Magazine Attualità

Involuzione incivile

Creato il 17 febbraio 2013 da Carturco @carturco

Per quanto le TV, pubbliche e private, ci abbiano abituato all’annosa riproposizione di cabarettisti, intrattenitori, conduttori sempre uguali a se stessi e di rispettivi look, battute, format anch’essi inesorabilmente uguali a se stessi, che tutto ciò si ripeta con la pletora di apparizioni di un personaggio come Silvio Berlusconi e delle favole da lui impunemente propalate su passato e futuro,  aggiunge irritazione ed avvilimento alla noia per il degrado del piccolo schermo. Tanto più perché appare inevitabile pensare che in qualsiasi altro paese civile un personaggio così squalificato non avrebbe trovato udienza neanche nelle peggiori delle delle grandi reti televisive.

Occorre però riconoscere che l’avvilimento è reso ancora più amaro dal comportamento, nei suoi confronti, di giornalisti, conduttori, intervistatori più o meno improvvisati.   Non mi riferisco ai soliti noti, quelli che le ginocchia sbucciate a furia di genuflessioni sembrano quasi esibirle come titolo di merito;  bensì ai tanti, troppi, e spesso anche stimati professionisti, che di fronte al personaggio sembrano improvvisamente smarrire qualsiasi capacità di discernimento tra la buona educazione, certo sempre doverosa, e la deferenza, tanto più indebita nel caso specifico. A cominciare dall’appellativo con cui gli si rivolgono (quantunque si debba ammettere  che da tempo siamo scivolati dall’Italietta in cui non si negava a nessuno il titolo di dottore a quella in cui si riconosce a chiunque il titolo di presidente, purché lo sia stato di qualcosa, magari soltanto di una bocciofila, magari per qualche giorno); e per finire alle risatine imbarazzate, se non addirit-tura  compiacenti, con le quali ne accolgono le battute, dalle più melense alle più volgari.

Mi sembra sbagliato, tuttavia, prendersela principalmente con lui. Non è possibile chiudere agli occhi, per quanto sia un un ben triste guardare, di fronte al fatto che di riffa o di raffa queste apparizioni hanno aumentato il consenso tributatogli – che, sia pure ai minimi storici, comunque coinvolge non migliaia, o decine e centinaia di migliaia, ma milioni di persone – di parecchi punti percentuali.

A differenza di quanto sperava il povero Montanelli, l’esperienza dei governi Berlusconi non sembra aver funzionato affatto come vaccino efficace (ma sarebbe bastato ricordarsi della rinascita di partiti e movimenti fascisti o fascistoidi a pochi anni dalla caduta del regime mussoliniano, per capire che si trattava di una speranza illusoria).

Sicuramente le categorie dell’ignoranza e della stupidità avranno a che fare con il fenomeno – con buona pace di quanti ritengono che esse vadano bandite da ogni valutazione dei comportamenti elettorali. 

Personalmente avanzo l’ipotesi che una buona parte di questo consenso sia dovuto al fatto che parte dell’elettorato si accinge al voto come se si trattasse di un  gratta e vinci.

Accampando l’alibi del tanto son tutti eguali, tanto son tutti ladri, il cambiamento è impossibile, l’opposizione non esiste, e via lamentando – un alibi che troppi, pur giustamente, indignati hanno colpevolmente finito per accreditare, semplificando all’estremo e omettendo di distinguere il  grano dal loglio – questa parte dell’elettorato non si vergognerà, nel segreto dell’urna, di votare Berlusconi.

Le sue saranno pure millanterie e, se tali si riveleranno, pace,  nulla sarà cambiato, come ci si attendeva. Ma, hai visto mai che riesca a realizzare alcune delle sue promesse, restituire l’IMU, levare qualche tassa, alleggerire la “persecuzione” dell’evasione fiscale, abolire qualche reato, elargire qualche condono?  Magari, questa volta, sarò proprio io a guadagnarci, la ruota della fortuna mi favorirà, porterò a casa qualcosa, invece di niente.

Al voto come al gratta e vinci, appunto. E se il paese va in malora… be’, tanto, dai politici cosa ci si può aspettare?

E tuttavia c’è un’altra zona di elettorato il cui modo di avvicinarsi al voto mi sembra non meno avvilente e negativo.

Mi riferisco agli atteggiamenti oltranzisti di coloro che –  in nome, ben s’intende, di una  pura e intransigente adesione ai principi costituzionali, democratici, e di sinistra – si propongono di usare il voto in termini che oggettivamente, aritmeticamente, potranno favorire l’avanzata, se non addirittura il successo, di Berlusconi.  

Si dichiarano nemici implacabili dell’”inciucio” Bersani-Monti – per non parlare poi delle ipotesi di “grandi coalizioni” – ma, in concreto, si accingono a contribuire a  rendere più debole la posizione del centrosinistra qualora un negoziato con i centristi di Monti dovesse rivelarsi, com’è probabile, inevitabile. Vogliono “contarsi”, vogliono mandare “gente pulita” in Parlamento, ma se ne infischiano del rischio di rendere minoritario il centrosinistra al Senato, anche a costo di non conquistarvi nemmeno un seggio per sé.

Parlano di correre per vincere, ma non è del tutto chiaro vincere come e vincere cosa: sicché tutto questo parlare di vincere riecheggia in modo sinistro disastrose parole d’ordine che prelusero al nostro più rovinoso passato.

A meno di non accettare che debba considerarsi una vittoria  contribuire a rendere ingovernabile questo paese e, conseguentemente, inevitabile una nuova tornata elettorale: dalla quale, questa volta, nascerebbero una destra e una sinistra del tutto rinnovate, in persone e metodi, a confrontarsi in Parlamento.

L’hanno teorizzato esponenti dell’intellighenzia di questi schieramenti, come Marco Travaglio, secondo quanto riferito da Eugenio Scalfari, e come Paolo Flores d’Arcais.

Insomma, la vecchia ricetta del tanto peggio, tanto meglio: e sai che novità, sotto il sole del belpaese!

Come diavolo dovrebbero e potrebbero nascere dal marasma generato dalla ingovernabilità destra e sinistre nuove – tra l’altro con l’attuale sistema elettorale – non è dato capire: forse c’è chi ancora crede che i bambini li porti la cicogna o nascano sotto il cavolo…

E chi sarebbe poi a pagare i prezzi più salati del terremoto finanziario, economico e sociale conseguente a un periodo di governabilità e instabilità? Inevitabilmente donne, giovani, disoccupati, precari, pensionati al minimo… insomma, tutte quelle categorie in nome e per conto delle quali questi nuovi movimenti proclamano di battersi!

A ben guardare, cosa sostanzialmente distingua – sotto il profilo dell’intelligenza e dell’etica dei comportamenti elettorali e, in definitiva, politici -  questi fautori di una palingenesi democratica dal popolo del “gratta e vinci”, non è assolutamente chiaro. Da entrambe le parti si antepone il proprio ego a qualsiasi valore di solidarietà, condivisione, cura dell’interesse generale. E se anche potesse concedersi che i rivoluzionari si distinguano per un minore livello di ignoranza, questo non farebbe che renderne ancora più colpevole l’irresponsabilità.

A me sembra assai più plausibile che, in sostanza, ci si trovi di fronte a un’immagine speculare dell’elettorato gratta e vinci (e, proprio come in una immagine speculare, quel che è a destra sembra sia a sinistra e viceversa). 

Altro che Rivoluzione Civile: qui mi sembra che si sia proprio all’apice (meglio, al fondo) dell’incivile involuzione che continua a segnare il passo di questo nostro paese.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :