Vedete la mia triste storia è cominciata qualche settimana fa, quando il buon Paolo "Narratore" Ungheri mi ha chiesto se avevo voglia di scrivergli un post per il suo bel blog Vite di Carta. La conversazione è avvenuta via mail, ma in mente mia me la immagino col povero ragazzo che con lo sguardo abbassato a terra, le gambe tremanti e con i diti fantozzianamente intrecciati tra loro bofonchiava parole del tipo: - M-m-mi s-s-scriveresti un p-p-p-post? P-pp-per p-p-pi-piacere? E io sempre nella mia mente, avvolto dalla mia naturale vanagloria respingendo la tentazione di dare una virtuale pacca sulla spalla del contrito collega gli rispondevo col mio vocione squillante: - Ma certo figliuolo! Di cosa tratterebbe per la precisione questa sciuocchezuola? - Ma dell'arte del blogging e sulla scrittura in generale - mi rispondeva il tenero virgulto prendendo coraggio -Su come blogghi, come credi debba essere fatto e così via. Lo chiedo a te dal momento che ormai è tanto che sei in circolazione , sei praticamente diventato uno dei blogger più vecchi, ahem, sta-gionati della rete..... Ecco quello è stato pressappoco il momento in cui la terra mi è franata sotto i piedi e mi sono trovato ad essere io quello che biascicava fantozzianamente le parole seduto su una sorta di poltrona a Puff. Perché vedete non ho la minima idea su quello che dovrei consigliarvi!
Io ho cominciato a scrivere per caso. Pensavo che avrei mollato dopo poche settimane, non sapevo pronunciare nemmeno la metà delle parole che solitamente si usano in rete. Anzi per essere propriamente sinceri avevo cominciato a utilizzare la rete solo per dare un occhiata alle novità editoriali da comprare utilizzando la paghetta che ogni mese trattenevo dal mio stipendio e utilizzavo per i miei sfizi. Eppure alla fine sono in rete dal 2009 e ho messo in piedi la mia adorata Nocturnia da almeno due anni. Questo fa di me un blogger, però? Ma sopratutto cos'è un blogger?
Vedete Internet è un luogo bellissimo, ma può anche essere estremamente triste e questo sulla base delle persone che si incontrano. E anche delle scelte che si fanno. In rete esistono infatti numerosi persone che scrivono, che hanno siti, blog, che aprono forum, che propongono le loro idee o parlano dei loro argomenti preferiti. Tutto giusto, tutto corretto, ma mettiamo che dobbiate spiegare la vostra attività barra passione barra hobby barra lavoro a qualcuno che vorrebbe cominciare, cosa gli direste che consigli gli dareste? Che consigli potrei dare io? Solo quelli sulla base della mia esperienza, ovvio, e come tutte le esperienze si tratta di una cosa estremamente soggettiva. A questo punto c'è una fondamentale premessa da fare. Ho parlato di luoghi e di persone che s'incontrano in rete, e non a caso.
Nella blogosfera ci sono persone di ogni genere: si possono trovare tanti individui che tentano di spacciare le loro personali opinioni quasi come se provenissero dalla Bibbia, o come se la Bibbia l'avessero scritta loro. Ce ne sono molte altre che approfittano di qualsiasi scusa per scatenare polemiche a non finire (e questi sono gli esemplari di individuo più tristi). E per finire ne troverete altre ancora che confonderanno la libertà di parola con la libertà di offendere. Personalmente , dopo una iniziale fase di divertimento ho imparato a diffidare da questo tipo di realtà. Distruggere è sempre estremamente facile, ma dopo cosa rimane? Ecco perché prima di cominciare bisognerebbe sempre aver chiaro in mente che tipo di blogosfera si vorrebbe contribuire a creare. Sopratutto dovremmo tenere sempre presente che le risposte che ci diamo, quelle che sono valide per noi stessi potrebbero non andar bene per qualcun altro. Perché non esistono guru, non ci sono maestri assoluti. Lo scrivere in rete non è, e non deve diventare, una competizione tesa a dimostrare chi è il maschio o la femmina alpha o per eleggere i più bravi o i più belli, così come non esistono, e non dovrebbero esistere, dogmi o regole eterne di scrittura scolpite nella pietra ma solo equilibri che ognuno di noi dovrà singolarmente trovare e mettere in pratica. Ed è un bene che sia così. Ecco, forse ci sono solo tre punti, sia pure molto soggettivi, da tenere presenti, almeno quelle che io cerco di tenere sempre presenti.
