:
«Un liberale può crede che la prostituzione sia un male morale? E accettare [...] che ci siano leggi [...] che proibiscano [...] la pratica della prostituzione? Peter de Marneffe [...] ritiene di sì e cerca di dimostrarlo. [...] la prostituzione fa male a chi la esercita. E fa male perché riduce l’autostima, rende difficile il rispetto di sé, mina la possibilità di autentiche relazioni personali. Tutto ciò sarebbe ovvio per il liberale qualora immaginassimo una prostituzione non volontaria, per esempio legata a forme di quasi schiavitù o comunque alla coercizione. Così però non è nella maggior parte dei casi che caratterizzano il mondo industriale avanzato. In un Paese come il nostro la prostituzione di solito si sceglie».
Sebastiano Maffettone potrebbe curarsi dalla colpevole disinformazione che lo ammorba trascorrendo il prossimo Natale con gli Amici di Lazzaro.