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Io sono un Gatto

Creato il 15 ottobre 2011 da Gloutchov


Io sono un GattoQuando ho preso questo romanzo ero consapevole che non sarebbe stato facile da affrontare. Narrativa nipponica dei primi anni del novecento, mi capite? Eppure il titolo mi incuriosiva, e così mi sono lasciato sedurre da questo libro.
La storia è semplice. Un gattino appena svezzato si ritrova abbandonato sulla strada. Viene raccolto da uno studente, più per curiosità che altro, e poi lanciato in mezzo a un parco. Incapace di orientarsi, il gatto vaga per il quartiere, fino a che non viene attratto dall'odore di una cucina. È la casa di un professore, e la sua governante sta preparando da mangiare. Il gatto si avvicina, miagola, ma viene scacciato. Lui non demorde. Ritenta. E viene scacciato di nuovo. Al terzo tentativo è presente anche il professore, che ordina alla serva di accoglierlo e di dargli del cibo. Da quel momento il gatto diventa l'animale del professore, e il testimone della vita di quest'uomo, che si rivelerà piuttosto bizzarra...
Dunque. All'inizio il romanzo cattura profondamente. Il gatto parla in prima persona. È perduto. Non sa neppure come fare per sopravvivere. Il romanzo trasmette tenerezza per questo animale. Poi c'è il momento della scoperta. Il gatto, accolto a casa del professore, si inoltra per il quartiere, fa amicizia con altri gatti, comincia a capire "come va il mondo". Segue il terzo momento, quello in cui il gatto non è più al centro dell'attenzione. Lui diventa la scusa per raccontare le vicende del professore, le sue paranoie, i suoi strani amici e visitatori, e una strana storia d'amore, senza capo ne coda, tra la figlia di un ricco possidente che abita vicino a lui, e un suo amico. L'epilogo, ovviamente, non ve lo svelo, ma si torna alla fase iniziale, senza però suscitare l'effetto che invece l'incipit otteneva con successo. Il problema di questo romanzo è il distacco netto tra ciò che avviene nelle prime due fasi e la successiva terza. Le vicende sono interessanti ma... non hanno lo stesso grip; per di più non hanno né capo, né coda. E ci si interroga dove l'autore voglia andare a parare. Anche il finale avviene in maniera forzata, improvvisa, staccata dal contesto che la terza fase aveva, suo malgrado, costruito.Insomma... il romanzo ha lati positivi e lati negativi. Ha comunque abbastanza ingredienti per mantenere viva la curiosità e il desiderio di arrivare fino in fondo. Il problema è che, quando ci si arriva, ci si arriva con l'amaro in bocca.
Il libro è solido, ben fatto, con pagine dal colore della panna. La copertina non rivela granché del contenuto... giusto si limita a rappresentare un gatto. È comunque una confezione gradevole, il ché è sicuramente buona cosa, specie per un libro.


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