Magazine Società
La meccanica è nota, basti quanto ci hanno spiegato De Vries (Essays on the Psichology of Leadership, 1993) e Kernberg (Ideology, Conflict and Leadership in Groups and Organizations, 1998). Nei movimenti a guida carismatica i singoli vivono di un’esistenza doverosamente funzionale all’accrescimento del carisma del leader, sennò – invariabilmente – al suo detrimento. In questi casi, il leader carismatico si sente “tradito” e “tradire” il leader significa sempre “tradire” l’intera comunità della quale egli non è solo guida, ma anche “espressione per identificazione”, incarnandone l’anima e la storia, il sentire e il sentito. A questo genere di “tradimento” non può che far seguito l’emarginazione dei “traditori”, mentre è del tutto irrilevante il fatto che siano espulsi o costretti a scappare per non subire le feroci molestie di cui sono invariabilmente fatti oggetto dal leader carismatico e soprattutto dai suoi fedelissimi. Quando i dissidenti cominciano a diventare troppi o, peggio, cominciano ad articolare le loro critiche in minoranza interna, è la stessa forma della comunità ad esser messa in discussione. Solitamente, in questi casi, il leader carismatico preferisce dissolverla piuttosto che accettare un ridimensionamento del suo ruolo, oppure la scioglie e la rifonda.Qualche settimana fa ho scritto di aver trovato diverse analogie tra la setta del Tempio del Popolo del reverendo Jones e quella di Pannella, mi riferivo non soltanto alle dinamiche relazionali tra guru e adepti, ma anche a quelle forme di suicidio collettivo che promettono resurrezione e purificazione. Per farmi capire meglio, dovrò rammentare del suicidio collettivo che Pannella volle nel 1988.Massimo Teodori ha scritto: “Pannella è sempre stato il capo radicale riconosciuto e in questa sua funzione, oltre che nell’immagine, non è mai stato seriamente insidiato: nel PR ha assolto fin dall’inizio le molteplici funzioni di fondatore, organizzatore e gestore che gli hanno assicurato un controllo completo delle più importanti operazioni politiche. Quel che era andato modificandosi nel corso del tempo riguardava i connotati del piccolo e singolare partito fattisi più complessi della semplice identificazione con il leader: il pannellocentrismo era divenuto solo una parte di una realtà più articolata costituita da militanti e quadri politici. Con lo svolgimento annuale dei congressi e con la continua formazione di gruppi ad hoc per perseguire obiettivi particolari, già a metà degli anni settanta i radicali disponevano a tutti gli effetti di una forza politica consolidata attraverso successive stratificazioni. E dopo il ’76, con gli eletti in Parlamento tra cui figuravano, di legislatura in legislatura, anche personalità fortemente caratterizzate e autonome, la vita politica del PR si faceva, per così dire, multidimensionale nelle istituzioni oltre che nel paese, nei gruppi militanti e nelle realtà locali oltre che con la Radio Radicale. Di questo organismo variegato Pannella rimaneva sì l’ispiratore e la guida, ma tuttavia l’azione politica radicale non poteva più essere ridotta esclusivamente alla sua sola persona. Ed è proprio questo partito in cui si inverava una realtà composita di molti individui, di plurime strutture e di una gamma di iniziative politiche, che Marco Pannella cominciò a percepire come un ostacolo percepito in maniera ambivalente. Da una parte ne avvertiva la necessità perché altrimenti non avrebbe potuto condurre la sistematica guerriglia contro la partitocrazia con azioni fortemente organizzate. Dall’altra, ne era infastidito perché lo riteneva riduttivo del proprio carisma di fronte al mondo politico e alla pubblica opinione dal momento che alcuni esponenti radicali si sottraevano al suo diretto controllo o non si comportavano da pure appendici della sua personalità” (Marco Pannella - Un eretico liberale nella crisi della Repubblica, Marsilio 1996)Potrebbe essere il paradigma valido anche per il Movimento 5 Stelle.
