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Io e le mie tasche

Da Elle_lx
Nonostante l'aria di nuovo avanzi e compaiano come funghi locali che ricordano molto i café del nord Europa e gli spazi polifunzionali dove poter non solo mangiare, ma anche leggere ed ascoltare musica, la "Tasca",  una specie di osteria -solitamente a conduzione familiare- resta un'istituzione imprescindibile della città e di tutto il Paese. Io e le mie tascheEntrare in una tasca vuol dire entrare in un mondo fatto di sedie, tavoli e mattonelle autenticamente vintage, ossia significa calarsi direttamente in posti che somigliano a quelle vecchie osterie che da noi popolavano le sere e le notti degli anni '60 e '70. La cucina consiste di piatti semplici, preparati proprio come in casa, e spesso la Dona cuoca la si può davvero vedere destreggiarsi tra pentole e stoviglie, tra una patata fritta e un bicchiere di vino versato all'avventore affezionato che viene a bere in compagnia. Io e le mie tasche
In questi posti pare proprio di mangiare in casa, ed inoltre, come potrete immaginare, sono super economici. Di solito fuori è esposto il menù coi piatti del giorno e relativi prezzi, e normalmente conviene prendere quelli, perché sono sicuramente più freschi, ovvero fatti il giorno stesso.
La prima volta che sono stata a Lisbona vari anni fa non potevo credere ai miei occhi. Comunque il menù (rigorosamente scritto a mano o, per i più evoluti, con una stilosissima macchina da scrivere) parla chiaro, come potete vedere. 
Io e le mie tascheIo e le mie tasche
Certo, quelle proprio stile "bettola" stanno pian piano sparendo, anche se resistono i veterani che spandono profumini di fritto nel raggio di cento metri: insomma, solitamente non abbiamo a che fare con posti per stomaci deboli, ecco.
Gli interni come dicevo sono in perfetto stile originale anni '60 e '70; i complementi d'arredo possono variare molto, ma pesso trovo sedie che mi ricordano quelle di mia nonna di quando ero bambina. Niente a che vedere coi locali vintage che pure mi piacciono tanto, ma che sono delle operazioni di stile e di moda attuale: qui facciamo proprio un vero salto nel passato.
Io e le mie tasche
Io e le mie tascheVi sono elementi comuni a tutte le tasche: fornellino ammazzainsetto, televisore rigorosamente vecchio stampo (di quelli che mi ricordo io, per inciso...), solitamente sintonizzato su una partita di calcio, e quindi gagliardetti vari della squadra del cuore.
Io e le mie tasche
Normalmente ci sarà un tavolo allestito per i componenti della famiglia, che, a seconda dell'età, scorazzeranno nel locale o siederanno più compostamente per consumare il loro pasto.E' insomma sempre come se fosse Domenica.
Passiamo alla parte che a noi panze curiose interessa di più. Cosa si mangia insomma in queste bettole?
Io e le mie tascheIl classico dei classici è la sardina arrosto, ma solo in estate, quando il sacro pesce abbonda nelle acque oceaniche ed è grasso al punto giusto da risultare squisito. Accompagnato da patate bollite per asciugare la bocca e insalata mista con letto di cipolla per sciacquare e tenere lontani i disturbatori.
Io e le mie tascheA seconda del giorno si possono trovare poi baccalà, altri pesci grigliati, carne arrosto, fagiolate, risotti. 
Io e le mie tasche
A fine pasto, prego lavarsi le mani all'immancabile lavandino dotato di sapone di marsiglia, altro che salviettine al limone. Evitare se possibile di fare i distratti e di asciugarsi le mani ai fogli di carta che fanno da tovaglia, pena il gestore, solitamente uomo o donna di poche parole, ma che non disdegna la chiacchiera se avvicinato (niente fronzoli ed inchini, dunque) che vi viene a dire qualcosa come "Oh, i tovaglioli sono lì in alto!". Oops. Ma pure voi, però, a mettere le tovaglie così alla mano...
Sfilano dunque n birre e sguardi divertiti che osservano i clienti che si avvicendano, molti dei quali sono di casa: lo vedi perché entrano semplicemente per fare due chiacchiere, bere un goccio, fumare una sigaretta (fuori, nelle tasche sono poche le regole rispettate, è il divieto di fumo è una di queste) per poi proseguire...per la prossima!Nessuno ti mette fretta, nessuno ti chiede se era buono, nessuno ti rompe le scatole, insomma. Il conto lo devi chiedere tu, e così chi ti ha servito senza prendere nota dell'ordinazione, perché semplicemente si ricorda tutto,  fa due conti su un pezzo di carta riciclato e te lo porta. Pochi euro, sempre, di sicuro, niente sorprese finali. 
Se mi capita di notare voci che non corrispondono a quello che ho preso, lo dico, perché mi dà fastidio, ma devo dire che nei posti dove non emettono neanche lo scontrino di solito non si sbagliano.
Io e le mie tasche
L'ultima volta che sono stata  in una tasca, anche se era da un bel po' che non ci tornavo, mi hanno riconosciuta, lo so, l'ho capito. Prima di andare via gli ho anche fatto gli auguri per il piccolo, perché c'era un neonato al tavolo di famiglia, e il tipo mi ha confermato che era nato da pochi giorni, ringraziando e sorridendo "O meu neto (Il mio nipotino)!"
Sono uscita da là dentro che ero in pace col mondo.

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