Un progetto per ricordare, per rafforzare la memoria della nostra storia e di ciò che veramente fu la dittatura nazista. Più che un libro, un vero e proprio esperimento sociale. Questo è Io ho visto, a cura di Pier Vittorio Buffa, che intende contribuire a salvaguardare la memoria delle stragi naziste nell’Italia del 1943-45: il drammatico biennio della “guerra ai civili”, come ormai la storiografia è concorde nel definire quelle azioni, ha lasciato dietro di sé vite distrutte, traumi insuperabili, memorie divise nelle comunità teatro degli eccidi, la cui responsabilità in alcuni casi è stata addebitata all’attività dei partigiani. Il progetto ha raccolto le prime trenta testimonianze di chi, all’epoca ancora bambino o ragazzo, ha assistito ad alcuni degli eccidi, scampando alla morte per un soffio; storie che hanno dato origine al volume curato da Buffa Io ho visto (Nutrimenti, 2013), raccolta appunto di trenta intensissimi e drammatici racconti accompagnati dalle fotografie dei protagonisti oggi, volti scavati dalle rughe del tempo, segnati per sempre dal ricordo di quegli attimi a dir poco traumatici che non hanno mai dimenticato e che, per decenni, non hanno neanche potuto rivendicare con un perentorio e dignitoso “io ho visto”, dal momento che gli autori degli eccidi non furono perseguiti nell’immediato dopoguerra per motivi di realpolitik ed è stato possibile farlo solo in anni recenti. Un progetto che rappresenta quindi anche un tardivo ma necessario riconoscimento, se non nei tribunali almeno sul versante della memoria.
Quella che è stata definita l’“era del testimone”, a settant’anni di distanza dai fatti, volge al termine per la progressiva scomparsa dei protagonisti; tanto più meritevole risulta, quindi, un contenitore di immagini e parole come questo – in fieri essendo il sito web del progetto (www.iohovisto.it) aperto a nuove eventuali testimonianze – nonostante le complesse problematiche del rapporto tra storia e memoria, tra memorie individuali e memoria collettiva.
Una lettura importante, perché ci sono libri più necessari di altri, soprattutto da consegnare alle generazioni più giovani.
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