Non possiamo sapere cosa sarà dei grillini, è impossibile prevedere quanto dissenso saranno in grado di esprimere verso la gestione autocratica del Movimento 5 Stelle, possiamo solo intuire quali saranno le mosse di Grillo nel caso in cui le critiche mettessero in serio pericolo la sua leadership. La mossa di Pannella fu lo scioglimento del Partito Radicale. Ricorda Mauro Mellini: “A Bologna [XXXIV Congresso del PR, 2-6.1.1988] il cosiddetto gruppo dirigente del partito si presentò compatto, preoccupato soltanto di interpretare puntualmente gli intendimenti di Pannella, che, con un procedimento che di solito usava quando voleva spingere l’imposizione delle sue volontà fino all’inverosimile, si tenne lontano dalle riunioni nelle quali quel gruppo andava preparando i deliberati e gli scenari del congresso, tenendolo però sotto stretto controllo. Una riflessione sull’atteggiamento di tante persone, molte delle quali non prive di intelligenza ed esperienza politica, che non capirono o si comportarono come se non capissero (dovendo alcune di esse poi pentirsene amaramente) che il Partito Radicale veniva liquidato, pur lasciandolo in piedi formalmente come supporto essenzialmente finanziario di altre iniziative ed attività più congeniali a Pannella, dovrebbe pur essere fatta e porterebbe a conclusioni sconcertanti. Responsabilità per la fine del Partito Radicale ne hanno un po' tutti, chi più chi meno, a cominciare da chi scrive. […] Spingere l’acquiescenza fino all’accettazione della liquidazione del partito era incredibile. Se non avessi mai combattuto una battaglia contro il reato di plagio, sarei portato a far ricorso a questa torbida e semplicistica spiegazione di rapporti umani. Ma un fenomeno collettivo, destinato ad avere conseguenze, grandi o piccole che siano, sulla vita sociale e politica di un paese è esso stesso storia e va discusso e giudicato con metro a ciò adeguato. Ed allora occorre dire che l’acquiescenza del cosiddetto gruppo dirigente radicale (sempre assai poco, ed, in quel caso, per nulla dirigente) dava la misura della fragilità, anche sul piano intellettuale e morale, cui si era ridotta quell’esperienza politica, della mancanza di un autentico sviluppo come forza aderente alla realtà. […] Solo Enzo Tortora mi fu a fianco nel contrastare quelle decisioni. Con una felicissima battuta Enzo definì il partito transnazionale il nuovo «Cacao Meravigliao», il prodotto inesistente pubblicizzato nella trasmissione satirica di Arbore «Quelli della notte», che allora aveva grande successo. Tranne Tortora, non uno di coloro che avevano o avevano avuto posizioni di rilievo nel partito si oppose alle proposte liquidatorie. […] La massa degli iscritti sembrò ad un certo punto tutt’altro che docile e rassegnata e sembrò aver capito la sostanza di quanto le si andava ammannendo, assai meglio di quanto non mostrassero di averlo capito quanti, a vario titolo, erano investiti di particolari responsabilità. Ma i regolamenti del congresso non consentivano un confronto ad armi pari. Salvo il segretario ed il tesoriere e, al di sopra di ogni regola, Pannella, nei congressi radicali gli iscritti avevano dieci minuti per i loro interventi, che, ovviamente non potevano esprimere compiutamente una linea politica ed una critica serrata, specie da parte di chi non potesse contare su di un giuoco di squadra. Scese in campo Pannella, per dire, in buona sostanza «o con me o contro di me», non risparmiando l’attacco personale ed i toni sprezzanti. […] A rendere praticamente irreversibile il consenso bene o male ottenuto dal congresso, Pannella fece deliberare che il prossimo congresso sarebbe stato tenuto a Budapest. Così diveniva impossibile che si potesse tornare sulla questione del partito transnazionale e di un partito che fosse un partito e non un’agenzia turistica, quale quella che avrebbe organizzato i voli charter e distribuito i biglietti ferroviari scontati. Ben presto si sarebbe potuto fare a meno anche del voto dei congressi, domandando ogni potere ad un quadrunvirato. Dalla Convenzione si era passati al Consolato, saltando il Direttorio. Il Primo Console, del resto, c’era sempre stato” (Il Partito che non c’era, Adriatica Editrice 1993).Valga da lezione ai grillini.