La rete quando è al suo meglio può diventare un luogo di tolleranza e creatività, un mezzo che garantisce la libera circolazione di idee ed informazioni, ma anche un modo per cono-scere persone che condividono le stesse passioni. Almeno è stato così per me. Se mi soffermo a pensare al motivo per cui ho cominciato a leggere certi blog, a commentare i post scritti da altre persone e, se ricordo cosa ha convinto me a scrivere su un blog, questa è l'unica risposta decente che riesco a trovare: la passione! La passione, quella maledetta bestiolina che ci porta a voler condividere le nostre conoscenze o le nostre impressioni su un determinato argomento. Poi non importa l'argomento. In rete, purché si tratti di argomenti legittimi, non violenti e non discriminatori o prevaricatori, c'è spazio per tutti; possiamo parlare tanto delle campane bulgare come degli storioni ucraini ma troveremo sempre qualcuno che condivide i nostri gusti; magari anche da parte di persone dall'altra parte del mondo ma le troveremo, perché la rete per sua natura è anarchica e legalitaria.
Ci sarebbe un anche un altra cosa da ricordare sempre, e qui arriviamo al secondo punto. La sincerità e il rispetto. Prima di tutto con noi stessi. Mai fingere conoscenze che non si possiedono, mai fingere di essere diversi da quello che siamo.... anche per il rispetto di chi ci legge. Pochi o molti che possano essere, i lettori vanno rispettati sempre, perché alla fine chi legge comprende se una persona è genuina o artefatta. O se utilizza artifizi o scorciatoie. Non costruiamoci quindi maschere o personalità che non ci corrispondono: ricordiamoci sempre di chi siamo veramente e mettiamolo in quello che scriviamo. Poi possiamo decidere di postare tutti i giorni, più volte nello stesso giorno oppure una sola volta a settimana, possiamo programmare i nostri post oppure decidere in base all'estro del momento ,magari anche aspirare alle vette della classifica oppure ridere di queste cose, perfino essere iscritti a tutti i social network che la mente umana abbia mai creato oppure considerarli solo perdite di tempo, ma se mancano i tre requisiti fondamentali della passione, della sincerità e del divertimento al-lora tanto varrebbe chiudere, anzi tanto varrebbe non cominciare nemmeno.
Non a caso utilizzo il termine divertimento. Ultimamente nella blogosfera italiana ci sono state diverse discussioni in proposito; discussioni sullo status stesso dei bloggers. Dobbiamo o meno consideralo un attività degna di essere riconosciuta o anche remunerata? Ecco, sconvolgerò molti sostenendo che non è questa la cosa importante. O meglio, per quanto mi riguarda, ci sono blogger che sono meglio di certi giornalisti, ci sono blogger scrittori che sono meglio di certi Premi Strega, ci sono tanti miei colleghi che svolgono un servizio utilissimo, che informano, che divertono, quindi è giusto che sia compiuta questa battaglia. E' giusto che lo scrivere su un blog (e anche il pubblicarsi un racconto in proprio) possa essere considerata un attività - un lavoro se preferite utilizzare questo termine - dotato della stessa dignità che riconosciamo a chi scrive su un giornale o a chi pubblica per Mondadori. Però, quello che interessa a me è un altro aspetto. Cioè che dovremmo ricordarci sempre l'aspetto ludico della faccenda, il non trasformare il tutto in un abitudine, in un obbligo, in una fatica. Quando arriva il momento in cui stiamo scrivendo un pezzo solo perché "dobbiamo" e non perché lo "vogliamo", allora significa che stiamo sbagliando tutto quanto. E quel momento, prima o poi rischia di arrivare se perdiamo di vista gli aspetti fondamentali.
E gli aspetti fondamentali sono alla fine sempre gli stessi: la curiosità, l'interesse, la voglia di migliorare, di superare le nostre convinzioni, ma anche il ricordarsi che quello che facciamo prima di tutto deve rappresentare per noi un piacere, uno stimolo ad imparare cose nuove per il nostro benessere personale. Il che poi a pensarci bene sono gli stessi identici motivi per i quali i nostri antenati sono scesi dagli alberi milioni di anni fa.
Ecco, non so se posso definirmi un blogger, posto quando mi va, non programmo gli argomenti dei miei post, a volte guardo le statistiche a volte no, spesso bado ai risultati che ottengo, ma ci sono giorni in cui la cosa non m'interessa. So solo che fino al giorno che mi divertirò a fare quello che faccio continuerò a farlo. Se dovessi parlare ad un ipotetico interlocutore che volesse metter su un suo blog non so se riuscirei ad avere delle "dritte" da consigliargli per un sano, corretto e soddisfacente blogging. A parte i tre punti di cui sopra. Anzi, forse una cosa da consigliare ce l'avrei. Gli direi di scordarsi di tutto quello che gli ho detto. E di fare di testa sua.