Io, Al Pacino – Grobel Lawrence

Creato il 12 luglio 2013 da Maxscorda @MaxScorda

12 luglio 2013 Lascia un commento

Chi sia meglio Al Pacino o Robert De Niro e’ un po’ come chiedersi se sia piu’ forte Hulk o la Cosa, ore e ore di discussione snocciolando monologhi, sguardi, movimenti, regie e nessun risultato.
Per cio’ che mi riguarda non ho dubbi, Al Pacino doppia il concorrente ed e’ gia’ sotto la doccia mentre il secondo deve ancora arrivare e tanto per essere chiari, Jack Nicholson e’ ancora sui blocchi di partenza.
Scontro tra titani s’intende ma l’esito del confronto per me e’ scontato.
Logico quindi che m’interessi a questo libro che oltretutto e’ caratterizzato dalla presenza di una decina d’interviste che Lawrence ha scambiato con Pacino nel corso di venti e piu’ anni anche se, devo essere sincero, la vita dell’attore in senso stretto mi interessa poco, molto di piu’ invece conoscere aneddoti e racconti sui film che ha interpretato.
Conoscere il suo background comunque serve, l’infanzia nel Bronx coi nonni e la madre, indole timida e riservata che la vita ha obbligato ad indurire costringendolo ad usare testa e pugni per cavarsela. Nel contempo vivere fianco a fianco con la piccola e grande malavita deve essere stata una bella scuola per definire il suo meglio, iniziando da Michael Corleone, passando per Tony Montana e Carlito Brigante, proseguendo sino a Lefty Ruggiero.
Non ha scherzato neppure con gli sballati come Sonny di "Quel pomeriggio di un giorno da cani" o all’opposto col Serpico del film omonimo, insomma tutti ruoli sopra le righe, molti dei quali ancora oggi impareggiabili ed inarrivabili.
Dal libro emerge chiaramente il suo amore per il teatro, passione mai sopita che Pacino ha alternato al cinema sino a mescolarli col "Riccardo III", "Salome" e lo Shylock del recente "Il mercante di Venezia" e del prossimo "Re Lear", venerazione per il grande bardo che dai tempi dell’Actor Studio egli non ha mai tradito ne’ abbandonato.
Mai amato troppo da Hollywood, probabilmente ha pagato il suo disimpegno politico, grande merito ai miei occhi invece, gli furono negati sette Oscar con l’ottavo arrivato infine per "Scent of a woman", film con piu’ fumo che arrosto ma che indubbiamente lo vede giusto protagonista nel film piacione quanto basta ad anticipare l’era clintoniana di grande amore e prosperita’
Lawrence e’ bravo nel suo mestiere ma non bravissimo per quanto l’attore non sia uno facile da trattare ma e’ chiaro il cambiamento di tono con gli anni che passano e del resto non potrebbe essere diversamente specialmente per un artista che con la maturita’ conquista mezzi consapevolezza di poter essere e recitare cio’ che preferisce e crede, anzi un tratto che lo distingue fortemente dai suoi colleghi, De Niro in testa, e’ di non aver ceduto alle lusinghe del denaro in filmetti di bassissima lega per quanto milionari.
Nel complesso il libro un po’ delude, Al Pacino mai.


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