David Busato chiude la sua Tesi di Laurea in Scienze Politiche (Il Partito Radicale in Italia - Università di Siena, 1996) con un promemoria che in sé racchiude tutti i nodi della “cosa radicale”, almeno per come è posta oggi: “Nel XXXIV Congresso, svoltosi a Bologna, nel gennaio dell’88, i radicali decisero di non presentarsi più come tali alle elezioni politiche: nacque così una nuova formazione transnazionale e transpartitica, priva delle classiche strutture partitiche territoriali e pronta invece a proseguire le iniziative che superassero la logica dei confini nazionali, in particolare sui problemi dei diritti umani e sui problemi dell’inquinamento, auspicando inoltre il tema federalista della costituzione degli Stati uniti d’Europa. L’idea della sovranazionalità del partito, venuta da Pannella, suscitò non poche perplessità nella stessa compagine radicale anche perché serpeggiarono malumori nei confronti di una leadership carismatica che apparve contraddittoria per un partito che si proclamava libertario. Proseguì quindi l’esperienza transnazionale del partito e proprio in nome di ciò il XXXV Congresso si svolse a Budapest, nell’aprile dell’89 ; nel corso di questo congresso il segretario Sergio Stanzani rivendicò la lungimiranza della scelta che aveva trasformato un partito di italiani in un partito composto da oltre 50 etnie europee, africane, asiatiche. Il Partito Radicale transnazionale e transpartito continuò sulla sua strada aggiungendo ai consueti temi, anche la lotta contro ogni forma di proibizionismo in materia di stupefacenti e l’impegno contro la pena di morte, da abolire in tutti i paesi. A partecipare alla vita politica italiana restò una nuova formazione politica, un movimento creato da Pannella e denominato proprio Lista Pannella per sottolineare la personificazione del partito”. Ed è sulla Lista Pannella che occorre appuntare l’attenzione, innanzitutto per smentire alcuni luoghi comuni circa l’“alterità” della quale i radicali sono convinti di essere portatori.Ma forse, prima di tutto, occorre fare due conti. Al momento, il Partito Radicale ha 888 iscritti, Radicali italiani ne ha 788, l’Associazione Luca Coscioni ne ha 922, Nessuno tocchi Caino ne ha 501, gli altri soggetti della cosiddetta “galassia radicale” anche meno, e tutti accusano un calo di iscrizioni rispetto all’anno scorso tra il 10% e 18%. Dato essenziale per capire le reali dimensioni della macchina: in oltre il 70% dei casi, chi è iscritto ad un soggetto radicale è iscritto anche a un secondo, il 35% anche a un terzo, fino a un buon quinto di radicali che è iscritto a tutti i soggetti. Parliamo di non più di un migliaio di individui in tutto, dunque, tutti più o meno consapevoli di far parte di una setta che è in forte crisi di appeal, tutti in apparenza disposti al suicidio politico in vista di una resurrezione della quale non è ancora dato immaginare il quando, né il come.
Mauro Suttora ha dedicato due suoi volumi alla “cosa radicale”. Il primo è una storia del Partito Radicale intrecciata alla biografia del suo leader carismatico (Pannella, i segreti di un istrione – Liber Internazionale, 1993), mentre il secondo (Pannella & Bonino Spa – Kaos Edizioni 2011), soprattutto per quanto attiene al III e al IV capitolo (pagg. 161-299), è un’analisi delle strutture e dei meccanismi che fanno della “cosa radicale” una proprietà privata di Marco Pannella. Da qui vale la pena di citare: “Siccome il Partito radicale non poteva più presentarsi «in quanto tale» alle elezioni (come deciso nel 1988), in vista delle politiche dell’aprile 1992 alcuni colonnelli radicali – come per le europee del 1989 – emigrarono altrove (Teodori, Negri e Calderisi fondarono una Lista refendaria con Massimo Severo Giannini e Ernesto Galli della Loggia. Rutelli, Aglietta, Corleone, Tessari e Vesce, invece, si accasarono con i verdi). Il capo, invece, ebbe la pensata di varare una solipsistica Lista Pannella (sostenuta da Bonino, Cicciomessere, Vigevano, Stanzani e Taradash). Era la prima volta al mondo che un partito assumeva il nome del proprio leader – nemmeno i gollisti francesi erano arrivati a tanto. […] Ma [Pannella] fece di più: per evitare la raccolta delle firme necessarie alla presentazione, prestò il tradizionale simbolo della Rosa nel Pugno alla Lista referendaria e per sé riciclò il marchio degli antiproibizionisti già utilizzato dal 1989 all’Europarlamento. Il risultato di questa artificiale moltiplicazione fu deleterio: la