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diverso, ore e ore in camera, te, la tua adolescenza e le tue storie di mostri e vampiri, paure e terrori, corse infinite che non puoi abbandonare e struggenti storie di figli che tornano in vita, di hotel persi nella neve e bambini col triciclo, di macchine infernali e uomini soli in isole deserte ("dita di dama, sono dolci come dita di dama"), ma anche storie bellissime di giganteschi carcerati neri che guariscono il male o di un gruppetto di ragazzini che diventano uomini cercando un corpo vicino a una ferrovia.
Ho imparato da King il gusto di leggere un libro dopo l'altro e perdermi in mondi altri.
Poi, ormai da 15 anni, io e King non ci siamo più incontrati ma quello che ho imparato da lui è qualcosa di bellissimo.
Ho imparato da Pennac lo scoprire che nella stessa pagina, nello stessa frase, a volte nella stessa riga ci si può contemporaneamente divertire, meravigliare ed emozionare.
Ed ho conosciuto con lui una famiglia indimenticabile, un capro espiatorio di professione con il suo fratellino teppista e incendiario, le sorelline cartomante e fotografa e il Piccolo con gli occhiali rosa.
E tutto il resto degli impressionanti personaggi che giravano loro intorno con lui, Pastor, il poliziotto con il maglione malato terminale, non il maglione, ma lui, che non so perchè ma ha un posto grande nel mio cuore.
Ho imparato da Dostoevsky la vera grandezza della letteratura, quella letteratura che può affrontare tutto lo scibile umano e farlo senza pedanteria, senza insegnamenti, ma soltanto attraverso storie e personaggi così affascinanti da non riuscire a staccartene, così piccole e al contempo grandi che rischiavi di trovar Dio dentro una stufa a legna di uno stanzino.
Ho imparato da Dostoevsky che esistono persone che nascono per scrivere.
Ho imparato da Gogol l'allegoria, lo straniamento, il godere della lettura avvertendo allo stesso tempo leggerezza e cultura, ho imparato che non c'è niente più bello e affascinante dell'assurdo.
E ho imparato anche che a volte esistono libri immensi che non si sono riusciti a finire e che la Morte,come scrissi un tempo, tiene nascosti nella sua caverna dell'Arte del condizionale.
E in quella caverna, tra le altre, c'è anche un'altra cosa immensa di uno scrittore immenso, di quello che forse più di tutti ha saputo meglio raccontare l'angoscia, lo smarrimento e l'inconoscibilità della vita, quello scrittore così grande che dici una lettera, la K, ed è già lui.
E quel romanzo non finito di quel castello è fotografia di tutta la sua opera, un'opera nella quale una risposta non c'è e se vai cercandola ti ritroverai per strade che non sai dove portano e uffici che non sai cosa nascondano.
Ed ho imparato, anche da lui, soprattutto da lui, la parte meravigliosa della malinconia.
Ho imparato da Poe lo scrivere in prima persona, quel trovarsi catapultato dentro le vicende, vicende che raccontano di morte e disfacimento, di paure e sconforto.
Ed ho imparato che anche solo leggendo si può immaginare di stare al buio e aver paura di cadere.
Ho imparato da Gadda la meraviglia della lingua più bella del mondo, la nostra, le infinite possibilità che ci offre, la magia di un neologismo, la difficoltà di un arcaicismo.
Ho imparato da Gadda a rileggere un libro due volte consecutive, la prima non capendoci nulla, la seconda trovandolo uno dei più belli che abbia mai letto.
Ho imparato da Saramago che, ahimè, anche nella letteratura si può raggiungere un limite di perfezione, che anche nella letteratura a un certo punto ti sembra di aver trovato il punto di non ritorno.
Ho imparato da Saramago gran parte di quello che sono adesso, triste, perso nell'assurdo, capace di credere che esista un mio sosia da qualche parte del mondo o che la morte smetta di uccidere.
Ma anche capace di credere nell'uomo, soprattutto nella donna anzi, e di ritrovare l'umanità e la bellezza in un bacio o in un cane che ti asciuga una lacrima.
Ho imparato tanto da tutti loro e da decine di tanti altri.
Da 5 anni ho smesso di imparare dai libri.
Eppure, prima o poi, tornerò nella mia cameretta, io e la mia adolescenza prolungata.
Io e loro.
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