Magazine Cultura
Mi sono reso conto di una cosa: prima di parlare, scrivere o commentare un libro, un film, una mostra o altro, devo far decantare per qualche giorno ciò che ho visto. Altrimenti rischio di non essere lucido, obiettivo e di dare per buono ciò che buono non è. E' il caso, ad esempio, di "Io e te", l'ultimo film di Bernardo Bertolucci. Un maestro, un vate della pellicola che tutto il mondo ci invidia. Ma ogni tanto pure le menti illuminate si abbioccano (e quella di B.B. mi pare si sia abbioccata da un po' ...) e non sempre creano capolavori. Appena finito di vedere questo film, mi sono alzato soddisfatto; poi, ripensandoci, degustandolo, come si farebbe con un vino di qualità, mi sono reso conto che non rimaneva nessun sapore, nessun retrogusto. E' un film piatto, che non emoziona, che non lascia ricordi o sapori. Pur avendo alle spalle una sceneggiatura tratta da un romanzo breve (o racconto lungo, fate vobis) di Ammaniti - ed anche intrigante - ne cambia decisamente il finale (che non vi racconterò, né dell'uno né dell'altro), spiazzando chi aveva letto il testo. Ma a parte ciò, i due protagonisti sono i soliti ragazzetti che da un po' di tempo condiscono tutti i film di Bertolucci, da "Io ballo da sola" a "The dreamers", scene di balli, sesso giovanile che stavolta si intuisce solo e non si vede come nei precedenti lavori del regista (perché comunque il ragazzetto qualche fantasia sulla sorellastra si capisce che se la fa .... ), ma insomma, il film non lascia nulla dietro di sé. Credo proprio che il fascino visionario e decadente di luoghi come Parigi, Tangeri o Pechino, le emozioni di attori come Marlon Brando, Gerard Depardieu, john Malcovich, la sensualità di Maria Schenider o Debra Winger, facciano parte del glorioso passato di B.B. Ma per fortuna quei film li ha già girati.
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