Lista referendaria non riuscì a raggiungere il quorum minimo, mentre la Lista Pannella ottenne solo mezzo milione di voti (1,2%). Sedici anni dopo il primo arrivo in Parlamento, insomma, percentualmente Pannella ottenne lo stesso risultato del debutto. […] Dopo quarant’anni di opposizione dura e pura, Pannella non raccoglieva alcun beneficio al crollo della Prima Repubblica”.Dobbiamo pensare che si tratti degli effetti di ciò che Massimo Teodori ha definito “irresistibile pulsione alla dissoluzione”? Anche, ma dietro alla scelta di dar vita alla Lista Pannella c’era un fine pratico di estrema importanza: costruire una cabina di comando dalla quale i soggetti radicali fossero economicamente e perciò politicamente dipendenti. Quando a Radio Radicale, per esempio, va in onda lo spot che informa che quella emittente è “organo della Lista Pannella”, non del Partito Radicale, non di Radicali italiani, ciò che sta nascosto in bella evidenza è che il rubinetto del finanziamento pubblico destinato alla radio, ma anche quello che eventualmente arrivi ai radicali dai rimborsi elettorali ai partiti che li ospitino come candidati nelle proprie liste, sta in mano ad una sola persona, che di fatto è il padrone dell’intera “galassia radicale”. Non “galassia”, dunque”, ma “sistema solare”, con una stella al centro e una mezza dozzina di pianeti a girarle attorno, in ellittiche più o meno ampie, per attrazione che formalmente è di tipo carismatico e sostanzialmente è di tipo proprietario.Per capire perché e come, vale la pena andare ad ascoltare l’intervento di Diego De Gioiellis all’ultimo Comitato nazionale di Radicali italiani: “Com’è noto, i radicali combattono la partitocrazia come espressione della espropriazione del diritto del cittadino alla partecipazione democratica alla vita politica. Bene, questo è proprio ciò che accade in casa radicale”. Soggetti politici che in ultima analisi non contano nulla e che ruotano attorno alla Lista Pannella, primo motore immobile, partito (si fa per dire) del quale fanno parte solo i soci fondatori e quanti possono entrare a farne parte solo per ammissione decisa dai soci, nel quale presidente e tesoriere sono cariche cumulate nella stessa persona, che è insieme la stanza dei bottoni e la cassa. Peggio della Lega, via, peggio dell’Idv, più o meno come il Movimento 5 Stelle.
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Il sogno europeo affoga nello tzatziki
I big dell’eurozona temono il referendum greco come la peste. Per il possibile risultato sfavorevole ma anche per l’affronto subito. Leggere il seguito
Da Conflittiestrategie
POLITICA, SOCIETÀ, STORIA E FILOSOFIA -
amore chiamami
Non me la sono mai presa per il fatto che Debbie Harry abbia registrato le sue parole di passione per me in una hit mondiale come “Call Me” rendendole peraltro... Leggere il seguito
Da Plus1gmt
SOCIETÀ -
Riforma del Catasto ai box: ora l’attenzione si sposta sulla Local Tax
E adesso che succede? Dopo che la riforma del catasto fabbricati è saltata all’ultimo minuto, sono in molti a chiedersi cosa succederà al nostro sistema... Leggere il seguito
Da Ediltecnicoit
SOCIETÀ -
Washington(USA)/Prorogata la legge sugli scambi commerciali
La legge che favorisce gli scambi commerciali tra gli Stati Uniti e i paesi africani, denominata African Growth and Opportunity Act (Agoa), è stata prorogata... Leggere il seguito
Da Marianna06
AFRICA, SOCIETÀ, SOLIDARIETÀ -
alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 30.06.15
Valigia Blu, “Va In Onda l’odio. Senza più alcuna vergogna o contrapposizione”: Salvini gira le televisioni senza sosta, e a ogni giro il suo vocabolario si fa... Leggere il seguito
Da Plus1gmt
SOCIETÀ -
ELASTICITA’ AMERICANA, di GLG
Nell’editoriale di Domenica de “Il Giornale” si parla dell’imperialismo tedesco (cui l’Europa attuale deve sottostare). Nell’editoriale di “Libero” (del... Leggere il seguito
Da Conflittiestrategie
POLITICA, SOCIETÀ, STORIA E FILOSOFIA
Dossier Paperblog
- Partiti politici Italiani
- Partiti politici Italiani
- Giornalisti
- Partiti politici Italiani
- Radio
- Festività
- Salute
- Attori
- Personalità politiche italiane
- Mete
- Mete
- Personalità politiche italiane
- Personalità politiche italiane
- ONG
- Filosofi
- Riviste
- Personalità politiche italiane
- Personalità politiche italiane
- Personalità politiche italiane
- Conduttori TV
- Aziende
- Scrittori
- Mete
- Giornalisti
- Giornalisti
- Giornalisti
- Festività
- Programmi TV
- Attori