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“Io siamo”: la ricetta di Passera per un’Italia migliore

Creato il 18 luglio 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

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“Io siamo”: un appello per fondere insieme le individualità di “ognuno con la propria storia, la propria esperienza” in vista del bene comune. Il nuovo libro di Corrado Passera parte dalla consapevolezza che per cambiare realmente la situazione sia necessaria una “svolta radicale”, un assoluto “cambio di prospettiva”, e individua l’urgenza maggiore nella creazione di lavoro per far ripartire l’economia, la cui crisi investe tutta la società, anche perché “col diffondersi di vecchie e nuove povertà, crescono l’intolleranza e il rancore sociale. Per molto meno, in un passato non così lontano, alcuni Paesi – tra cui l’Italia – hanno perso le libertà fondamentali”.

Responsabilità, competenza, merito, trasparenza: su questi cardini si basa la svolta sostenuta da Passera e tali valori percorrono in maniera trasversale tutti i capitoli del libro.

Per costruire il “ponte” verso un’Italia diversa, Passera propugna la costruzione di cinque “piloni”. Il primo riguarda gli interventi immediati per far ripartire l’economia, per convincere gli stranieri a investire in Italia e mettere in condizione gli italiani di non dover fuggire all’estero. Il secondo, legato al primo, implica la revisione dell’apparato statale – amministrazione e istituzioni – per favorire la libera iniziativa economica. Il terzo consiste negli interventi da applicare nei settori dell’istruzione e dei beni culturali, innovando la scuola e le attività formative e valorizzando il territorio italiano con le sue bellezze e i suoi prodotti; in particolare, è necessario trasformare un sistema scolastico che “non riesce a integrarsi con il mondo del lavoro”, creare percorsi di specializzazione dopo il diploma, mettere le università in condizione di fornire “il tipo di istruzione tecnologica che molte aziende chiedono”.

Il quarto pilone prevede il rafforzamento della coesione sociale operando negli ambiti della giustizia – “in nessuna grande nazione dell’Unione Europea la criminalità controlla intere porzioni di territorio e si dimostra in grado di condizionare pesantemente gli apparati dello Stato” – con conseguente lotta alla criminalità, della sanità, del terzo settore e dei diritti civili. L’ultimo pilone riguarda la politica estera e il rapporto con l’Europa.

Molti i problemi da affrontare: il divario troppo evidente tra Nord e Sud, la situazione dei trasporti e delle infrastrutture, con “grandi opere progettate, finanziate, assegnate a Regioni, Province, Comuni, e mai avviate”. A tutto ciò fanno da sfondo classi dirigenti “esauste, preoccupate solo di conservare le proprie rendite di posizione”.

Di particolare interesse la parte dedicata alla ripresa economica, in cui Passera descrive nel dettaglio il modo per ottenere subito 400 miliardi di euro con una scossa che permetterebbe di arrivare a smobilitarne anche 500: in primis utilizzare correttamente i fondi stanziati dall’Unione europea in modo da poterne usufruire appieno. Poi, incentivare gli investimenti privati, detassare il lavoro e mettere nelle tasche degli italiani più soldi con alcuni interventi mirati, per esempio dando la possibilità di aumentare le ore di lavoro, creando programmi di welfare aziendale (buoni pasto, trasporto pubblico, buoni acquisto, nidi aziendali eccetera), o ancora fornendo l’opzione, per chi lo desidera, di ricevere in busta paga la quota del trattamento di fine rapporto defiscalizzata e decontribuita.

Altra possibilità, la creazione di un sistema per ottenere subito il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione, istituendo, come è stato fatto in Spagna, una società veicolo che anticipa i pagamenti e poi si rifà sulle singole amministrazioni. Il tutto affiancato da una riforma fiscale seria che garantisca un sostegno alle famiglie con i figli e che preveda un aumento della No tax area e la diminuzione progressiva dell’Irap fino alla sua eliminazione.

Insomma, le proposte non mancano. L’intenzione è chiara: creare un’Italia più libera, anche “dall’invadenza dello Stato”, che deve essere “ripensato dalle fondamenta” in modo da semplificare la vita alle famiglie e alle imprese, “fornendo un quadro coerente di regole e una serie di servizi efficienti”.

Queste le motivazioni che hanno spinto Passera – che nel libro parla ampiamente anche della sua attività come ministro e del “miracolo” ottenuto con il rinnovamento delle Poste italiane – al progetto di creare un “partito che non c’era”, nuovo non in senso cronologico ma sostanziale. Un partito “molto diverso dagli attuali”, fondato su caratteristiche ben delineate: competenze, presenza nel territorio, trasparenza, meritocrazia.

“Ti sei messo in cammino, ma ricordati: il sentiero non esiste, il sentiero lo fai tu, camminando”: citando le parole del poeta spagnolo Antonio Machado, Passera sprona a intraprendere un percorso non certo privo di difficoltà ma necessario, e ci ricorda che la realizzazione di un’Italia migliore dipende anche da ognuno di noi.

Marco Cecchini


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