Magazine Cinema
(id.)
di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry (Italia, 2014)
con Tasneem Fared, Abdallah Sallam, Mc Manar, Alaa Bjermi, Ahmed Abed, Mona Al Ghabr
durata: 89 min.
★★★★☆
Tre registi, 2.600 finanziatori (reclutati attraverso il crowdfunding), centomila euro di budget, un quarto d'ora di applausi raccolti all'ultima Mostra di Venezia. Numeri importanti per un film importante e impensabile solo fino a quattro mesi fa, voluto tenacemente da tre coraggiosi documentaristi che hanno creduto fino in fondo alla loro lucida follia, quella di realizzare un'opera difficile, rischiosa (nel senso letterale del termine: i tre rischiano tuttora il carcere per favoreggiamento all'immigrazione clandestina) e dichiaratamente schierata contro l'Europa dei burocrati, della politica e dell'indifferenza verso chi sta peggio, nella fattispecie cinque profughi palestinesi e siriani che cercano la libertà nel modo più assurdo e geniale possibile...
Io sto con la sposa è la cronaca di un'impresa tanto ardua quanto affascinante, nonchè più vera del vero: il tentativo di cinque derelitti sbarcati a Lampedusa che cercano di raggiungere la Svezia per ricongiungersi con le loro famiglie eludendo le autorità internazionali. Lo fanno con uno stratagemma a dir poco geniale: dopo aver 'reclutato' una giovane ragazza siriana con passaporto tedesco, la carovana inscena un finto matrimonio e un finto corteo nuziale per attraversare i confini di cinque nazioni, giocando sul fatto che nessuno sospetterebbe di una coppia felice in viaggio di nozze... la ragazza, la bella palestinese Tasneem Fared, nel suo abito bianco diventa così un simbolo di libertà, una faccia amica verso chi cerca un po' di speranza e di solidarietà in un mondo sempre più chiuso ed egoista.
"Nella vita arriva sempre il momento di scegliere da che parte stare", recitavano in coro i tre registi durante la conferenza stampa al Lido: e loro hanno deciso di stare senza indugi dalla parte di chi non ha diritti, di chi sceglie di disobbedire consapevolmente alle assurde leggi internazionali perchè non ha altra scelta, sperando nell'umanità delle persone semplici. Per questo Io sto con la sposa è un film da vedere, poichè mostra senza filtri le due facce della stessa Europa: quella gelida, sorda e insensibile dei politici e quella comprensiva e solidale della gente comune, che non chiude le porte a cerca aiuto ma porta dentro di sè i valori dell'accoglienza e della solidarietà.
Un film forse un po' naif nella realizzazione, ma toccante e coinvolgente dal punto di vista emotivo. Dove, lo avrete capito, il messaggio conta enormemente più dell'aspetto tecnico: vedendo le facce scure, scolpite e sorridenti di Ahmed, Mona, Alaa, Manar, Sallam, riconosciamo la grande dignità di chi è stato costretto a lasciare la propria terra a causa dei conflitti tra potenti, ma che non ha ancora rinunciato ai propri sogni. Un documentario collettivo, partito dal basso, realizzato grazie alla generosità delle persone normali che hanno donato volontariamente ognuna un po' di soldi in base alle proprie possibilità, e che grazie al passaparola ha coinvolto ben 2.617 sostenitori. Segno tangibile di speranza e fiducia nel futuro. Ce n'è proprio bisogno.
"Ho un portafortuna: questo piccolo pezzo di stoffa bianca che viene dalla Siria. Eravamo chiusi da due giorni in una casa, sotto i bombardamenti, quando improvvisamente un bambino di dieci anni è entrato con in braccio un vestito da sposa, poi ha preso le forbici e lo ha tagliato, dandocene un pezzo ciascuno. Ce lo siamo messi in testa, come una benda, perchè era il segnale ai cecchini di non sparare. E così è stato. Se ha funzionato lì funzionerà anche per la nostra avventura"(Gabriele Del Grande, regista)
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