Scendo sul binario settimo della stazione di una città di pianura, gelida d’inverno ed arroventata d’estate. All’orizzonte, puntato come un dito al cielo, vedo la cupola ardita costruita da un architetto della mia terra.
Passando davanti all’ufficio informazioni mi torna in mente un fatto curioso accaduto alcuni anni fa. Mi trovavo nella necessità di prendere un treno diretto ad occidente. Purtroppo, non appena messo piede in stazione l’altoparlante annunciò che il mio treno era in ritardo.
Guardando l’orario mi sorsero alcuni dubbi.
Era meglio attendere il mio treno, in ritardo di 50 minuti, e arrivare dopo un’ora o prendere l’Intercity (puntuale) che sarebbe arrivato tra 40 minuti giungendo a destinazione in 40 minuti? Inoltre, per poter salire su questo secondo treno avrei dovuto acquistare un supplemento rapido, ma l’Intercity avrebbe realmente superato il mio treno ritardatario? O avrebbe accumulato a sua volta un ritardo pari o proporzionale a quello del treno che lo precedeva?
Così, come un improvvisato Furio Zoccano, portai alla biglietteria le mie domande. Dopo aver fatto la mia brava coda, il bigliettaio, senza scomporsi di una virgola, mi disse di rivolgermi all’ufficio informazioni. Poiché grazie alle ferrovie avevo almeno quaranta minuti da impiegare in qualche modo, decisi di usufruire di questo servizio.
La signora che sedeva nell’ufficio informazioni mi accolse con un gentile sorriso, mostrandosi davvero lieta di poter aiutare un viaggiatore in difficoltà giunto a interrompere il tranquillo tran tran della sua vita lavorativa. Così incoraggiato, formulai per la seconda volta la mia domandina.
La signora mi ascoltò attentamente, quindi alzò gli occhi al cielo e allargando le braccia esclamò: «E come facciamo a saperlo noi? Non abbiamo mica la sfera di cristallo!»
A quel punto, poiché mi rimaneva una mezzora abbondante e il sorriso della signora mi aveva messo di buon umore, decisi di andare a fondo di quel mistero. Come poteva un ufficio informazioni non conoscere quelle informazioni?
In soccorso della signora giunse un collega che sorridendo mi fornì una spiegazione molto semplice. Tutti i movimenti, mi disse, erano stabiliti dalla Centrale Operativa, che non informava gli uffici informazione delle variazioni decise in tempo reale.
Mi trattenni dal chiedere quale genere di informazioni dispensasse normalmente l’Ufficio Informazioni e me ne andai ridacchiando, contento quanto meno di aver ingannato il tempo dell’attesa. Vi confesso di non ricordare quale treno presi, alla fine.
Oggi però, forse per caso e forse no, ho deciso di proseguire il mio viaggio verso sud con un altro mezzo…