La natura, nella cultura contadina, era antropomorfizzata...invocava il vento per essere accarezzata, amata, ingravidata, conservata viva e vitale.
E (...) il coltivatore doveva tener conto dei (...) bisogni sentimentali, del profondo, vaneggiante desiderio d'affetto, e d'unione. Delle piante.
Il contadino si scoprirà indispensabile messaggero d'amore...porterà i baci e gli abbracci, e la pianta, a queste carezze, comincerà a rallegrarsi e a rizzar le foglie. Peroché a questa foggia si mitiga la forza d' amore, ed ella diventando bella, produce suavissimi frutti.
Fonte: "Le officine dei sensi" di Piero Camporesi