Magazine Per Lei
Perchè la maternità è vero, cambia la vita. E' un'esplosione di emozioni nuove, molto spesso contrastanti e difficili da decifrare. Il nuovo fa questo effetto. E la responsabilità che ci si sente sulle spalle è tanta.
Quindi, care mamme future, diffidate di chi vi dice come sarà. Ascoltate i consigli di chi ci è passato ma sa parlare in prima persona e mai come se possedesse la verità assoluta e sappiate che vostro figlio (per fortuna) sarà unico.
Detto questo io faccio parte di quelle.
Quelle il cui figlio ha sempre dormito.
E non è una balla, come si tende credere, anzi, spesso di fronte a chi, stanca morta per le notti insonni prolungate, mi sono trovata a mentire al contrario, per solidarietà. Dicendo che sì dai, anche lui a volte si sveglia.
Ecco in realtà non è così.
Ovviamente non è che appena nato ha cominciato a dormire tutta la notte. Le prime due settimane si svegliava ogni tre ore per mangiare. Si addormentava attaccato alla tetta e si risvegliava per riattaccarsi. Una vita dura la sua. Dopo due settimane le tre ore sono diventate quattro e proprio la notte del suo primo compimese ha pensato bene di farmi venire un colpo (sono andata a sentire se respirava, un classico) perchè si è svegliato dopo sei ore. Sono poi diventate otto e alla fine dieci, dopo due mesi di vita.
Non credo di avere nessun merito, ha ragione the Sunmother quando dice che è tutta una questione di culo. Noi abbiamo avuto culo.
So che questa cosa la pagherò con l'adolescenza.
Il nano dorme tutta la notte, ha il suo rito, che spesso è durato anche un'ora, per addormentarsi ma poi se non c'è una bronchite di mezzo lo si rivede al mattino. Rarissimamente capita un sogno o chissà che cosa che lo sveglia, ma basta una carezza e si riaddormenta. L'ultima volta mi sono svegliata con un urlo nel pieno della notte "MAMMMMMAAAAAAAA HO SETEEEEE" neanche fosse nel deserto da settimane. Gli ho portato un bicchiere d'acqua, si è bagnato (letteralmente) le labbra e si è rimesso a dormire. Manco grazie. Io la mattina ero uno straccio. Giuro, non so come fate, voi mamme di bambini che non dormono. Siete brave, davvero.
Detto questo non basta che il tuo bambino dorma per sentirsi un fiorellino. Non è così semplice la cosa. Aiuta, non lo posso certo negare, ma non è tutto qui, non è solo il non sonno che scombussola quando si diventa madre.
Io sono diventata mamma all'improvviso. Quando me lo hanno messo tra le braccia, ancora sudata e felice di aver finito con spinte, dolori allucinanti e urla (mie). Io non ho capito nulla per un bel pezzo.
E non perchè ero presa dalla gioia immensa, che era ancora nascosta da qualche parte, ma perchè mi sono ritrovata davvero a dovermi occupare di un coso di 50 centimetri. Tolti i primissimi giorni in cui sei in balia di parenti, amici, gli cambi il body dieci volte al giorno perchè vuoi provarglieli tutti, in cui è tutto nuovissimo e sei carica di energia ma soprattutto hai lui, quello Grande, sempre con te, poi le cose cambiano. Anche se lui dorme e mangia. E viene soprannominato da tutti Pietro Pacifico.
Cambi tu. Pensavi che saresti cambiata in un modo, avevi programmato tutto, ti vedevi nel cambiamento perchè pensavi di poterlo controllare e invece il nuovo ti fa sì sentire diversa, ma non come avevi pianificato.
Io ci ho messo un pò per perdermi negli occhi di mio figlio (e non perchè dormiva sempre!), ci ho messo un pò a sentirmi davvero innamorata di lui, è successo piano piano, è cominciato un pò di più con i primi sorrisi e finalmente con il tempo è esploso, dubito che adesso qualcuno mi possa fermare. Ma mi ci è voluto tempo.
E questa cosa non riuscivo a perdonarmela. Non riuscivo nemmeno a raccontarla.
Perchè era inspiegabile.
Per quella che è la mia storia, per come lui sia arrivato per magia visto che noi non potevamo avere bambini, io mi sentivo sbagliata. Io volevo amarlo alla follia, ma non puoi importi una cosa così. Non avevo messo in conto una cosa del genere. Nonostante abbia vissuto la gravidanza come una cosa distaccata da me, così irreale da non poter essere vera, nonostante io sapessi che ho bisogno di vedere e toccare per credere, non è stato così semplice. Non ero assolutamente preparata.
Non lo era la mia vita, non lo era la mia testa, non lo era il mio essere.
I primi sei mesi ancora ancora me la sono cavata, avevo la tesi da preparare e con un bambino che dorme si può fare. E l'ho fatto. Mi sono laureata con il mio nano che mi guardava le tette perdendo un sacco di bave.
Il difficile è arrivato dopo.
Ero sola a casa con lui tutto il giorno. Era inverno e io odio il freddo. Non riuscivo a fare nulla. Non avevo nulla da fare. Non sapevo cosa fare. Avevo un bambino meraviglioso, buono e sorridente a cui badare. Nient'altro. E la sensazione che avrebbe dovuto essere il mio tutto.
Ero convinta che mi sarebbe bastato. E invece no. E mi sono tenuta molto per me, perchè era la mia colpa. Perchè ero fortunata e avrei dovuto solo ringraziare.
Aspettavo che i giorni passassero. Passavo le mie giornate a giocare con pupazzetti di stoffa, a pulire pannolini, a fare facce buffe, a mangiare piedini cicciotti, a raccontare Pippo il pirata e il tempo sembrava non passare mai.
Non vedevo l'ora che imparasse a stare seduto da solo, poi che gattonasse, poi che camminasse.
E vivevo con un senso di inadeguatezza perenne.
Dentro di me sapevo che non mi stavo godendo quello che avevo davvero. Quello per cui adesso non so cosa darei per rituffarmici.
Il malessere, la famigerata depressione post partum può avere molte facce, la mia era molto blanda, non piangevo mai, ero semplicemente e profondamente piatta. Stanca di una routine sempre uguale. Stanca di sentirmi colpevole di questo. Stanca di cercare di essere sempre allegra, perchè lui lo era e si meritava una mamma che lo fosse per lui.
Poi passa.
Poi ho trovato un lavoro, poi è tornata la primavera, poi ho imparato ad amare.
E lì comincia il bello.
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